Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it
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Louis Ferdinand Celine “Viaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ Non aveva più scuse per stare lì ad ascoltarci. Se ne è dunque andata, ma alquanto irritata e sbattendosi la porta dietro, attraverso un furioso scroscio di pioggia. Nel corso del colloquio, il prete si presentò, don Protiste si chiamava lui. Mi fece sapere di reticenza in reticenza che da un certo tempo aveva avviato delle pratiche con la signora Henrouille per sistemare la vecchia e Robinson, tutti e due insieme, in una comunità religiosa, che non costasse cara. Stavano ancora cercando. Guardandolo bene avrebbe potuto passare a rigore, don Protiste, per una specie di commesso di negozio, come gli altri, forse perfino per un capo reparto, umidiccio, verdastro, e rinsecchito cento volte. Era davvero plebeo per la deferenza delle sue insinuazioni. Anche per l'alito. Non mi sbagliavo quasi mai in fatto di alito. Era un uomo che mangiava troppo in fretta e beveva vino bianco. La nuora Henrouille, mi raccontò lui, per cominciare, era venuta a trovarlo nello stesso presbiterio, poco tempo dopo l'attentato perché lui li tiri fuori dal brutto pasticcio in cui s'erano cacciati. Mi pareva che raccontando quello cercasse delle scuse, delle spiegazioni, aveva come vergogna di questa collaborazione. Non era proprio il caso, per me, di stare a menarla tanto. Certe cose si capiscono. Ci aveva appena ritrovato nella notte. Ecco tutto. Tanto peggio per lui del resto, il prete! Una specie di audacia schifa s'era impadronita anche di lui poco a poco, con i soldi. Tanto peggio! Poiché tutto il dispensario era immerso nel silenzio e la notte si richiudeva sulla borgata, abbassò completamente il tono per farmi le sue confidenze esclusive. Ma comunque aveva il bel sussurrare, quel che mi raccontava mi sembrava malgrado tutto enorme, insopportabile, indubbiamente a causa della calma intorno a noi, e come satura d'echi. Solo per me forse? Zitto! avevo voglia di soffiargli tutto il tempo, negli interstizi delle parole che pronunciava. Dalla paura mi tremavano anche un po' le labbra e alla fine delle frasi smettevo di pensare. Adesso che ci aveva raggiunto nella nostra angoscia non sapeva più troppo come fare il prete per avanzare al sèguito di noi quattro nel buio. Un gruppetto. Voleva sapere in quanti stavamo già nell'avventura? Dov'è che stavamo andando? Per poter anche lui tenere la mano dei nuovi amici verso quella conclusione che bisognava raggiungere tutti insieme o mai. Adesso facevamo lo stesso viaggio. Imparava a camminare nella notte il prete, come noi, come gli altri. Tergiversava ancora. Mi chiedeva come doveva fare per non cadere. Aveva solo da non venire se aveva paura! Saremmo arrivati in fondo insieme e allora si saprebbe ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 230
Louis Ferdinand Celine “Viaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ cos'è che eravamo venuti a cercare nell'avventura. La vita è questo, una scheggia di luce che finisce nella notte. E poi, forse non si saprebbe mai, non si troverebbe niente. E'questo la morte. Tutto quel che si poteva fare per il momento era andare avanti a tentoni. Nel punto in cui stavamo, d'altronde, non si poteva più rinculare. C'era poco da scegliere. La loro brutta giustizia con le Leggi era dovunque, all'angolo di ogni corridoio. La nuora Henrouille dava la mano alla vecchia e il figlio e io a loro e anche Robinson. Eravamo insieme. Proprio così. Gli spiegai sùbito tutto questo al prete. E lui ha capito. Lo si voglia o no al punto in cui stavamo adesso, non andava bene farsi sorprendere e mettere in piazza dai passanti, gli dicevo anche al prete, e insistevo su 'sto punto. Si fosse incontrato qualcuno bisognava aver l'aria di andare a passeggio, far finta di niente. Era la consegna. Restare belli naturali. Il prete adesso sapeva dunque tutto, capiva tutto. Mi stringeva forte la mano a sua volta. Aveva molta paura per forza anche lui. Gli inizi. Lui esitava, balbettava perfino come un innocente. Non c'era più né luce né strada dove eravamo, solo una specie di cautela al posto e stavamo a scambiarcela e non ci si credeva nemmeno molto. Le parole che ci si racconta per tranquillizzarsi in quei casi non sono raccolte da niente. L'eco non rimanda niente, si è usciti dalla Società. La paura non dice né sì né no. Prende tutto quel che si dice la paura, tutto quel che si pensa, tutto. Non serve nemmeno spalancare bene