Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it
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Louis Ferdinand Celine “Viaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ Grazie padrone!» Se li portò via con lei tutti e due i marocchini. S'erano messi insieme per pagarla. «Li faccio tutti e due stasera, mi spiegò lei andandosene. Perché domenica prossima non potrò per via che vado ad Achères a vedere il mio bambino. Capisce sabato prossimo è il giorno della balia.» Gli arabi si alzarono per seguirla. Non avevano per niente l'aria sfacciata. Sévérine li guardava comunque un po' di storto per via della stanchezza. «Io, non ho le stesse idee del padrone, preferisco i marocchini io! Non sono brutali come i polacchi gli arabi, ma sono viziosi... Niente da dire son viziosi... Insomma, facciano un po' quel che vogliono, credo mica che questo mi impedisce di dormire! Andiamo! li ha chiamati lei. Avanti ragazzi!» Eccoli dunque usciti tutti e tre, lei un po' davanti a loro. Li si è visti attraversare la piazza intirizzita, cosparsa degli avanzi della festa, l'ultimo lampione a gas della fila ha rischiarato il gruppo imbianchito per un istante e poi la notte se li è presi. Si sono sentite ancora un po' le loro voci e poi più niente del tutto. C'era più niente. Ho lasciato a mia volta l'osteria senza aver riparlato con Robinson. Il padrone mi ha fatto un sacco d'auguri. Un agente di polizia misurava a grandi passi il boulevard. Al passaggio, il silenzio aveva come un rimescolamento che faceva sussultare, qua e là, un commerciante impappinato nei calcoli, aggressivo come un cane intento a rosicchiare. Una famiglia a zonzo occupava tutta la strada berciando all'angolo di place Jean-Jaurès, non avanzava più per niente, la famiglia, esitava davanti a una viuzza come una flottiglia di pescherecci al vento cattivo. Il padre inciampa da un marciapiede all'altro e non la smetteva di pisciare. La notte era a casa sua. Mi ricordo ancora un'altra sera di quell'epoca, per via delle circostanze. Dapprima, poco dopo l'ora di cena, ho sentito un gran rumore di bidoni della spazzatura che stavano a spostare. Capitava spesso nella mia scala che buttavano per aria i secchi dell'immondizia. E poi, dei gemiti di donna, dei lamenti. Socchiusi la porta del pianerottolo ma senza muovere. Uscendo spontaneamente nell'attimo dell'incidente m'avrebbero forse considerato solo come un vicino e il mio soccorso medico sarebbe passato per gratuito. Se mi volevano, non avevano che da chiamarmi secondo le regole e allora sarebbero venti franchi. La miseria perseguita implacabilmente e minuziosamente l'altruismo e le iniziative più gentili sono impietosamente castigate. Aspettavo dunque che venissero a suonare, ma non vennero. Economie senza dubbio. Tuttavia, avevo quasi smesso d'aspettare quando una ragazzina apparve davanti alla porta, cercava di leggere i nomi sui campanelli... Ero proprio io in definitiva che veniva a cercare da parte della signora Henrouille. «Chi è malato da loro? le chiesi io. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 216
Louis Ferdinand Celine “Viaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ - E'per un signore che si è ferito da loro... - Un signore?» Pensai sùbito allo stesso Henrouille. «Lui!... Il signor Henrouille? - No... E per un amico che è da loro... - Lo conosci, tu? - No.» L'aveva mai visto quell'amico. Fuori, faceva freddo, la bambina trottava, andavo in fretta. «Com'è capitato? - Quello non lo so.» Abbiamo costeggiato un altro piccolo parco, ultima isola del bosco d'un tempo in cui la notte venivano a rincorrersi tra gli alberi le lunghe brume d'inverno dolci e lente. Piccole strade una dopo l'altra. Arrivammo in pochi istanti davanti alla villetta. La bambina m'ha salutato. Aveva paura di avvicinarsi di più. La nuora Henrouille m'aspettava sulla scalinata con la pensilina. La lampada a petrolio ondeggiava al vento. «Di qui, Dottore! Di qui! mi chiamò forte. Domandai sùbito: «E'suo marito che si è ferito? - Entri!» fece lei bruscamente, senza lasciarmi nemmeno il tempo di riflettere. E cascai in pieno sulla vecchia che sin dal corridoio si mise a squittire e ad assalirmi. Una scarica d'ingiurie. «Ah! canaglie! Ah! banditi! Dottore! Hanno voluto uccidermi!» Dunque era fallito. «Uccidere? feci io, come tutto sorpreso. E perché mai? - Perché non volevo crepare abbastanza in fretta, cribbio! Né più né meno! E porco dio! Certo che non voglio affatto morire! - Mamma! mamma! l'interrompeva la nuora. Lei non ha più buon senso! Racconta al Dottore delle cose orribili. Suvvia mamma!... - Dico delle cose orribili, io? Eh be', disgraziata, hai proprio una bella faccia di bronzo! Più buon senso io? Ne ho ancora basta di buon senso per farvi impiccare tutti, io! E ve lo dico di nuovo! - Ma chi è ferito? Dov'è? - Lo vedrà! tagliò corto la vecchia. E'di sopra, sul suo letto, l'assassino! Ha perfino sporcato per bene il suo letto, eh sgualdrina? Sporcato bene il tuo lurido