Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it
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Louis Ferdinand Celine “Viaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ di perdere il posto in quella pattumiera calda, illustre e divisa in compartimenti. Era al Titolo di scienziato ufficiale che tenevano essenzialmente. Titolo grazie al quale i farmacisti della città gli davano ancora fiducia per l'analisi, d'altronde miseramente retribuita, delle urine e degli sputi della clientela. Gli sporchi guadagni casuali dello scienziato. Come arrivava, il ricercatore metodico cominciava a chinarsi ritualmente per qualche minuto sulle budella biliose e imputridite del coniglio della settimana scorsa, quello che esponevano classicamente in pianta stabile, in un angolo della stanza, cumulo d'immondizia. Quando l'odore diventava davvero insostenibile, ne sacrificavano un altro di coniglio, ma non prima, per le economie alle quali il professor Jaunisset, gran segretario dell'Istituto, badava a quel tempo con pugno di ferro. Certe putrefazioni animali subivano per quel fatto, per il risparmio, stravaganti degradazioni e prolungamenti. Tutto è questione d'abitudine. Certi inservienti di laboratorio ben allenati avrebbero benissimo fatto cucina in una bara in fermento tanto la putrefazione e i suoi fetori non li impressionavano più. Quei modesti ausiliari della grande ricerca scientifica arrivavano perfino al riguardo a superare in economie lo stesso professor Jaunisset, famoso com'era per la sua spilorceria, e lo battevano sul suo stesso terreno, approfittando del gas delle stufe per prepararsi dei ricchi bolliti personali e molti altri intingoli di lunga cottura, ancora più pericolosi. Quando gli scienziati avevano finito di procedere all'esame distratto delle budella delle cavie e dei conigli di rito, erano serenamente arrivati al secondo atto della loro vita scientifica quotidiana, quello della sigaretta. Tentativo di neutralizzare i fetori ambientali e la noia con il fumo del tabacco. Di cicca in cicca, gli scienziati arrivavano ad ogni modo al termine della loro giornata, verso le cinque. Allora rimettevano lentamente le putrefazioni a intiepidire nella stufa traballante. Octave, l'inserviente, nascondeva i fagioli cotti in un giornale per meglio farli passare impunemente davanti alla custode. Finzioni. Bella pronta la cena che portava a Gargan. Lo scienziato, suo padrone, lasciava ancora cadere un qualcosina di scritto in un angolo del suo libretto di esperimenti, timidamente, come un dubbio, in vista d'una prossima comunicazione totalmente superflua, ma che giustificava la sua presenza all'Istituto e i magri vantaggi che comportava, faticaccia che comunque fra un po' bisognava proprio decidersi ad affrontare davanti a qualche Accademia assolutamente imparziale e disinteressata. Il vero scienziato ci mette vent'anni buoni in media a fare la grande scoperta, quella che consiste nel convincersi che il delirio degli uni non fa per niente la felicità degli altri e che ognuno quaggiù resta infastidito dalle manie del vicino. Il delirio scientifico più razionale e più freddo degli altri è anche il meno tollerabile che ci sia. Ma quando si sono conquistati certi vantaggi per sopravvivere anche stentatamente in un certo posto, con l'aiuto di certi mezzucci, bisogna insistere o rassegnarsi a crepare come una cavia. Le abitudini si contraggono più in fretta del coraggio e soprattutto l'abitudine allo sbafo. Cercavo dunque il mio Parapine attraverso l'Istituto, dal momento che ero venuto apposta da ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 190
