Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it
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Louis Ferdinand Celine “Viaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ Gli scopro il buco di sua moglie da cui colano dei grumi e poi dei glu-glù e poi sua moglie tutta intera, che guardi. Lei che geme come un grosso cane finito sotto ,un'auto. Lui non sa insomma cosa vuole. Gli passano un bicchiere di vino bianco per tenerlo su. Si siede. L'idea comunque non gli viene. E'un uomo che lavora duro tutto il giorno. Lo conoscono tutti ai mercati e alla stazione soprattutto dove lui immagazzina sacchi per gli ortolani, e mica roba piccola, grossi pesi da quindici anni. E' un fenomeno. Ha dei pantaloni ampi e sformati e la giacca anche. Non li perde ma ha l'aria di non tenerci più che tanto alla giacca e ai pantaloni. E'solo alla terra e al restarci piantato sopra che ha l'aria di tenere lui con i due piedi piantati larghi come se quella stesse per mettersi a tremare la terra da un momento all'altro sotto di lui. Pierre si chiama. Lo si aspetta. «Cosa ne pensi te Pierre?» gli domandano in giro. Lui si gratta e poi va a sedersi Pierre, vicino alla testa della moglie come se stentasse a riconoscerla, lei che non la smette di mettere al mondo tanti dolori, e poi versa una specie di lacrima Pierre, e poi si rialza in piedi. Allora gli rifanno ancora la stessa domanda. Preparo già un biglietto d'ammissione per l'ospedale. «Pensaci un po' Pierre!» te lo scongiurano tutti. Lui ci prova bene, ma fa segno che non viene niente. Si alza e va a sbardellare verso la cucina portandosi dietro il bicchiere. Perché aspettarlo ancora? Avrebbe potuto durare il resto della notte la sua esitazione maritale, se ne rendevano ben conto in giro. Tanto valeva andarsene altrove. Erano cento franchi persi per me, ecco tutto! Ma ad ogni modo, con quella levatrice avrei avuto delle grane...Era garantito. E d'altra parte, non andavo comunque a lanciarmi in manovre operatorie davanti a tutti, stanco com'ero! «Tanto peggio! mi sono detto io. Andiamocene! Sarà per un'altra volta... Rassegniamoci! Lasciamo tranquilla la natura, 'sta troia!» Ero appena arrivato al pianerottolo, che mi cercavano tutti e lui che mi capitombola dietro. «Eh! mi grida, Dottore, non vada via! - Cosa vuole che faccia? gli rispondo io. - Aspetti! L'accompagno Dottore!... La prego, signor Dottore! - Va bene», gli ho fatto io e l'ho lasciato accompagnarmi di sotto. Ed eccoci scesi. Passando dal primo, entro lo stesso per salutare la famiglia del canceroso morto. Il marito entra con me nella stanza, riusciamo. Per strada, si metteva al mio passo. Faceva fresco fuori. Incontriamo un cagnetto che si allenava a rispondere agli altri della borgata a botte di lunghi ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 206
Louis Ferdinand Celine “Viaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ latrati. E com'era testardo e lamentoso. Già ci sapeva fare a strillare. Presto sarebbe un vero cane. «To', è "Giallo d'uovo", osserva il marito, tutto còntento di riconoscerlo e cambiare discorso... Sono le figlie del lavandaio della rue des Gonesses che l'hanno tirato su col biberon, "Giallo d'uovo", 'sta ciula!... Le conosce lei le figlie del lavandaio? - Sì, rispondo io. Sempre mentre stavamo andando, s'è messo allora a raccontarmi i modi che ci sono per tirar su i cani col latte senza che costi troppo caro. Comunque dietro quelle parole lui cercava sempre l'idea sulla moglie. Una bottiglieria restava aperta vicino alla porta. «Entra lì, Dottore? Le offro un...» Non volevo offenderlo. « Entriamo!» faccio io. «Due cappucci.» E ne approfitto per riparlargli di sua moglie. Lo rendeva tutto serio che gliene parlavo, ma è a farlo decidere che non riuscivo. Sul bancone svettava un grosso mazzo di fiori. Per la festa dell'osteria Martrodin. «Un regalo dei ragazzi!» ci ha annunciato lui stesso. Allora abbiamo preso un vermuth con lui, alla salute. C'era ancora sopra il bancone la Legge sull'ubriachezza e un diploma di studi incorniciato. Di botto a vedere quello il marito voleva assolutamente che l'osteria si mettesse a dirgli le sottoprefetture della Loir-et-Cher perché lui le aveva imparate e le sapeva ancora. Dopo di che, ha sostenuto che non era il nome dell'osteria che stava sul certificato ma un altro e allora quelli si sono seccati e lui è tornato a sedersi accanto a me il marito. Il dubbio se l'era ripreso per intero. Non m'ha nemmeno visto andar via tanto quello lo tormentava... Non l'ho mai più rivisto il marito. Mai. Io ero molto deluso da tutto quel che era capitato quella