materasso col suo sangue di porco! E non col mio! Un sangue che dev'essere come il letame! Finirai più di lavare! Puzzerà ancora per tanto di quel tempo il sangue d'assassino, te lo dico io! Ah ci son quelli che vanno a teatro per avere delle emozioni! Ma ve lo dico io: è qui il teatro! E' qui, Dottore! Lassù! E'un teatro per davvero! Non soltanto una finta! Non bisogna perdere il posto! Salga in fretta! Sarà forse morto lui lo sporco brigante quando lei arriva! Allora non vedrà più niente!» La nuora temeva la sentissero dalla strada, e le intimava di star zitta. A dispetto delle circostanze, non mi sembrava molto sconvolta la nuora, molto contrariata soltanto perché le cose andavano tutte storte, ma lei restava della sua idea. Era perfino assolutamente sicura d'aver ragione, lei. «Ma Dottore, sentitela! Non è spaventoso sentire queste cose! Io che al contrario ho sempre cercato di renderle la vita migliore! Lei lo sa bene!... Io che le ho proposto tutto il tempo di metterla a pensione dalle suore...» Era troppo per la ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 217
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Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />
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- E'per un signore che si è fer<strong>it</strong>o da loro...<br />
- Un signore?» Pensai sùb<strong>it</strong>o <strong>al</strong>lo stesso Henrouille.<br />
«Lui!...<br />
Il signor Henrouille? - No...<br />
E per un amico che è da loro...<br />
- Lo conosci, tu? - No.» L'aveva mai visto quell'amico.<br />
Fuori, faceva freddo, la bambina trottava, andavo in fretta.<br />
«Com'è cap<strong>it</strong>ato? - Quello non lo so.» Abbiamo costeggiato un <strong>al</strong>tro piccolo parco, ultima isola<br />
del bosco d'un tempo in cui la <strong>notte</strong> venivano a rincorrersi tra gli <strong>al</strong>beri le lunghe brume<br />
d'inverno dolci e lente.<br />
Piccole strade una dopo l'<strong>al</strong>tra.<br />
Arrivammo in pochi istanti davanti <strong>al</strong>la villetta.<br />
La bambina m'ha s<strong>al</strong>utato.<br />
Aveva paura di avvicinarsi di più.<br />
La nuora Henrouille m'aspettava sulla sc<strong>al</strong>inata con la pensilina.<br />
La lampada a petrolio ondeggiava <strong>al</strong> vento.<br />
«Di qui, Dottore! Di qui! mi chiamò forte.<br />
Domandai sùb<strong>it</strong>o: «E'suo mar<strong>it</strong>o che si è fer<strong>it</strong>o? - Entri!» fece lei bruscamente, senza lasciarmi<br />
nemmeno il tempo di riflettere.<br />
E cascai in pieno sulla vecchia che sin d<strong>al</strong> corridoio si mise a squ<strong>it</strong>tire e ad ass<strong>al</strong>irmi.<br />
Una scarica d'ingiurie.<br />
«Ah! canaglie! Ah! band<strong>it</strong>i! Dottore! Hanno voluto uccidermi!» Dunque era f<strong>al</strong>l<strong>it</strong>o.<br />
«Uccidere? feci io, come tutto sorpreso.<br />
E perché mai? - Perché non volevo crepare abbastanza in fretta, cribbio! Né più né meno! E<br />
porco dio! Certo che non voglio affatto morire! - Mamma! mamma! l'interrompeva la nuora.<br />
Lei non ha più buon senso! Racconta <strong>al</strong> Dottore delle cose orribili.<br />
Suvvia mamma!...<br />
- Dico delle cose orribili, io? Eh be', disgraziata, hai proprio una bella faccia di bronzo! Più buon<br />
senso io? Ne ho ancora basta di buon senso per farvi impiccare tutti, io! E ve lo dico di nuovo! -<br />
Ma chi è fer<strong>it</strong>o? Dov'è? - Lo vedrà! tagliò corto la vecchia.<br />
E'di sopra, sul suo letto, l'assassino! Ha perfino sporcato per bene il suo letto, eh sgu<strong>al</strong>drina?<br />
Sporcato bene il tuo lurido materasso col suo sangue di porco! E non col mio! Un sangue che<br />
dev'essere come il letame! Finirai più di lavare! Puzzerà ancora per tanto di quel tempo il sangue<br />
d'assassino, te lo dico io! Ah ci son quelli che vanno a teatro per avere delle emozioni! Ma ve lo<br />
dico io: è qui il teatro! E' qui, Dottore! Lassù! E'un teatro per davvero! Non soltanto una finta!<br />
Non bisogna perdere il posto! S<strong>al</strong>ga in fretta! Sarà forse morto lui lo sporco brigante quando lei<br />
arriva! Allora non vedrà più niente!» La nuora temeva la sentissero d<strong>al</strong>la strada, e le intimava di<br />
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A dispetto delle circostanze, non mi sembrava molto sconvolta la nuora, molto contrariata soltanto<br />
perché le cose andavano tutte storte, ma lei restava <strong>della</strong> sua idea.<br />
Era perfino assolutamente sicura d'aver ragione, lei.<br />
«Ma Dottore, sent<strong>it</strong>ela! Non è spaventoso sentire queste cose! Io che <strong>al</strong> contrario ho sempre<br />
cercato di renderle la v<strong>it</strong>a migliore! Lei lo sa bene!...<br />
Io che le ho proposto tutto il tempo di metterla a pensione d<strong>al</strong>le suore...» Era troppo per la<br />
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