Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it

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28.05.2013 Views

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ C'era freddo e silenzio in casa mia. Come una piccola notte in un angolo di quella grande, apposta per me solo. Di quando in quando salivano rumori di passi e l'eco entrava sempre più forte in camera mia, ronzava, s'affievoliva... Silenzio. Guardavo ancora se capitava qualcosa fuori di fronte. Era solo dentro di me che quello capitava, per farmi sempre la stessa domanda. Ho finito per addormentarmi sulla domanda, nella mia notte privata, quella bara, tanto ero stanco di camminare e di non trovare niente. Tanto vale non farsi illusioni, la gente non ha niente da dirsi, ognuno parla soltanto delle proprie pene personali, si capisce. Ciascuno per sé, la terra per tutti. Cercano di sbarazzarsene della loro pena, sugli altri, quando è il momento dell'amore, ma allora la cosa non funziona e si ha un bel fare, se la tengono tutta intera la loro pena, e ricominciano, provano a piazzarla un'altra volta. «Com'è bella, signorina», dicono loro. E la vita li riprende, fino alla prossima volta in cui riproveranno ancora lo stesso giochetto. «Lei è proprio bella, signorina! . . . » E poi nel frattempo stanno a vantarsi d'essere riusciti a disfarsene della loro pena, ma tutti sanno che non è vero niente e che se la sono tenuta bella in caldo tutta per loro. Dal momento che si diventa sempre più brutti e ripugnanti in quel gioco quando si invecchia, non si riesce nemmeno più a dissimularla la propria pena, il fallimento, si finisce per avere la faccia piena di quella brutta smorfia che impiega venti, trent'anni e più a risalire finalmente dal ventre alla faccia. E'a questo che serve, a questo soltanto, un uomo, una smorfia, che lui ci mette una vita a confezionarsi e ancora non gli riesce sempre di portarla a termine tanto è pesante e complicata la smorfia che bisognerebbe fare per esprimere la propria vera anima senza nulla perdere. La mia personale, me la stava appunto perfezionando con le fatture che non riuscivo a pagare, roba piccola comunque, l'affitto impossibile, il soprabito troppo leggero per la stagione, e il bottegaio che sghignazzava di nascosto a vedere che contavo i soldi, esitavo davanti al suo brie, arrossivo quando l'uva cominciava a costare cara. E poi anche per via dei malati che non erano mai contenti. Il colpo del decesso di Bébert non mi era stato di giovamento nel circondario. Però la zia non me ne voleva. Non si poteva dire che fosse stata cattiva la zia nella circostanza, no. Era piuttosto da parte degli Henrouille, nella loro villetta, che mi sono messo a mietere improvvisamente un sacco di noie e a concepire paure. Un giorno, la vecchia madre Henrouille, così, ha mollato la villetta, il figlio, la nuora, e ha deciso da sola di venirmi a fare visita. Era per niente stupida. E poi allora è tornata spesso per chiedermi se credevo davvero, io, che lei era pazza. Era come una distrazione per la vecchia venire apposta per farmi domande sulla faccenda. Mi aspettava nella stanza che fungeva da sala d'attesa. Tre seggiole e un tavolinetto a tre zampe. E quando sono rientrato quella sera, l'ho trovata nella sala d'attesa che cercava di consolare la zia ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 198

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ di Bébert raccontandole tutto quello che aveva perduto lei, la vecchia Henrouille, in fatto di parenti per strada, prima d'arrivare alla sua età, nipoti a dozzine, zii qua e là, un padre lontanissimo laggiù, a metà dell'altro secolo e ancora delle zie, e poi le stesse figlie sparite quelle un po' dappertutto, che lei non sapeva nemmeno più bene né dove, né come, divenute così vaghe, così indefinibili quelle sue figlie che lei era come costretta a immaginarsele adesso e con un grande sforzo per di più, visto che voleva parlarne agli altri. Non erano nemmeno più dei ricordi le sue figlie. Lei si trascinava tutta una folla di trapassati antichi e leggeri intorno ai suoi vecchi fianchi ombre mute da tanto di quel tempo, dolori impercettibili che lei cercava di rimestare comunque ancora un po', con un bel po' di fatica, per la consolazione, quando arrivai, della zia di Bébert. E poi Robinson è venuto a trovarmi a sua volta. Li ho presentati tutti gli uni agli altri. Degli amici. E'proprio quel giorno, me ne sono ricordato dopo, che lui ha preso l'abitudine d'incontrarla nella mia sala d'aspetto, la vecchia madre Henrouille, Robinson. Si parlavano. Era l'indomani che seppellivano Bébert. «Ci verrà? chiedeva la zia, a tutti quelli che incontrava, sarei molto contenta se venisse... - Certo che ci vengo, ha risposto la vecchia. Fa piacere in quei momenti avere gente intorno.» Non si poteva più trattenerla nel suo tugurio. Era diventata una di quelle che escono sempre. «Ah! ben allora tanto meglio se viene! la ringraziava la zia. E lei, signore, verrà anche lei? domandava a Robinson. - Io, ho paura dei funerali, signora, non bisogna volermene,» ha risposto lui per defilarsi. E poi ciascuno di loro ha ancora parlato per un bel pezzo solo per conto suo, quasi con violenza, anche la vecchissima Henrouille, che s'è unita alla conversazione. Troppo forte parlavano tutti, come tra i matti. Allora sono venuto a prendere la vecchia per portarla nella stanza vicina dove facevo le visite. Non avevo granché da dirle. Era lei piuttosto che mi domandava delle cose. Le ho promesso di non insistere col certificato. Siamo tornati nell'altra stanza per sederci con Robinson e la zia e abbiamo discusso tutti per un'ora buona sul caso sventurato di Bébert. Erano proprio tutti della stessa idea nel quartiere, che mi ero dato un sacco da fare per salvare il piccolo Bébert, che era solo una fatalità, che mi ero comportato bene insomma, ed era quasi una sorpresa per tutti. La madre Henrouille quando le hanno detto l'età del bambino, sette anni, è sembrata sentirsi meglio e come rassicurata. La morte di un bambino così piccolo le appariva soltanto come un autentico incidente, non come una morte normale che poteva darle da pensare, a lei. Robinson s'è messo a raccontare ancora una volta che gli acidi gli bruciavano lo stomaco e i polmoni, lo soffocavano e lo facevano sputare nero. Ma la madre Henrouille lei, non sputava, non lavorava negli acidi, quello che Robinson raccontava sull'argomento non poteva dunque interessarla. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 199

Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />

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C'era freddo e silenzio in casa mia.<br />

Come una piccola <strong>notte</strong> in un angolo di quella grande, apposta per me solo.<br />

Di quando in quando s<strong>al</strong>ivano rumori di passi e l'eco entrava sempre più forte in camera mia,<br />

ronzava, s'affievoliva...<br />

Silenzio.<br />

Guardavo ancora se cap<strong>it</strong>ava qu<strong>al</strong>cosa fuori di fronte.<br />

Era solo dentro di me che quello cap<strong>it</strong>ava, per farmi sempre la stessa domanda.<br />

Ho fin<strong>it</strong>o per addormentarmi sulla domanda, nella mia <strong>notte</strong> privata, quella bara, tanto ero stanco<br />

di camminare e di non trovare niente.<br />

Tanto v<strong>al</strong>e non farsi illusioni, la gente non ha niente da dirsi, ognuno parla soltanto delle proprie<br />

pene person<strong>al</strong>i, si capisce.<br />

Ciascuno per sé, la terra per tutti.<br />

Cercano di sbarazzarsene <strong>della</strong> loro pena, sugli <strong>al</strong>tri, quando è il momento dell'amore, ma <strong>al</strong>lora<br />

la cosa non funziona e si ha un bel fare, se la tengono tutta intera la loro pena, e ricominciano,<br />

provano a piazzarla un'<strong>al</strong>tra volta. «Com'è bella, signorina», dicono loro.<br />

E la v<strong>it</strong>a li riprende, fino <strong>al</strong>la prossima volta in cui riproveranno ancora lo stesso giochetto. «Lei è<br />

proprio bella, signorina! . . . » E poi nel frattempo stanno a vantarsi d'essere riusc<strong>it</strong>i a disfarsene<br />

<strong>della</strong> loro pena, ma tutti sanno che non è vero niente e che se la sono tenuta bella in c<strong>al</strong>do tutta<br />

per loro.<br />

D<strong>al</strong> momento che si diventa sempre più brutti e ripugnanti in quel gioco quando si invecchia,<br />

non si riesce nemmeno più a dissimularla la propria pena, il f<strong>al</strong>limento, si finisce per avere la<br />

faccia piena di quella brutta smorfia che impiega venti, trent'anni e più a ris<strong>al</strong>ire fin<strong>al</strong>mente d<strong>al</strong><br />

ventre <strong>al</strong>la faccia.<br />

E'a questo che serve, a questo soltanto, un uomo, una smorfia, che lui ci mette una v<strong>it</strong>a a<br />

confezionarsi e ancora non gli riesce sempre di portarla a <strong>termine</strong> tanto è pesante e complicata la<br />

smorfia che bisognerebbe fare per esprimere la propria vera anima senza nulla perdere.<br />

La mia person<strong>al</strong>e, me la stava appunto perfezionando con le fatture che non riuscivo a pagare,<br />

roba piccola comunque, l'aff<strong>it</strong>to impossibile, il soprab<strong>it</strong>o troppo leggero per la stagione, e il<br />

bottegaio che sghignazzava di nascosto a vedere che contavo i soldi, es<strong>it</strong>avo davanti <strong>al</strong> suo brie,<br />

arrossivo quando l'uva cominciava a costare cara.<br />

E poi anche per via dei m<strong>al</strong>ati che non erano mai contenti.<br />

Il colpo del decesso di Bébert non mi era stato di giovamento nel circondario.<br />

Però la zia non me ne voleva.<br />

Non si poteva dire che fosse stata cattiva la zia nella circostanza, no.<br />

Era piuttosto da parte degli Henrouille, nella loro villetta, che mi sono messo a mietere<br />

improvvisamente un sacco di noie e a concepire paure.<br />

Un giorno, la vecchia madre Henrouille, così, ha mollato la villetta, il figlio, la nuora, e ha deciso<br />

da sola di venirmi a fare vis<strong>it</strong>a.<br />

Era per niente stupida.<br />

E poi <strong>al</strong>lora è tornata spesso per chiedermi se credevo davvero, io, che lei era pazza.<br />

Era come una distrazione per la vecchia venire apposta per farmi domande sulla faccenda.<br />

Mi aspettava nella stanza che fungeva da s<strong>al</strong>a d'attesa.<br />

Tre seggiole e un tavolinetto a tre zampe.<br />

E quando sono rientrato quella sera, l'ho trovata nella s<strong>al</strong>a d'attesa che cercava di consolare la zia<br />

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