Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it

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28.05.2013 Views

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ pantaloni e di zafferano tritato. Del tempo, del passato e ancora del tempo e poi venne un momento in cui subii una quantità di choc e nuove revulsioni e poi di scosse più regolari, di quelle che ti cullano... Coricato, lo ero ancora di sicuro, ma questa volta su una materia in movimento. Mi lasciavo andare e poi vomitavo e mi risvegliavo ancora e mi riaddormentavo. Era in mare. Stracco morto come mi sentivo avevo appena la forza di percepire il nuovo odore di cordame e di catrame. Faceva fresco nel recesso ballonzolante in cui ero stivato proprio sopra un oblò spalancato. Mi avevano lasciato tutto solo. Il viaggio evidentemente continuava... Ma quale? Sentivo dei passi sul ponte, un ponte in legno, sopra il mio naso e delle voci e le onde che venivano a sciabordare e a rompersi contro le fiancate. E' molto raro che la vita torni al vostro capezzale, ovunque voi siate, in un modo che non abbia la forma di uno sporco scherzo da prete. Quello che m'avevano giocato i tipi di San Tapeta poteva bastare. Non avevano forse profittato del mio stato per vendermi scassato com'ero all'armamento di una galera? Un bella galera, in fede mia, lo ammetto, alta di fiancata, ben munita di remi, coronata di belle vele porpora, un castello di poppa dorato, una nave che era tutto quel che c'era di imbottito nelle sale per ufficiali, con a prua un superbo ritratto a olio di fegato di merluzzo raffigurante l'Infanta Combitta in abbigliamento da polo. Patrocinava, mi spiegarono poi, l'Altezza Reale, col suo nome, le sue tettone e il suo onore reale il naviglio che ci trasportava. Era lusinghíero. Dopo tutto, meditavo io a proposito della mia avventura, se resto a San Tapeta, continuo a essere malato come un cane, gira tutto e sarei sicuramente crepato da quel prete o dove i negri m'avevano piazzato... Ritornare a Fort-Gono? Non me li schivavo allora i miei quindici anni con la faccenda dei conti... Qui almeno ci si muoveva e questo era già una speranza. A pensarci, 'sto capitano dell'Infanta Combitta aveva avuto un bel coraggio a comperarmi, anche a basso prezzo dal mio prete al momento di levare l'àncora. Rischiava tutti i suoi soldi in quella transazione il capitano. Avrebbe potuto perdere tutto... Aveva speculato sulla benefica azione dell'aria di mare per rimettermi in sesto. Meritava la sua ricompensa. Stava per guadagnarci visto che mi sentivo già meglio e lo trovai contento. Deliravo ancora parecchio ma con una certa logica... Da quando cominciai ad aprire gli occhi venne spesso a trovarmi nel mio stesso bugigattolo, e adorno del suo cappello piumato, il capitano. Mi appariva in quel modo. Si divertiva alquanto a vedere che cercavo di sollevarmi sul saccone malgrado la febbre che mi attanagliava. Vomitavo. « Presto, su, cacasotto, che remerai con gli altri! » mi predisse lui. Era gentile da parte sua, e scoppiava a ridere dandomi dei piccoli colpi di frustino, ma comunque amichevoli, e sulla nuca, non sulle chiappe. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 122

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ Voleva che mi divertissi anch'io, che mi rallegrassi con lui del buon affare che aveva concluso comperandomi. Il mangiare di bordo mi sembrò accettabilissimo. Non la smettevo di farfugliare. Rapidamente, come aveva predetto il capitano, mi ritrovai con abbastanza forze per andare a remare di quando in quando con i compagni. Ma dove ce n'erano dieci di soci ne vedevo cento: le traveggole. Ci si stancava poco comunque durante quella traversata perché navigavamo la più parte del tempo con le vele. La nostra condizione nei sottoponti non era affatto più nauseabonda di quella dei normali viaggiatori di terza classe in un vagone della domenica e meno pericolosa di quella che avevo affrontato a bordo dell'Amiral-Bragueton per venire. Avemmo sempre vento fresco durante quel passaggio dall'est all'ovest dell'Atlantico. La temperatura s'abbassò. Non ci si lamentava affatto nei sottoponti. Trovavamo solo che era un po' lunga. Quanto a me, me ne ero già fatti di spettacoli di mare e di foresta per l'eternità. Avrei proprio voluto chiedere dei particolari al capitano sui fini e i mezzi della nostra navigazione, ma da quando andavo decisamente meglio, lui aveva smesso di interessarsi della mia sorte. E poi vaneggiavo comunque troppo per una conversazione. Lo vedevo solo di lontano, come un vero padrone. A bordo, fra i galeotti, mi misi a cercare Robinson e a più riprese durante la notte, in pieno silenzio, lo chiamai ad alta voce. Nessuno rispose salvo qualche ingiuria e minaccia: la Ciurma. Tuttavia, più riflettevo sui dettagli e le circostanze della mia avventura più mi sembrava probabile che glielo avessero fatto anche a lui il colpo di San Tapeta. Solo che Robinson adesso doveva remare su un'altra galera. I negri della foresta dovevano essere tutti nel commercio e nel combino. A ognuno il suo giro, era regolare. Bisogna pur vivere e prenderle per venderle le cose e le persone che non si mangiano sùbito. La relativa gentilezza degli indigeni nei miei confronti si spiegava nel più sordido dei modi. L'Infanta Combitta viaggiò ancora per settimane e settimane attraverso i cavalloni atlantici, tra un mal di mare e un accesso, e poi una bella sera tutto s'è calmato intorno a noi. Non avevo più il delirio. Ci crogiolavamo intorno all'àncora. L'indomani al risveglio, capimmo aprendo gli oblò che eravamo arrivati a destinazione. Era la fine del mondo come spettacolo! Come sorpresa, non era male. Attraverso la bruma, era così stupefacente quello che si scopriva all'improvviso che noi all'inizio rifiutammo di crederci e poi comunque quando fummo in pieno davanti alle cose, ognuno dei galeotti che eravamo s'è messo proprio a ridere, vedendo quello, dritto davanti a noi... Figuratevi che era in piedi la loro città, assolutamente diritta. New York è una città in piedi. Ne avevamo già viste noi di città, sicuro, e anche belle, e di porti e di quelli anche famosi. Ma da noi, si sa, sono sdraiate le città, in riva al mare o sui fiumi, si allungano sul paesaggio, ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 123

Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />

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pant<strong>al</strong>oni e di zafferano tr<strong>it</strong>ato.<br />

Del tempo, del passato e ancora del tempo e poi venne un momento in cui subii una quant<strong>it</strong>à di<br />

choc e nuove revulsioni e poi di scosse più regolari, di quelle che ti cullano...<br />

Coricato, lo ero ancora di sicuro, ma questa volta su una materia in movimento.<br />

Mi lasciavo andare e poi vom<strong>it</strong>avo e mi risvegliavo ancora e mi riaddormentavo.<br />

Era in mare. Stracco morto come mi sentivo avevo appena la forza di percepire il nuovo odore di<br />

cordame e di catrame.<br />

Faceva fresco nel recesso b<strong>al</strong>lonzolante in cui ero stivato proprio sopra un oblò sp<strong>al</strong>ancato.<br />

Mi avevano lasciato tutto solo.<br />

Il viaggio evidentemente continuava...<br />

Ma qu<strong>al</strong>e? Sentivo dei passi sul ponte, un ponte in legno, sopra il mio naso e delle voci e le onde<br />

che venivano a sciabordare e a rompersi contro le fiancate.<br />

E' molto raro che la v<strong>it</strong>a torni <strong>al</strong> vostro capezz<strong>al</strong>e, ovunque voi siate, in un modo che non abbia<br />

la forma di uno sporco scherzo da prete.<br />

Quello che m'avevano giocato i tipi di San Tapeta poteva bastare.<br />

Non avevano forse prof<strong>it</strong>tato del mio stato per vendermi scassato com'ero <strong>al</strong>l'armamento di una<br />

g<strong>al</strong>era? Un bella g<strong>al</strong>era, in fede mia, lo ammetto, <strong>al</strong>ta di fiancata, ben mun<strong>it</strong>a di remi, coronata di<br />

belle vele porpora, un castello di poppa dorato, una nave che era tutto quel che c'era di imbott<strong>it</strong>o<br />

nelle s<strong>al</strong>e per uffici<strong>al</strong>i, con a prua un superbo r<strong>it</strong>ratto a olio di fegato di merluzzo raffigurante<br />

l'Infanta Comb<strong>it</strong>ta in abbigliamento da polo.<br />

Patrocinava, mi spiegarono poi, l'Altezza Re<strong>al</strong>e, col suo nome, le sue tettone e il suo onore re<strong>al</strong>e il<br />

naviglio che ci trasportava.<br />

Era lusinghíero.<br />

Dopo tutto, med<strong>it</strong>avo io a propos<strong>it</strong>o <strong>della</strong> mia avventura, se resto a San Tapeta, continuo a essere<br />

m<strong>al</strong>ato come un cane, gira tutto e sarei sicuramente crepato da quel prete o dove i negri<br />

m'avevano piazzato...<br />

R<strong>it</strong>ornare a Fort-Gono? Non me li schivavo <strong>al</strong>lora i miei quindici anni con la faccenda dei conti...<br />

Qui <strong>al</strong>meno ci si muoveva e questo era già una speranza.<br />

A pensarci, 'sto cap<strong>it</strong>ano dell'Infanta Comb<strong>it</strong>ta aveva avuto un bel coraggio a comperarmi, anche a<br />

basso prezzo d<strong>al</strong> mio prete <strong>al</strong> momento di levare l'àncora.<br />

Rischiava tutti i suoi soldi in quella transazione il cap<strong>it</strong>ano.<br />

Avrebbe potuto perdere tutto...<br />

Aveva speculato sulla benefica azione dell'aria di mare per rimettermi in sesto.<br />

Mer<strong>it</strong>ava la sua ricompensa.<br />

Stava per guadagnarci visto che mi sentivo già meglio e lo trovai contento.<br />

Deliravo ancora parecchio ma con una certa logica...<br />

Da quando cominciai ad aprire gli occhi venne spesso a trovarmi nel mio stesso bugigattolo, e<br />

adorno del suo cappello piumato, il cap<strong>it</strong>ano.<br />

Mi appariva in quel modo.<br />

Si divertiva <strong>al</strong>quanto a vedere che cercavo di sollevarmi sul saccone m<strong>al</strong>grado la febbre che mi<br />

attanagliava.<br />

Vom<strong>it</strong>avo. « Presto, su, cacasotto, che remerai con gli <strong>al</strong>tri! » mi predisse lui.<br />

Era gentile da parte sua, e scoppiava a ridere dandomi dei piccoli colpi di frustino, ma comunque<br />

amichevoli, e sulla nuca, non sulle chiappe.<br />

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