Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it

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28.05.2013 Views

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ mi sentivo sopraffatto. Si trattava in più d'un cambiamento d'abitudini, bisognava che imparassi ancora una volta a riconoscere nuovi volti in un nuovo ambiente, altri modi di parlare e di mentire. L'indolenza è quasi forte come la vita. La banalità della nuova farsa che bisogna recitare vi annienta e vi occorre tutto sommato ancora più vigliaccheria che coraggio per ricominciare. E'questo l'esilio, l'estraneo, questa inesorabile osservazione dell'esistenza com'è davvero durante quelle poche ore lucide, eccezionali nella trama del tempo umano, in cui le abitudini del paese precedente vi abbandonano, senza che le altre, le nuove, vi abbiano ancora rincoglionito a sufficienza. Tutto in quei momenti viene ad aggiungersi alla vostra immonda miseria per forzarvi, debilitati come siete, a scoprire le cose, la gente e l'avvenire così come sono, cioè degli scheletri, nient'altro che nullità, che bisognerà tuttavia amare, vezzeggiare, difendere, animare come se esistessero. Un altro paese, altra gente intorno a te, agitata in un modo un pò bizzarro, qualche piccola vanità in meno, dispersa, qualche orgoglio che non trova più la sua ragione, la sua menzogna, la sua eco familiare, e non occorre altro, la testa vi gira, e il dubbio vi attira, e l'infinito si spalanca solo per voi un ridicolo piccolo infinito e voi ci cascate dentro... Il viaggio è la ricerca di questo niente assoluto, di questa piccola vertigine per coglioni... Si divertivano molto le quattro visitatrici di Lola a sentirmi confessare così a grandi sparate e a fare un po' il Jean-Jacques davanti a loro. Mi affibbiarono un sacco di nomignoli che capii appena a causa delle deformazioni americane, del loro parlare mellifluo e indecente. Delle gatte patetiche. Quando il domestico negro entrò per servire il tè facemmo silenzio. Una di quelle visitatrici doveva possedere tuttavia un po' più di discernimento delle altre perché annunciò ad alta voce che tremavo di febbre e dovevo soffrire una sete per niente normale. Quello che servirono come spuntini mi piacque assai malgrado i miei tremolii. Quei sandwich mi salvarono la vita, posso ben dirlo. Seguì una conversazione sui meriti comparati delle case chiuse di Parigi senza che mi prendessi la pena di parteciparvi. Le belle centellinarono ancora molti liquori sofisticati e poi diventate tutte calde e confidenziali per effetto di quelli si accalorarono sul tema «matrimoni». Anche se molto preso dalla pappatoria non potei evitare di notare di sfuggita che si trattava di matrimoni molto speciali, dovevano perfino essere delle unioni tra giovanissimi, tra bambini sui quali loro percepivano delle commissioni. Lola si accorse che quei racconti mi rendevano molto attento e curioso. Mi squadrava con gran durezza. Non beveva più. Gli uomini che lei conosceva qui, Lola, gli americani, loro non peccavano come me di curiosità, mai. Me ne restai un po' a fatica ai margini della sua sorveglianza. Avevo voglia di fare a quelle donne mille domande. Finalmente, le invitate finirono per lasciarci, muovendosi pesantemente, esaltate dall'alcool e sessualmente tonificate. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 144

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ Si arrapavano continuando a declamare un erotismo curiosamente elegante e cinico. Ci intuivo qualcosa di elisabettiano di cui avrei proprio voluto anch'io avvertire le vibrazioni, certo assai raffinate e concentrate sulla punta del mio organo. Ma quella comunione biologica, decisiva nel corso d'un viaggio, quel messaggio vitale, non mi restò che intuirlo con mio gran rimpianto d'altronde e tristezze accresciute. Malinconia incurabile. Lola si mostrò, non appena quelle ebbero varcato la porta, le amiche, decisamente seccata. L'intermezzo le era proprio dispiaciuto. Io non profferivo motto. «Che streghe! imprecò lei qualche minuto più tardi. - Dov'è che le hai conosciute? chiesi io. - Sono amiche da sempre...» Non era disposta a ulteriori confidenze per il momento. Dai loro modi alquanto arroganti nei suoi confronti m'era sembrato che quelle donne in certi ambienti avessero la meglio su Lola e anche un'autorità piuttosto grande, incontestabile. Non ne avrei mai saputo di più. Lola parlava di andare in città, ma mi offrì di restare ancora lì ad aspettarla, da lei, continuando a mangiare un pò se avevo ancora fame. Avendo lasciato il Laugh Calvin senza pagare il conto e senza intenzione di ritornarci più, e per delle buone ragioni, fui ben contento dell'autorizzazione che lei mi accordava, ancora qualche momento di calore prima di andare ad affrontare la strada, e che strada santi numi! . . . Non appena rimasi solo, mi diressi attraverso un corridoio verso il posto da cui avevo visto emergere il negro suo domestico. In mezzo alla stanza di servizio ci incontrammo e gli strinsi la mano. Fiducioso, mi portò in cucina, bel posto ben ordinato, molto più logico e pimpante di quel che era il salotto. Immediatamente, lui si mise a sputare davanti a me sulle bellissime piastrelle e a sputare come soltanto i negri sanno sputare, lungo, abbondante, preciso. Ho sputato anch'io per educazione, ma come ho potuto. Di botto passammo alle confidenze. Lola, mi informò lui, possedeva una casa galleggiante sul fiume, due auto per strada, una cantina e dentro liquori di tutti i paesi del mondo. Riceveva cataloghi dai grandi magazzini di Parigi. Ecco lì. Si mise a ripetere senza fine queste informazioni sommarie. Smisi di ascoltarlo. Sonnecchiando al suo fianco, mi tornò in mente il tempo passato, i tempi in cui Lola m'aveva lasciato nella Parigi della guerra. Quella caccia, braccata, imboscata, verbosa, bugiarda, melliflua, e Musyne, gli argentini, le loro navi piene di carne. Topo, le coorti degli sbudellati di Place Clichy, Robinson, le onde, il mare, la miseria, la cucina così bianca di Lola, il suo negro e lo zero assoluto e io lì dentro come un altro. Tutto poteva continuare. La guerra aveva bruciato gli uni, riscaldato gli altri, come il fuoco tortura o conforta, a seconda che sia messo dentro o davanti. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 145

Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />

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Si arrapavano continuando a declamare un erotismo curiosamente elegante e cinico.<br />

Ci intuivo qu<strong>al</strong>cosa di elisabettiano di cui avrei proprio voluto anch'io avvertire le vibrazioni, certo<br />

assai raffinate e concentrate sulla punta del mio organo.<br />

Ma quella comunione biologica, decisiva nel corso d'un viaggio, quel messaggio v<strong>it</strong><strong>al</strong>e, non mi<br />

restò che intuirlo con mio gran rimpianto d'<strong>al</strong>tronde e tristezze accresciute.<br />

M<strong>al</strong>inconia incurabile.<br />

Lola si mostrò, non appena quelle ebbero varcato la porta, le amiche, decisamente seccata.<br />

L'intermezzo le era proprio dispiaciuto.<br />

Io non profferivo motto.<br />

«Che streghe! imprecò lei qu<strong>al</strong>che minuto più tardi.<br />

- Dov'è che le hai conosciute? chiesi io.<br />

- Sono amiche da sempre...» Non era disposta a ulteriori confidenze per il momento.<br />

Dai loro modi <strong>al</strong>quanto arroganti nei suoi confronti m'era sembrato che quelle donne in certi<br />

ambienti avessero la meglio su Lola e anche un'autor<strong>it</strong>à piuttosto grande, incontestabile.<br />

Non ne avrei mai saputo di più.<br />

Lola parlava di andare in c<strong>it</strong>tà, ma mi offrì di restare ancora lì ad aspettarla, da lei, continuando a<br />

mangiare un pò se avevo ancora fame.<br />

Avendo lasciato il Laugh C<strong>al</strong>vin senza pagare il conto e senza intenzione di r<strong>it</strong>ornarci più, e per<br />

delle buone ragioni, fui ben contento dell'autorizzazione che lei mi accordava, ancora qu<strong>al</strong>che<br />

momento di c<strong>al</strong>ore prima di andare ad affrontare la strada, e che strada santi numi! . . .<br />

Non appena rimasi solo, mi diressi attraverso un corridoio verso il posto da cui avevo visto<br />

emergere il negro suo domestico.<br />

In mezzo <strong>al</strong>la stanza di servizio ci incontrammo e gli strinsi la mano.<br />

Fiducioso, mi portò in cucina, bel posto ben ordinato, molto più logico e pimpante di quel che<br />

era il s<strong>al</strong>otto.<br />

Immediatamente, lui si mise a sputare davanti a me sulle bellissime piastrelle e a sputare come<br />

soltanto i negri sanno sputare, lungo, abbondante, preciso.<br />

Ho sputato anch'io per educazione, ma come ho potuto.<br />

Di botto passammo <strong>al</strong>le confidenze.<br />

Lola, mi informò lui, possedeva una casa g<strong>al</strong>leggiante sul fiume, due auto per strada, una cantina<br />

e dentro liquori di tutti i paesi del mondo.<br />

Riceveva cat<strong>al</strong>oghi dai grandi magazzini di Parigi.<br />

Ecco lì.<br />

Si mise a ripetere senza fine queste informazioni sommarie.<br />

Smisi di ascoltarlo.<br />

Sonnecchiando <strong>al</strong> suo fianco, mi tornò in mente il tempo passato, i tempi in cui Lola m'aveva<br />

lasciato nella Parigi <strong>della</strong> guerra.<br />

Quella caccia, braccata, imboscata, verbosa, bugiarda, melliflua, e Musyne, gli argentini, le loro<br />

navi piene di carne.<br />

Topo, le coorti degli sbu<strong>della</strong>ti di Place Clichy, Robinson, le onde, il mare, la miseria, la cucina<br />

così bianca di Lola, il suo negro e lo zero assoluto e io lì dentro come un <strong>al</strong>tro.<br />

Tutto poteva continuare.<br />

La guerra aveva bruciato gli uni, risc<strong>al</strong>dato gli <strong>al</strong>tri, come il fuoco tortura o conforta, a seconda<br />

che sia messo dentro o davanti.<br />

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