Louis Ferdinand Celine “Viaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ Rancy per trovarlo. Si trattava dunque di perseverare nella ricerca. Non era una cosa che andava da sé. Mi ci impegnai più volte, con lunghe esitazioni tra tanti corridoi e porte. Non faceva quasi mai pranzo 'sto vecchio scapolo e cena due o tre volte la settimana al massimo, ma allora quelle volte senza ritegno, con la frenesia degli studenti russi di cui conservava le abitudini stravaganti. Gli attribuivano a questo Parapine, nel giro degli specialisti, il massimo grado di competenza. Tutto quello che riguardava le malattie tifoidi gli era familiare, sia animali, che umane. La sua notorietà era già vecchia di vent'anni, dall'epoca in cui certi autori tedeschi sostennero un bel giorno d'aver isolato dei vibrioni eberthiani vivi nelle secrezioni vaginali d'una bambina di diciotto mesi. Fu una cosa che fece un gran rumore nel campo della verità. Esultante, Parapine replicò in men che si dica a nome dell'Istituto nazionale e travolse di slancio quel fanfarone teutonico coltivando, lui, Parapine, lo stesso germe ma allo stato puro e nello sperma d'un invalido di settantadue anni. Improvvisamente famoso, non gli restava altro fino alla morte che scribacchiare regolarmente qualche cartella illeggibile per i vari periodici specializzati per mantenersi in vista. Quel che d'altronde fece senza fatica da quel giorno d'audacia e di fortuna. L'ambiente scientifico serio gli dava adesso credito e fiducia. Ciò che dispensava l'ambiente serio dal leggerlo. Se si metteva a criticare, l'ambiente, non ci sarebbe stata più possibilità di progresso. Si sarebbe restati un anno su ogni pagina. Quando arrivai davanti alla porta della sua cameretta, Serge Parapine era intento a sputare ai quattro angoli del laboratorio una saliva incessante, con una tal smorfia di disgusto che faceva pensare. Si rasava di quando in quando Parapine, ma conservava ugualmente sull'incavo delle gote abbastanza peli da averci l'aria d'un evaso. Batteva i denti senza tregua o almeno ne aveva l'aria, anche se non lasciava mai il cappotto, gran campionario di macchie e soprattutto di forfora che lui faceva sciamare in giro a piccoli colpi d'unghia, continuando a riportare il ciuffo, sempre oscillante, sul suo naso verde e rosa. Durante il mio soggiorno nei laboratori della Facoltà, Parapine m'aveva dato qualche lezione di microscopio e dimostrato in varie occasioni una qualche autentica benevolenza. Speravo che da quei tempi già così lontani non m'avesse dimenticato del tutto e che fosse disposto a fornirmi forse qualche consiglio terapeutico di primissimo ordine per il caso di Bébert che davvero mi ossessionava. Decisamente, mi scoprivo più gusto a impedire a Bébert di morire che a un adulto. Non si è mai troppo scontenti che un adulto se ne vada, fa sempre una carogna di meno sulla terra, uno si dice, mentre con un bambino, è comunque meno sicuro . C'è l' avvenire . Parapine messo al corrente delle mie difficoltà non chiese di meglio che aiutarmi e orientare la mia rischiosa terapia, solo che lui aveva imparato, in vent'anni, tante di quelle cose e così diverse e così spesso contraddittorie sul conto della tifoide che adesso gli diventava proprio difficile, e come a dire impossibile, di formulare sul caso di quell'infezione così banale e sulle cose del suo ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 191
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Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />
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di perdere il posto in quella pattumiera c<strong>al</strong>da, illustre e divisa in compartimenti.<br />
Era <strong>al</strong> T<strong>it</strong>olo di scienziato uffici<strong>al</strong>e che tenevano essenzi<strong>al</strong>mente.<br />
T<strong>it</strong>olo grazie <strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e i farmacisti <strong>della</strong> c<strong>it</strong>tà gli davano ancora fiducia per l'an<strong>al</strong>isi, d'<strong>al</strong>tronde<br />
miseramente retribu<strong>it</strong>a, delle urine e degli sputi <strong>della</strong> clientela.<br />
Gli sporchi guadagni casu<strong>al</strong>i dello scienziato.<br />
Come arrivava, il ricercatore metodico cominciava a chinarsi r<strong>it</strong>u<strong>al</strong>mente per qu<strong>al</strong>che minuto sulle<br />
