Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it

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28.05.2013 Views

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ E' solo questo che conta... » Il treno è entrato in stazione. Non ero più molto sicuro della mia avventura quando ho visto la macchina. L'ho abbracciata Molly con tutto il coraggio che avevo ancora nella carcassa. Avevo una gran pena, autentica, una volta tanto, per il mondo intero, per me, per lei, per tutti gli uomini. 'E forse questo che si cerca nella vita, nient'altro che questo, la più gran pena possibile per diventare se stessi prima di morire. Sono passati degli anni da quella partenza e poi ancora anni... Ho scritto spesso a Detroit e poi altrove a tutti gli indirizzi che mi ricordavo e dove potevano conoscerla, seguirla Molly. Non ho mai ricevuto risposta. Il casotto è chiuso adesso. E tutto quello che ho potuto sapere. Buona, ammirevole Molly, vorrei se può ancora leggermi, da un posto che non conosco, che lei sapesse che non sono cambiato per lei, che l'amo ancora e sempre, a modo mio, che lei può venire qui quando vuole a dividere il mio pane e il mio destino furtivo. Se lei non è più bella, ebbene tanto peggio! Ci arrangeremo! Ho conservato tanto della sua bellezza in me, così viva, così calda che ne ho ancora per tutti e due e per almeno vent'anni ancora, il tempo di arrivare alla fine. Per lasciarla mi ci è voluta proprio della follia, della specie più brutta e fredda. Comunque, ho difeso la mia anima fino ad oggi e se la morte, domani, venisse a prendermi, non sarei, ne sono certo, mai tanto freddo, cialtrone, volgare come gli altri, per quel tanto di gentilezza e di sogno che Molly mi ha regalato nel corso di qualche mese d'America. Non è tutto essere tornati dall'Altro Mondo! Si ritrova il filo dei giorni come lo si è lasciato a trascinarsi da queste parti, appiccicoso, precario. Vi aspetta. Ho girato ancora per settimane e mesi intorno a Place Clichy, da cui ero partito, e anche nei dintorni, a fare piccoli mestieri per vivere, dalle parte delle Batignolles. Cose da non dire! Sotto la pioggia o nel calore delle auto, venuto giugno, una cosa che vi brucia la gola e il fondo del naso, quasi come da Ford. La guardavo passare e passare, per distrarmi, la gente che correva al suo teatro o al Bois, la sera. Sempre più o meno solo durante le ore libere mi maceravo con libri e giornali e in più con tutte le cose che avevo visto. Una volta ripresi gli studi, gli esami li ho passati con la lingua fuori, continuando a guadagnarmi il pane. E ben protetta la Scienza, ve lo dico io, la Facoltà, è un armadio ben chiuso. Vasetti in quantità, poca marmellata. Quando a ogni modo ho finito i miei cinque o sei anni di tribolazioni accademiche, avevo il mio diploma, bello roboante. Allora, sono andato a piazzarmi in periferia, il mio genere, alla Garenne-Rancy, là, appena si esce da Parigi, sùbito dopo la porte Brancion. Avevo nessuna pretesa io, e nemmeno ambizioni, soltanto la voglia di rifiatare un po' e mangiare un po' meglio. Piazzata la mia targa alla porta, aspettai. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 160

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ La gente del quartiere è venuta a guardarsela la mia targa, sospettosa. Sono anche andati a chiedere al commissariato di polizia se ero proprio un vero medico. Sì, gli han risposto quelli. Ha depositato il suo diploma, lo è proprio. Allora, si son ridetti in tutta Rancy che s'era installato un vero medico in aggiunta agli altri. « Ci caverà mica la bistecca! ha predetto sùbito la mia portinaia. Ce n'è già anche troppi di medici da queste parti! » Aveva visto esattamente. In periferia, è soprattutto con i tram che la vita arriva al mattino. Ne passavano dei pacchi interi con delle intere scariche di allocchi traballanti, dal mattino presto, per il boulevard Minotaure, che scendevano allo sgobbo. I giovani sembravano perfino contenti di andarci allo sgobbo. Acceleravano il traffico, s'abbarbicavano ai predellini, quei tesori, sghignazzando. Bisogna vedere. Ma quando conosci da vent'anni la cabina telefonica dell'osteria, per esempio, così lurida che la prendono sempre per il cesso, ti passa la voglia di scherzare con le cose serie e con Rancy in particolare. Ti rendi allora conto di dov'è che ti hanno messo. Le case ti fregano, tutte pisciose come sono, facciate piatte, il loro cuore è del proprietario. Lui non lo si vede mai. Oserebbe mica farsi vedere. Manda l'amministratore, quella carogna. Si dice però nel quartiere che è molto gentile il boss quando lo incontri. Quello non impegna a niente. La luce del cielo a Rancy, è la stessa che a Detroit, colate di fumo che inzuppano la pianura dopo Levallois. Scarti di casamenti ancorati al suolo da fanghi neri. Le ciminiere, grandi e piccole, fanno l'effetto da lontano di grossi pali nella melma in riva al mare. Lì dentro, ci siamo noi. Bisogna anche avere un coraggio da caporale, a Rancy, soprattutto quando invecchi e sei proprio sicuro di non uscirne più. Alla fine del tram ecco il ponte appiccicoso che si lancia sopra la Senna, questa grossa fogna che fa vedere tutto. Lungo gli argini, la domenica e la notte la gente si arrampica sui cumuli per fare pipì. Gli uomini, li rende cogitabondi sentirsi davanti all'acqua che passa. Pisciano con un sentimento d'eternità, come i marinai. Le donne, quelle non meditano mai. Senna o no. Dunque al mattino il tram si porta via la folla a farsi schiacciare nel metrò. Si direbbe a vederli tutti fuggire da quella parte, che gli è capitata una catastrofe verso Argenteuil, è il loro paese che brucia. Dopo ogni aurora, 'sta cosa li prende, s'attaccano a grappoli alle portiere, ai predellini. Grande scompiglio. È comunque un padrone quello che si vanno a cercare a Parigi, quello che gli evita di morir di fame, hanno una tremenda paura di perderlo, i vigliacchi. E dire che te la fa sudare la pietanza. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 161

Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />

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E' solo questo che conta... » Il treno è entrato in stazione.<br />

Non ero più molto sicuro <strong>della</strong> mia avventura quando ho visto la macchina.<br />

L'ho abbracciata Molly con tutto il coraggio che avevo ancora nella carcassa.<br />

Avevo una gran pena, autentica, una volta tanto, per il mondo intero, per me, per lei, per tutti gli<br />

uomini.<br />

'E forse questo che si cerca nella v<strong>it</strong>a, nient'<strong>al</strong>tro che questo, la più gran pena possibile per<br />

diventare se stessi prima di morire.<br />

Sono passati degli anni da quella partenza e poi ancora anni...<br />

Ho scr<strong>it</strong>to spesso a Detro<strong>it</strong> e poi <strong>al</strong>trove a tutti gli indirizzi che mi ricordavo e dove potevano<br />

conoscerla, seguirla Molly.<br />

Non ho mai ricevuto risposta.<br />

Il casotto è chiuso adesso.<br />

E tutto quello che ho potuto sapere.<br />

Buona, ammirevole Molly, vorrei se può ancora leggermi, da un posto che non conosco, che lei<br />

sapesse che non sono cambiato per lei, che l'amo ancora e sempre, a modo mio, che lei può<br />

venire qui quando vuole a dividere il mio pane e il mio destino furtivo.<br />

Se lei non è più bella, ebbene tanto peggio! Ci arrangeremo! Ho conservato tanto <strong>della</strong> sua<br />

bellezza in me, così viva, così c<strong>al</strong>da che ne ho ancora per tutti e due e per <strong>al</strong>meno vent'anni<br />

ancora, il tempo di arrivare <strong>al</strong>la fine.<br />

Per lasciarla mi ci è voluta proprio <strong>della</strong> follia, <strong>della</strong> specie più brutta e fredda.<br />

Comunque, ho difeso la mia anima fino ad oggi e se la morte, domani, venisse a prendermi, non<br />

sarei, ne sono certo, mai tanto freddo, ci<strong>al</strong>trone, volgare come gli <strong>al</strong>tri, per quel tanto di gentilezza<br />

e di sogno che Molly mi ha reg<strong>al</strong>ato nel corso di qu<strong>al</strong>che mese d'America.<br />

Non è tutto essere tornati d<strong>al</strong>l'Altro Mondo! Si r<strong>it</strong>rova il filo dei giorni come lo si è lasciato a<br />

trascinarsi da queste parti, appiccicoso, precario.<br />

Vi aspetta.<br />

Ho girato ancora per settimane e mesi intorno a Place Clichy, da cui ero part<strong>it</strong>o, e anche nei<br />

dintorni, a fare piccoli mestieri per vivere, d<strong>al</strong>le parte delle Batignolles.<br />

Cose da non dire! Sotto la pioggia o nel c<strong>al</strong>ore delle auto, venuto giugno, una cosa che vi brucia<br />

la gola e il fondo del naso, quasi come da Ford.<br />

La guardavo passare e passare, per distrarmi, la gente che correva <strong>al</strong> suo teatro o <strong>al</strong> Bois, la sera.<br />

Sempre più o meno solo durante le ore libere mi maceravo con libri e giorn<strong>al</strong>i e in più con tutte<br />

le cose che avevo visto.<br />

Una volta ripresi gli studi, gli esami li ho passati con la lingua fuori, continuando a guadagnarmi<br />

il pane.<br />

E ben protetta la Scienza, ve lo dico io, la Facoltà, è un armadio ben chiuso.<br />

Vasetti in quant<strong>it</strong>à, poca marmellata.<br />

Quando a ogni modo ho fin<strong>it</strong>o i miei cinque o sei anni di tribolazioni accademiche, avevo il mio<br />

diploma, bello roboante.<br />

Allora, sono andato a piazzarmi in periferia, il mio genere, <strong>al</strong>la Garenne-Rancy, là, appena si esce<br />

da Parigi, sùb<strong>it</strong>o dopo la porte Brancion.<br />

Avevo nessuna pretesa io, e nemmeno ambizioni, soltanto la voglia di rifiatare un po' e mangiare<br />

un po' meglio.<br />

Piazzata la mia targa <strong>al</strong>la porta, aspettai.<br />

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