domenica e molto stanco per di più. Per strada, avevo appena fatto cento metri che ti scorgo Robinson che veniva dalla mia parte, carico d'ogni tipo di assi, piccole e grandi. Malgrado la notte, l'ho riconosciuto benissimo. Imbarazzato di incontrarmi cercava di svicolare, ma io lo fermo. «Non sei dunque andato a dormire? gli feci io. - Piano!... mi risponde... Torno dalle costruzioni!... - Cos'è che vai a fare con tutto quel legno? Delle altre costruzioni?... Una bara?... L'hai rubato almeno? - No, una gabbia per i conigli - Allevi conigli adesso? - No, è per gli Henrouille - Gli Henrouille? Hanno dei conigli? - Sì, tre, che vogliono mettere nel cortiletto, sai, là dove ci sta la vecchia - All'ora ti metti a fare delle gabbie per conigli a quest'ora? E'un ora strana... - E'un'idea di sua moglie... - E'una strana idea!... Cos'è che vuol fare con i conigli? Rivenderli? Dei cappelli di feltro?... ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 207
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Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />
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Gli scopro il buco di sua moglie da cui colano dei grumi e poi dei glu-glù e poi sua moglie tutta<br />
intera, che guardi.<br />
Lei che geme come un grosso cane fin<strong>it</strong>o sotto ,un'auto.<br />
Lui non sa insomma cosa vuole.<br />
Gli passano un bicchiere di vino bianco per tenerlo su.<br />
Si siede.<br />
L'idea comunque non gli viene.<br />
E'un uomo che lavora duro tutto il giorno.<br />
Lo conoscono tutti ai mercati e <strong>al</strong>la stazione soprattutto dove lui immagazzina sacchi per gli<br />
ortolani, e mica roba piccola, grossi pesi da quindici anni.<br />
E' un fenomeno.<br />
Ha dei pant<strong>al</strong>oni ampi e sformati e la giacca anche.<br />
Non li perde ma ha l'aria di non tenerci più che tanto <strong>al</strong>la giacca e ai pant<strong>al</strong>oni.<br />
E'solo <strong>al</strong>la terra e <strong>al</strong> restarci piantato sopra che ha l'aria di tenere lui con i due piedi piantati larghi<br />
come se quella stesse per mettersi a tremare la terra da un momento <strong>al</strong>l'<strong>al</strong>tro sotto di lui.<br />
Pierre si chiama.<br />
Lo si aspetta. «Cosa ne pensi te Pierre?» gli domandano in giro.<br />
Lui si gratta e poi va a sedersi Pierre, vicino <strong>al</strong>la testa <strong>della</strong> moglie come se stentasse a<br />
riconoscerla, lei che non la smette di mettere <strong>al</strong> mondo tanti dolori, e poi versa una specie di<br />
lacrima Pierre, e poi si ri<strong>al</strong>za in piedi.<br />
Allora gli rifanno ancora la stessa domanda.<br />
Preparo già un biglietto d'ammissione per l'osped<strong>al</strong>e. «Pensaci un po' Pierre!» te lo scongiurano<br />
tutti.<br />
Lui ci prova bene, ma fa segno che non viene niente.<br />
Si <strong>al</strong>za e va a sbar<strong>della</strong>re verso la cucina portandosi dietro il bicchiere.<br />
Perché aspettarlo ancora? Avrebbe potuto durare il resto <strong>della</strong> <strong>notte</strong> la sua es<strong>it</strong>azione mar<strong>it</strong><strong>al</strong>e, se<br />
ne rendevano ben conto in giro.<br />
Tanto v<strong>al</strong>eva andarsene <strong>al</strong>trove.<br />
Erano cento franchi persi per me, ecco tutto! Ma ad ogni modo, con quella levatrice avrei avuto<br />
delle grane...Era garant<strong>it</strong>o.<br />
E d'<strong>al</strong>tra parte, non andavo comunque a lanciarmi in manovre operatorie davanti a tutti, stanco<br />
com'ero! «Tanto peggio! mi sono detto io.<br />
Andiamocene! Sarà per un'<strong>al</strong>tra volta...<br />
Rassegniamoci! Lasciamo tranquilla la natura, 'sta troia!» Ero appena arrivato <strong>al</strong> pianerottolo, che<br />
mi cercavano tutti e lui che mi cap<strong>it</strong>ombola dietro. «Eh! mi grida, Dottore, non vada via! - Cosa<br />
vuole che faccia? gli rispondo io.<br />
- Aspetti! L'accompagno Dottore!...<br />
La prego, signor Dottore! - Va bene», gli ho fatto io e l'ho lasciato accompagnarmi di sotto.<br />
Ed eccoci scesi.<br />
Passando d<strong>al</strong> primo, entro lo stesso per s<strong>al</strong>utare la famiglia del canceroso morto.<br />
Il mar<strong>it</strong>o entra con me nella stanza, riusciamo.<br />
Per strada, si metteva <strong>al</strong> mio passo.<br />
Faceva fresco fuori.<br />
Incontriamo un cagnetto che si <strong>al</strong>lenava a rispondere agli <strong>al</strong>tri <strong>della</strong> borgata a botte di lunghi<br />
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