bu<strong>della</strong> biliose e imputrid<strong>it</strong>e del coniglio <strong>della</strong> settimana scorsa, quello che esponevano<br />
classicamente in pianta stabile, in un angolo <strong>della</strong> stanza, cumulo d'immondizia.<br />
Quando l'odore diventava davvero insostenibile, ne sacrificavano un <strong>al</strong>tro di coniglio, ma non<br />
prima, per le economie <strong>al</strong>le qu<strong>al</strong>i il professor Jaunisset, gran segretario dell'Ist<strong>it</strong>uto, badava a quel<br />
tempo con pugno di ferro.<br />
Certe putrefazioni anim<strong>al</strong>i subivano per quel fatto, per il risparmio, stravaganti degradazioni e<br />
prolungamenti.<br />
Tutto è questione d'ab<strong>it</strong>udine.<br />
Certi inservienti di laboratorio ben <strong>al</strong>lenati avrebbero benissimo fatto cucina in una bara in<br />
fermento tanto la putrefazione e i suoi fetori non li impressionavano più.<br />
Quei modesti ausiliari <strong>della</strong> grande ricerca scientifica arrivavano perfino <strong>al</strong> riguardo a superare in<br />
economie lo stesso professor Jaunisset, famoso com'era per la sua spilorceria, e lo battevano sul<br />
suo stesso terreno, approf<strong>it</strong>tando del gas delle stufe per prepararsi dei ricchi boll<strong>it</strong>i person<strong>al</strong>i e<br />
molti <strong>al</strong>tri intingoli di lunga cottura, ancora più pericolosi.<br />
Quando gli scienziati avevano fin<strong>it</strong>o di procedere <strong>al</strong>l'esame distratto delle bu<strong>della</strong> delle cavie e dei<br />
conigli di r<strong>it</strong>o, erano serenamente arrivati <strong>al</strong> secondo atto <strong>della</strong> loro v<strong>it</strong>a scientifica quotidiana,<br />
quello <strong>della</strong> sigaretta.<br />
Tentativo di neutr<strong>al</strong>izzare i fetori ambient<strong>al</strong>i e la noia con il fumo del tabacco.<br />
Di cicca in cicca, gli scienziati arrivavano ad ogni modo <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> loro giornata, verso le<br />
cinque.<br />
Allora rimettevano lentamente le putrefazioni a intiepidire nella stufa trab<strong>al</strong>lante.<br />
Octave, l'inserviente, nascondeva i fagioli cotti in un giorn<strong>al</strong>e per meglio farli passare<br />
impunemente davanti <strong>al</strong>la custode.<br />
Finzioni.<br />
Bella pronta la cena che portava a Gargan.<br />
Lo scienziato, suo padrone, lasciava ancora cadere un qu<strong>al</strong>cosina di scr<strong>it</strong>to in un angolo del suo<br />
libretto di esperimenti, timidamente, come un dubbio, in vista d'una prossima comunicazione<br />
tot<strong>al</strong>mente superflua, ma che giustificava la sua presenza <strong>al</strong>l'Ist<strong>it</strong>uto e i magri vantaggi che<br />
comportava, faticaccia che comunque fra un po' bisognava proprio decidersi ad affrontare davanti<br />
a qu<strong>al</strong>che Accademia assolutamente imparzi<strong>al</strong>e e disinteressata.<br />
Il vero scienziato ci mette vent'anni buoni in media a fare la grande scoperta, quella che consiste<br />
nel convincersi che il delirio degli uni non fa per niente la felic<strong>it</strong>à degli <strong>al</strong>tri e che ognuno<br />
quaggiù resta infastid<strong>it</strong>o d<strong>al</strong>le manie del vicino.<br />
Il delirio scientifico più razion<strong>al</strong>e e più freddo degli <strong>al</strong>tri è anche il meno tollerabile che ci sia.<br />
Ma quando si sono conquistati certi vantaggi per sopravvivere anche stentatamente in un certo<br />
posto, con l'aiuto di certi mezzucci, bisogna insistere o rassegnarsi a crepare come una cavia.<br />
Le ab<strong>it</strong>udini si contraggono più in fretta del coraggio e soprattutto l'ab<strong>it</strong>udine <strong>al</strong>lo sbafo.<br />
Cercavo dunque il mio Parapine attraverso l'Ist<strong>it</strong>uto, d<strong>al</strong> momento che ero venuto apposta da<br />
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