Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it

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28.05.2013 Views

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ E poi d'altronde, le diceva lui ancora, ho proprio trovato ieri tra le vecchie carte d'un amico mio una certa lettera che Plutarco mandava anche lui alla moglie in circostanze del tutto analoghe alle nostre... E l'ho trovata così ben scritta la sua lettera mia cara moglie, che te la mando la lettera!... E'una bella lettera! Peraltro non te ne voglio privare più a lungo, spero che mi darai notizie su come guarire la tua pena!... Mia cara sposa! Te la mando la lettera bella! E'un po' speciale come lettera quella di Plutarco!... Si può ben dirlo! Non finisce mai d'interessarti!... Ah! no! Prendine conoscenza mia cara moglie! Leggila bene! Falla vedere agli amici. E rileggila ancora! Sono proprio tranquillo adesso! Sono certo che ti rimette a posto!... Il tuo affezionato marito. Michel. Ecco mi son detto io, quel che si può chiamare un bel lavoro. Sua moglie doveva essere contenta d'aver un buon marito che non se la prendeva come il suo Michel. Alla fin fine, erano affari loro. Ci si sbaglia quasi sempre quando si tratta di giudicare il cuore altrui. Ci avranno forse avuto un vero dolore? Un dolore d'epoca? Ma per quello che riguardava Bébert, mi ci era uscita una porca giornata. Non avevo fortuna con lui, Bébert morto o vivo. Mi sembrava che non c'era niente per lui in terra, nemmeno in Montaigne. Forse è la stessa cosa per tutti d'altra parte, appena insisti un po', è il vuoto Niente da dire, ero partito da Rancy la mattina, bisognava tornarci, e non avevo trovato niente. Non avevo assolutamente niente da offrirgli, nemmeno alla zia. Un giretto per la Place Blanche prima di tornare. Vedo gente lungo la rue Lepic, ancora più del solito. Salgo anch'io, per vedere. All'angolo di una macelleria c'era folla. Bisognava pigiarsi per vedere cosa capitava, nel cerchio. Un maiale era, grosso, enorme. Frignava anche lui, in mezzo al cerchio come un uomo che lo tormentano ma proprio tanto. E poi, non la smettevano di fargli dispetti. Gli strizzavano le orecchie solo per sentirlo strillare. Lui storceva e rigirava le zampe il maiale tanto che voleva scappare tirando la corda, altri lo molestavano e quello urlava ancora più forte dal dolore. E ridevano sempre di più Non sapeva più come nascondersi il grosso maiale nella poca paglia che gli avevano lasciato e che s'involava quando lui ci grugniva e soffiava dentro. Non sapeva mica come sfuggire agli uomini. Lui lo capiva. Pisciava al tempo stesso quanto più poteva, ma serviva a niente nemmeno quello. Grugnire, urlare nemmeno. Niente da fare. Ridevano. Il salumaio dietro in negozio, scambiava segni e battute con i clienti e faceva dei gesti con un ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 196

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ gran coltello. Era contento anche lui. Lo aveva comperato il maiale e attaccato fuori per réclame. Al matrimonio della figlia non si sarebbe divertito tanto. Arrivava sempre più gente davanti al negozio per vedere il maiale accasciarsi nelle sue grosse pieghe rosa dopo ogni tentativo di scapparsene. Però non era ancora abbastanza. Gli fecero arrampicare sopra un cagnetto ringhioso che incitavano a saltare e a morderlo perfino nella grossa carne dilatata. Si divertivano talmente che non si poteva più passare. Sono venuti gli agenti a disperdere i capannelli. Quando si arriva a quell'ora sopra il ponte di Caulaincourt si scorgono oltre il gran lago notturno che sta sul cimitero le prime luci di Rancy. E sull'altra riva Rancy. Bisogna fare tutto il giro per arrivarci. E'così lontano! Allora si direbbe che si fa il giro della notte stessa, tanto bisogna metterci tempo e passi intorno al cimitero per arrivare alle fortificazioni. E poi, raggiunta la porta, al dazio, si passa ancora davanti all'ufficio muffo in cui vegeta l'impiegatino verde. Allora sei vicino. I cani della borgata sono ai loro posti di latrato. Sotto un lampione a gas, ci sono dei fiori comunque, quelli dell'ambulante che è sempre lì che aspetta, i morti che passano da un giorno all'altro, da un'ora all'altra. Un cimitero, un altro ancora, di fianco, e poi il boulevard della Révolte. Sale con tutti i suoi lampioni diritto e largo in piena notte. Non c'è che da seguirlo, a sinistra. Era la mia strada. Non c'era proprio nessuno da incontrare. Comunque, avrei voluto essere altrove, lontano. Avrei anche voluto avere delle pantofole perché non mi sentano rincasare. Eppure ci potevo far nulla, io, se Bébert non migliorava per niente. Avevo fatto quello che potevo. Niente da rimproverarmi. Non era colpa mia se non si poteva fare niente in casi come quello. Sono arrivato fin davanti la sua porta, e mi credevo, senza essere stato notato. E poi, una volta salito, senza aprire le persiane ho guardato dalle fessure per vedere se c'era sempre gente a parlare davanti alla casa di Bébert. Ne usciva ancora qualcuno di visitatore dalla casa, ma non avevano la stessa aria di ieri i visitatori. Una domestica dei dintorni, che conoscevo bene, piagnucolava uscendo. «Si direbbe proprio che va ancora peggio, mi dicevo io. In ogni caso, non va certo meglio... Forse che se ne è già andato? mi dicevo io. Dal momento che ce n'è una che già piange!...» La giornata era finita. Mi chiedevo lo stesso se proprio non c'entravo per niente in tutto quello. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 197

Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />

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E poi d'<strong>al</strong>tronde, le diceva lui ancora, ho proprio trovato ieri tra le vecchie carte d'un amico mio<br />

una certa lettera che Plutarco mandava anche lui <strong>al</strong>la moglie in circostanze del tutto an<strong>al</strong>oghe <strong>al</strong>le<br />

nostre...<br />

E l'ho trovata così ben scr<strong>it</strong>ta la sua lettera mia cara moglie, che te la mando la lettera!...<br />

E'una bella lettera! Per<strong>al</strong>tro non te ne voglio privare più a lungo, spero che mi darai notizie su<br />

come guarire la tua pena!...<br />

Mia cara sposa! Te la mando la lettera bella! E'un po' speci<strong>al</strong>e come lettera quella di Plutarco!...<br />

Si può ben dirlo! Non finisce mai d'interessarti!...<br />

Ah! no! Prendine conoscenza mia cara moglie! Leggila bene! F<strong>al</strong>la vedere agli amici.<br />

E rileggila ancora! Sono proprio tranquillo adesso! Sono certo che ti rimette a posto!...<br />

Il tuo affezionato mar<strong>it</strong>o.<br />

Michel.<br />

Ecco mi son detto io, quel che si può chiamare un bel lavoro.<br />

Sua moglie doveva essere contenta d'aver un buon mar<strong>it</strong>o che non se la prendeva come il suo<br />

Michel.<br />

Alla fin fine, erano affari loro.<br />

Ci si sbaglia quasi sempre quando si tratta di giudicare il cuore <strong>al</strong>trui.<br />

Ci avranno forse avuto un vero dolore? Un dolore d'epoca? Ma per quello che riguardava Bébert,<br />

mi ci era usc<strong>it</strong>a una porca giornata.<br />

Non avevo fortuna con lui, Bébert morto o vivo.<br />

Mi sembrava che non c'era niente per lui in terra, nemmeno in Montaigne.<br />

Forse è la stessa cosa per tutti d'<strong>al</strong>tra parte, appena insisti un po', è il vuoto Niente da dire, ero<br />

part<strong>it</strong>o da Rancy la mattina, bisognava tornarci, e non avevo trovato niente.<br />

Non avevo assolutamente niente da offrirgli, nemmeno <strong>al</strong>la zia.<br />

Un giretto per la Place Blanche prima di tornare.<br />

Vedo gente lungo la rue Lepic, ancora più del sol<strong>it</strong>o.<br />

S<strong>al</strong>go anch'io, per vedere.<br />

All'angolo di una macelleria c'era folla.<br />

Bisognava pigiarsi per vedere cosa cap<strong>it</strong>ava, nel cerchio.<br />

Un mai<strong>al</strong>e era, grosso, enorme.<br />

Frignava anche lui, in mezzo <strong>al</strong> cerchio come un uomo che lo tormentano ma proprio tanto.<br />

E poi, non la smettevano di fargli dispetti.<br />

Gli strizzavano le orecchie solo per sentirlo strillare.<br />

Lui storceva e rigirava le zampe il mai<strong>al</strong>e tanto che voleva scappare tirando la corda, <strong>al</strong>tri lo<br />

molestavano e quello urlava ancora più forte d<strong>al</strong> dolore.<br />

E ridevano sempre di più Non sapeva più come nascondersi il grosso mai<strong>al</strong>e nella poca paglia<br />

che gli avevano lasciato e che s'involava quando lui ci grugniva e soffiava dentro.<br />

Non sapeva mica come sfuggire agli uomini.<br />

Lui lo capiva.<br />

Pisciava <strong>al</strong> tempo stesso quanto più poteva, ma serviva a niente nemmeno quello.<br />

Grugnire, urlare nemmeno.<br />

Niente da fare.<br />

Ridevano.<br />

Il s<strong>al</strong>umaio dietro in negozio, scambiava segni e battute con i clienti e faceva dei gesti con un<br />

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