Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it

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28.05.2013 Views

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ All'ospedale? Poteva provocare mille maldicenze evidentemente, delle chiacchiere... Rispedirlo a casa sua? Nemmeno a pensarci per via della faccia nello stato in cui si trovava. Volenti o nolenti, gli Henrouille furono costretti a tenerselo a casa loro. Lui, nel loro letto della camera in alto, non aveva da stare allegro. Un vero terrore l'angustiava, quello d'esser messo fuori e perseguito penalmente. Si poteva capire. Era una di quelle storie che non si poteva davvero raccontare a nessuno. Tenevano le persiane della camera ben chiuse, ma la gente, i vicini, si misero a passare per la strada più spesso del solito, solo per guardare le persiane e chiedere notizie del ferito. Gliene davano di notizie, gliene raccontavano di frottole. Ma come impedirgli di stupirsi? di spettegolare? Così, caricavano la dose. Come evitare le supposizioni? Per fortuna la procura non era ancora stata raggiunta da alcuna denuncia precisa. Era già qualcosa. Per la sua faccia, mi davo da fare. Non sopraggiunse alcuna infezione e questo malgrado la ferita fosse delle più profonde e delle più sporche. Quanto agli occhi, fino alla cornea, prevedevo il persistere di cicatrici attraverso le quali la luce sarebbe passata difficilmente se anche riusciva mai a passarci, la luce. Si troverebbe il modo di arrangiargli una vista bene o male se gli restava qualcosa d'arrangiabile. Per il momento dovevamo far fronte all'urgenza e soprattutto evitare che la vecchia arrivi a comprometterci con i suoi dannati strepiti davanti ai vicini e ai curiosi. Aveva un bel passare per pazza, quello non spiega sempre tutto. Se la polizia s'impicciava una buona volta delle nostre avventure, ci avrebbe trascinato chissà dove, la polizia. Impedire adesso alla vecchia di dare scandalo nella sua piccola corte costituiva un'impresa delicata. A ciascuno di noi toccava a turno di calmarla. Non si poteva aver l'aria di farle violenza, ma la dolcezza non ci riusciva nemmeno sempre. Era invasata dalla vendetta adesso, ci ricattava, semplicemente. Passavo a vedere Robinson, due volte al giorno almeno. Sotto i suoi bendaggi gemeva non appena mi sentiva salire le scale. Soffriva, è vero, ma non tanto quanto cercava di far credere. Avrebbe di che disperarsi, prevedevo io, e anche di più quando si fosse accorto esattamente di quel che erano diventati i suoi occhi... Restavo evasivo sulla questione del futuro. Le palpebre gli pizzicavano molto. Lui s'immaginava che era per colpa di quei pizzicori che non vedeva più davanti a sé. Gli Henrouille s'erano messi a curarlo scrupolosamente secondo le mie indicazioni. Nessuna seccatura da quel lato. Non si parlava più del tentativo. Non si parlava nemmeno del futuro. Quando li lasciavo la sera, ci fissavamo tutti per esempio uno per volta, e ogni volta con una tale insistenza che sembravamo sempre nell'imminenza d'ammazzarci una volta per tutte, gli uni gli altri. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 220

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ Questa conclusione del ragionamento mi pareva logica e opportuna. Le notti di quella casa me le potevo immaginare difficilmente. Però li ritrovavo al mattino e le riprendevamo insieme, persone e cose, al punto in cui le avevamo lasciate la sera prima. Con la signora Henrouille, cambiavamo la medicazione al permanganato e socchiudevamo un po' le persiane a titolo di prova. Ogni volta invano. Robinson non se ne accorgeva nemmeno che le avevamo socchiuse le persiane. Così gira il mondo attraverso la notte smisuratamente ostile e silenziosa. E il figlio tornava ad accogliermi ogni mattino con piccole osservazioni da contadino: «Eh ben! ecco Dottore... Eccoci alle ultime gelate!» osservava levando gli occhi al cielo sotto la piccola pensilina. Come se avesse avuto importanza il tempo che faceva. Sua moglie partiva per provare ancora una volta a parlamentare con la suocera attraverso la porta barricata e non riusciva che a rinfocolare i furori di lei. Mentre lo tenevamo sotto le bende, Robinson m'ha raccontato come aveva cominciato nella vita. Col commercio. I genitori l'avevano piazzato, a partire dagli undici anni, da un calzolaio di lusso per fare le commissioni. Un giorno che faceva una consegna, una cliente l'aveva invitato a prendere un piacere che fino ad allora si era soltanto immaginato. Non era mai più tornato da quel padrone tanto il proprio comportamento gli era sembrato nefando. Chiavare una cliente in effetti ai tempi di cui parlava era ancora un gesto imperdonabile. La camicia di quella cliente soprattutto, tutta di mussola, gli aveva fatto un effetto straordinario. Trent'anni più tardi, se la ricordava ancora esattamente quella camicia. La signora tutta un frufrù nel suo appartamento colmo di cuscini e tende con le frange, quella carne rosa e profumata, il piccolo Robinson ne aveva ricavato per la vita gli elementi d'interminabili raffronti disperati. Molte cose erano tuttavia capitate in sèguito. Ne aveva visto di continenti, di guerre intere, ma mai s'era ripreso da quella rivelazione. Lo divertiva tuttavia ripensarci, raccontarmi quella specie d'attimo di giovinezza che aveva avuto con la cliente. «Avere gli occhi chiusi a 'sto modo, fa pensare, notava. E una sfilata... Si direbbe che uno ha il cinema nella zucca... «Non osavo ancora dirgli che avrebbe avuto il tempo di stufarsi del suo cinemino. Poiché tutti i pensieri conducono alla morte, sarebbe arrivato il momento che non avrebbe visto che quella lui nel suo cinema. Proprio di fianco alla villetta degli Henrouille s'arrabattava una fabbrichetta con un grosso motore dentro. Di che far tremare la villetta da mane a sera. E poi altre fabbriche ancora un po' più lontane, che martellavano senza posa, cose che non finivano mai, anche di notte «Quando cascherà la bicocca, non ci saremo più!» scherzava Henrouille in proposito, un po' agitato malgrado tutto. «Finirà proprio per cascare!» Era vero che ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 221

Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />

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All'osped<strong>al</strong>e? Poteva provocare mille m<strong>al</strong>dicenze evidentemente, delle chiacchiere...<br />

Rispedirlo a casa sua? Nemmeno a pensarci per via <strong>della</strong> faccia nello stato in cui si trovava.<br />

Volenti o nolenti, gli Henrouille furono costretti a tenerselo a casa loro.<br />

Lui, nel loro letto <strong>della</strong> camera in <strong>al</strong>to, non aveva da stare <strong>al</strong>legro.<br />

Un vero terrore l'angustiava, quello d'esser messo fuori e persegu<strong>it</strong>o pen<strong>al</strong>mente.<br />

Si poteva capire.<br />

Era una di quelle storie che non si poteva davvero raccontare a nessuno.<br />

Tenevano le persiane <strong>della</strong> camera ben chiuse, ma la gente, i vicini, si misero a passare per la<br />

strada più spesso del sol<strong>it</strong>o, solo per guardare le persiane e chiedere notizie del fer<strong>it</strong>o.<br />

Gliene davano di notizie, gliene raccontavano di frottole.<br />

Ma come impedirgli di stupirsi? di spettegolare? Così, caricavano la dose.<br />

Come ev<strong>it</strong>are le supposizioni? Per fortuna la procura non era ancora stata raggiunta da <strong>al</strong>cuna<br />

denuncia precisa.<br />

Era già qu<strong>al</strong>cosa.<br />

Per la sua faccia, mi davo da fare.<br />

Non sopraggiunse <strong>al</strong>cuna infezione e questo m<strong>al</strong>grado la fer<strong>it</strong>a fosse delle più profonde e delle<br />

più sporche.<br />

Quanto agli occhi, fino <strong>al</strong>la cornea, prevedevo il persistere di cicatrici attraverso le qu<strong>al</strong>i la luce<br />

sarebbe passata difficilmente se anche riusciva mai a passarci, la luce.<br />

Si troverebbe il modo di arrangiargli una vista bene o m<strong>al</strong>e se gli restava qu<strong>al</strong>cosa d'arrangiabile.<br />

Per il momento dovevamo far fronte <strong>al</strong>l'urgenza e soprattutto ev<strong>it</strong>are che la vecchia arrivi a<br />

comprometterci con i suoi dannati strep<strong>it</strong>i davanti ai vicini e ai curiosi.<br />

Aveva un bel passare per pazza, quello non spiega sempre tutto.<br />

Se la polizia s'impicciava una buona volta delle nostre avventure, ci avrebbe trascinato chissà dove,<br />

la polizia.<br />

Impedire adesso <strong>al</strong>la vecchia di dare scand<strong>al</strong>o nella sua piccola corte cost<strong>it</strong>uiva un'impresa delicata.<br />

A ciascuno di noi toccava a turno di c<strong>al</strong>marla.<br />

Non si poteva aver l'aria di farle violenza, ma la dolcezza non ci riusciva nemmeno sempre.<br />

Era invasata d<strong>al</strong>la vendetta adesso, ci ricattava, semplicemente.<br />

Passavo a vedere Robinson, due volte <strong>al</strong> giorno <strong>al</strong>meno.<br />

Sotto i suoi bendaggi gemeva non appena mi sentiva s<strong>al</strong>ire le sc<strong>al</strong>e.<br />

Soffriva, è vero, ma non tanto quanto cercava di far credere.<br />

Avrebbe di che disperarsi, prevedevo io, e anche di più quando si fosse accorto esattamente di<br />

quel che erano diventati i suoi occhi...<br />

Restavo evasivo sulla questione del futuro.<br />

Le p<strong>al</strong>pebre gli pizzicavano molto.<br />

Lui s'immaginava che era per colpa di quei pizzicori che non vedeva più davanti a sé.<br />

Gli Henrouille s'erano messi a curarlo scrupolosamente secondo le mie indicazioni.<br />

Nessuna seccatura da quel lato.<br />

Non si parlava più del tentativo.<br />

Non si parlava nemmeno del futuro.<br />

Quando li lasciavo la sera, ci fissavamo tutti per esempio uno per volta, e ogni volta con una t<strong>al</strong>e<br />

insistenza che sembravamo sempre nell'imminenza d'ammazzarci una volta per tutte, gli uni gli<br />

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