Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it

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28.05.2013 Views

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ perfette vi dico, carine ma compatte e concise al tempo stesso. Tutto quel che la vita può far sbocciare di più pericoloso, vere imprudenze di bellezza, quelle indiscrezioni sulle divine e profonde armonie possibili. Si stava bene nel cinema, dolce e caldo. Voluminosi organi tenerissimi come in una basilica, ma che fosse scaldata però, organi come cosce. Non un momento perso. Ci si tuffa in pieno nel tiepido perdono. Ci sarebbe stato di che lasciarsi andare a pensare che forse il mondo stava finalmente per convertirsi all'indulgenza. C'eravamo già quasi. Allora i sogni affiorano nella notte per andare a incendiarsi nel miraggio della luce che si muove. Non è affatto la vita quello quel che accade sugli schermi, resta dentro un grande spazio torbido, per i poveri, per i sogni e per i morti. Bisogna fare in fretta a ingozzarsi di sogni per attraversare la vita che vi aspetta fuori, usciti dal cinema resistere qualche giorno in più attraverso quell'atrocità di cose e uomini. Uno sceglie tra i sogni quelli che gli riscaldano meglio l'anima. Per me, lo confesso, erano quelli sporchi. Non bisogna esserne fieri, ti porti via da un miracolo quello che ti puoi tenere. Una bionda che aveva delle tettone e una nuca indimenticabili ha creduto bene di rompere il silenzio dello schermo con una canzone dove si parlava della sua solitudine. Uno ci avrebbe pianto con lei. E' questo che è bello! Che slancio vi dà! Ne avevo poi già lo sentivo, per almeno due giorni di gran coraggio in corpo. Non aspettai nemmeno che riaccendessero in sala. Ero pronto a decidermi totalmente per il sonno ora che avevo assorbito un po' di quell'ammirevole delirio d'anima. Di ritorno al Laugh Calvin, malgrado l'avessi salutato, il portiere trascurò d'augurarmi la buonasera, come quelli delle nostre parti, ma io me ne fottevo adesso del disprezzo del portiere. Una forte vita interiore basta a se stessa e farebbe sciogliere vent'anni di banchisa. E' così. In camera mia, avevo appena chiuso gli occhi che la bionda del cinema veniva a ricantarmi ancora e sùbito, solo per me allora, tutta la melodia della sua mestizia. L'aiutavo per così dire ad addormentarmi e ci riuscii benissimo... Non ero più solo per niente... E' impossibile dormire da solo... Per nutrirsi in modo economico in America, uno può andarsi a comperare un panino caldo con una salsiccia dentro, è comodo, roba che si vende agli angoli delle strade, niente cara. Mangiare nel quartiere dei poveri non mi disturbava certo, ma non incontrare più quelle belle creature da ricchi, ecco quel che diventava assai penoso. Allora non val nemmeno più la pena di mangiare. Al Laugh Calvin, su quei folti tappeti, potevo ancora aver l'aria di cercare qualcuno fra le donne troppo belle dell'entrata, caricarmi poco a poco nella loro atmosfera equivoca. Pensandoci dovevo ammettere che avevano avuto ragione gli altri, dell'Infanta Combitta, me ne rendevo conto, con l'esperienza, non avevo dei gusti seri per un pezzente. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 136

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ Avevano fatto bene i compagni della galera a cantarmele chiare. Tuttavia, il coraggio continuava a non tornarmi. Avevo un bel riprendere dosi su dosi di cinema, qua e là, ma era proprio il minimo per ricuperare lo slancio che mi ci voleva per un passeggiata o due. Niente di più. In Africa, avevo certo conosciuto un genere di solitudine abbastanza feroce, ma l'isolamento in quel formicaio americano prendeva una piega ancora più opprimente. Sempre avevo temuto d'essere pressoché vuoto, di non avere insomma alcuna seria ragione per esistere. Adesso davanti ai fatti ero proprio certo del mio nulla individuale. In quell'ambiente troppo diverso da quello in cui coltivavo le mie meschine abitudini, mi ero come dissolto all'istante. Mi sentivo vicinissimo alla non esistenza, semplicemente. Così, lo scoprivo, da quando avevano smesso di parlarmi di cose familiari, nulla più m'impediva di sprofondare in una sorta di noia irresistibile, in una sorta di dolciastra, spaventevole catastrofe spirituale. Una cosa disgustosa. Sul punto di lasciarci il mio ultimo dollaro in quell'avventura, ero ancora lì che mi annoiavo. E così profondamente che mi rifiutai persino di prendere in esame gli espedienti più urgenti. Siamo per natura così superficiali, che soltanto le distrazioni ci possono impedire davvero di morire. Quanto a me, mi avvicinavo al cinema con un fervore disperato. Uscendo dalle tenebre deliranti del mio albergo tentavo ancora qualche escursione tra le alte strade d'intorno, carnevale insipido di case con le vertigini. La mia spossatezza si aggravava davanti a quelle distese di facciate, quella monotonia gonfia di selciati, di mattoni e arcate all'infinito e di commercio su commercio, questo cancro del mondo, sfolgorante nelle réclames ammiccanti e pustolose. Centomila menzogne farneticanti. Dalla parte del fiume, ho percorso altre stradine, e ancora stradine, le cui dimensioni diventavano abbastanza normali, come a dire che si sarebbe potuto per esempio dal marciapiede dove stavo spaccare tutti i vetri di un unico edificio di fronte. Le zaffate d'una frittura ininterrotta invadevano quei quartieri, i negozi non esponevano più fuori la merce a causa dei furti. Tutto mi ricordava i dintorni del mio ospedale a Villejuif, anche i bambini dalle grosse ginocchia storte lungo i marciapiedi e anche gli organetti degli ambulanti. Sarei restato là con loro, ma i poveri non mi avrebbero mica sfamato e per di più li avrei sempre avuti tutti quanti sotto gli occhi, sempre e la loro troppa miseria mi faceva paura. Così alla fine sono tornato verso la citalta. « Stronzo! mi dicevo allora. In verità, sei uno senza risorse! » Bisogna rassegnarsi a conoscersi ogni giorno un po' meglio, dal momento che vi manca il coraggio di finirla con i vostri piagnistei una volta per tutte. Un tram costeggiava le rive dell'Hudson andando verso il centro della città, una vecchia vettura che vibrava con tutte le sue ruote e la sua carcassa spaventata. Ci metteva un ora buona a fare il suo percorso. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 137

Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />

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Avevano fatto bene i compagni <strong>della</strong> g<strong>al</strong>era a cantarmele chiare.<br />

Tuttavia, il coraggio continuava a non tornarmi.<br />

Avevo un bel riprendere dosi su dosi di cinema, qua e là, ma era proprio il minimo per<br />

ricuperare lo slancio che mi ci voleva per un passeggiata o due.<br />

Niente di più.<br />

In Africa, avevo certo conosciuto un genere di sol<strong>it</strong>udine abbastanza feroce, ma l'isolamento in<br />

quel formicaio americano prendeva una piega ancora più opprimente.<br />

Sempre avevo temuto d'essere pressoché vuoto, di non avere insomma <strong>al</strong>cuna seria ragione per<br />

esistere.<br />

Adesso davanti ai fatti ero proprio certo del mio nulla individu<strong>al</strong>e.<br />

In quell'ambiente troppo diverso da quello in cui coltivavo le mie meschine ab<strong>it</strong>udini, mi ero<br />

come dissolto <strong>al</strong>l'istante.<br />

Mi sentivo vicinissimo <strong>al</strong>la non esistenza, semplicemente.<br />

Così, lo scoprivo, da quando avevano smesso di parlarmi di cose familiari, nulla più m'impediva<br />

di sprofondare in una sorta di noia irresistibile, in una sorta di dolciastra, spaventevole catastrofe<br />

spir<strong>it</strong>u<strong>al</strong>e.<br />

Una cosa disgustosa.<br />

Sul punto di lasciarci il mio ultimo dollaro in quell'avventura, ero ancora lì che mi annoiavo.<br />

E così profondamente che mi rifiutai persino di prendere in esame gli espedienti più urgenti.<br />

Siamo per natura così superfici<strong>al</strong>i, che soltanto le distrazioni ci possono impedire davvero di<br />

morire.<br />

Quanto a me, mi avvicinavo <strong>al</strong> cinema con un fervore disperato.<br />

Uscendo d<strong>al</strong>le tenebre deliranti del mio <strong>al</strong>bergo tentavo ancora qu<strong>al</strong>che escursione tra le <strong>al</strong>te strade<br />

d'intorno, carnev<strong>al</strong>e insipido di case con le vertigini.<br />

La mia spossatezza si aggravava davanti a quelle distese di facciate, quella monotonia gonfia di<br />

selciati, di mattoni e arcate <strong>al</strong>l'infin<strong>it</strong>o e di commercio su commercio, questo cancro del mondo,<br />

sfolgorante nelle réclames ammiccanti e pustolose.<br />

Centomila menzogne farneticanti.<br />

D<strong>al</strong>la parte del fiume, ho percorso <strong>al</strong>tre stradine, e ancora stradine, le cui dimensioni diventavano<br />

abbastanza norm<strong>al</strong>i, come a dire che si sarebbe potuto per esempio d<strong>al</strong> marciapiede dove stavo<br />

spaccare tutti i vetri di un unico edificio di fronte.<br />

Le zaffate d'una fr<strong>it</strong>tura ininterrotta invadevano quei quartieri, i negozi non esponevano più fuori<br />

la merce a causa dei furti.<br />

Tutto mi ricordava i dintorni del mio osped<strong>al</strong>e a Villejuif, anche i bambini d<strong>al</strong>le grosse ginocchia<br />

storte lungo i marciapiedi e anche gli organetti degli ambulanti.<br />

Sarei restato là con loro, ma i poveri non mi avrebbero mica sfamato e per di più li avrei sempre<br />

avuti tutti quanti sotto gli occhi, sempre e la loro troppa miseria mi faceva paura.<br />

Così <strong>al</strong>la fine sono tornato verso la c<strong>it</strong>tà <strong>al</strong>ta.<br />

« Stronzo! mi dicevo <strong>al</strong>lora.<br />

In ver<strong>it</strong>à, sei uno senza risorse! » Bisogna rassegnarsi a conoscersi ogni giorno un po' meglio, d<strong>al</strong><br />

momento che vi manca il coraggio di finirla con i vostri piagnistei una volta per tutte.<br />

Un tram costeggiava le rive dell'Hudson andando verso il centro <strong>della</strong> c<strong>it</strong>tà, una vecchia vettura<br />

che vibrava con tutte le sue ruote e la sua carcassa spaventata.<br />

Ci metteva un ora buona a fare il suo percorso.<br />

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