gli occhi nel buio in quei casi. E'orrore sprecato e basta. Ha preso tutto la notte, anche gli sguardi. Si è svuotati da lei. Bisogna tenersi lo stesso per mano, se no si cade. La gente del giorno non ti capisce più. Sei separato da loro da tutta la paura e ne resti schiacciato fino al momento che quella finisce in un modo o nell'altro e allora li puoi finalmente raggiungere questi sporcaccioni che sono tutti in morte o in vita. Il reverendo non aveva che da aiutarci per il momento e spicciarsi a imparare, era il suo lavoro. Poi d'altronde era venuto solo per quello, arrabattarsi per piazzare la vecchia Henrouille anzitutto, e in fretta e furia, e Robinson anche, al tempo stesso, presso le suore in provincia. Gli sembrava fattibile, anche a me d'altronde, 'sta combinazione. Soltanto, si sarebbe dovuto aspettare per dei mesi un posto libero e non ne potevamo più noi, d'aspettare. Basta. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 231
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Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />
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Non aveva più scuse per stare lì ad ascoltarci.<br />
Se ne è dunque andata, ma <strong>al</strong>quanto irr<strong>it</strong>ata e sbattendosi la porta dietro, attraverso un furioso<br />
scroscio di pioggia.<br />
Nel corso del colloquio, il prete si presentò, don Protiste si chiamava lui.<br />
Mi fece sapere di reticenza in reticenza che da un certo tempo aveva avviato delle pratiche con la<br />
signora Henrouille per sistemare la vecchia e Robinson, tutti e due insieme, in una comun<strong>it</strong>à<br />
religiosa, che non costasse cara.<br />
Stavano ancora cercando.<br />
Guardandolo bene avrebbe potuto passare a rigore, don Protiste, per una specie di commesso di<br />
negozio, come gli <strong>al</strong>tri, forse perfino per un capo reparto, umidiccio, verdastro, e rinsecch<strong>it</strong>o<br />
cento volte.<br />
Era davvero plebeo per la deferenza delle sue insinuazioni.<br />
Anche per l'<strong>al</strong><strong>it</strong>o.<br />
Non mi sbagliavo quasi mai in fatto di <strong>al</strong><strong>it</strong>o.<br />
Era un uomo che mangiava troppo in fretta e beveva vino bianco.<br />
La nuora Henrouille, mi raccontò lui, per cominciare, era venuta a trovarlo nello stesso<br />
presb<strong>it</strong>erio, poco tempo dopo l'attentato perché lui li tiri fuori d<strong>al</strong> brutto pasticcio in cui s'erano<br />
cacciati.<br />
Mi pareva che raccontando quello cercasse delle scuse, delle spiegazioni, aveva come vergogna di<br />
questa collaborazione.<br />
Non era proprio il caso, per me, di stare a menarla tanto.<br />
Certe cose si capiscono.<br />
Ci aveva appena r<strong>it</strong>rovato nella <strong>notte</strong>.<br />
Ecco tutto.<br />
Tanto peggio per lui del resto, il prete! Una specie di audacia schifa s'era impadron<strong>it</strong>a anche di lui<br />
poco a poco, con i soldi.<br />
Tanto peggio! Poiché tutto il dispensario era immerso nel silenzio e la <strong>notte</strong> si richiudeva sulla<br />
borgata, abbassò completamente il tono per farmi le sue confidenze esclusive.<br />
Ma comunque aveva il bel sussurrare, quel che mi raccontava mi sembrava m<strong>al</strong>grado tutto<br />
enorme, insopportabile, indubbiamente a causa <strong>della</strong> c<strong>al</strong>ma intorno a noi, e come satura d'echi.<br />
Solo per me forse? Z<strong>it</strong>to! avevo voglia di soffiargli tutto il tempo, negli interstizi delle parole che<br />
pronunciava.<br />
D<strong>al</strong>la paura mi tremavano anche un po' le labbra e <strong>al</strong>la fine delle frasi smettevo di pensare.<br />
Adesso che ci aveva raggiunto nella nostra angoscia non sapeva più troppo come fare il prete per<br />
avanzare <strong>al</strong> sègu<strong>it</strong>o di noi quattro nel buio.<br />
Un gruppetto.<br />
Voleva sapere in quanti stavamo già nell'avventura? Dov'è che stavamo andando? Per poter anche<br />
lui tenere la mano dei nuovi amici verso quella conclusione che bisognava raggiungere tutti<br />
insieme o mai.<br />
Adesso facevamo lo stesso viaggio.<br />
Imparava a camminare nella <strong>notte</strong> il prete, come noi, come gli <strong>al</strong>tri.<br />
Tergiversava ancora.<br />
Mi chiedeva come doveva fare per non cadere.<br />
Aveva solo da non venire se aveva paura! Saremmo arrivati in fondo insieme e <strong>al</strong>lora si saprebbe<br />
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