Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it
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Louis Ferdinand Celine “Viaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ lagnarsi da noi, là, vicinissimo a lei. A partire dal quarto giorno, non cercavo nemmeno di riconoscere il reale fra le assurdità della febbre che mi entravano nella testa le une nelle altre, insieme a brandelli di gente e pezzi di decisioni e scoraggiamenti che non finivano più. Ma comunque, doveva pur esistere, mi dico oggi, quando ci penso, quel bianco barbuto che incontrammo un mattino su un promontorio di sassi alla congiunzione di due fiumi? E anche quel sentire un enorme fracasso molto vicino a una cataratta. Era un tipo del genere di Alcide, ma da sergente spagnolo. Eravamo appena passati a forza d'andare a quel modo da un sentiero all'altro, bene o male, nella colonia di Rio del Rio, antico possedimento della Corona di Castiglia. Questo spagnolo povero militare, possedeva una capanna pure lui. S'è divertito un mondo, mi pare, quando gli ebbi raccontato tutte le mie disgrazie e quel che ne avevo fatto, io, della mia capanna! La sua, è vero, si presentava un po' meglio, ma non tanto. Il tormento speciale che aveva lui, erano le formiche rosse. Avevano scelto di passare, per la loro migrazione annuale, giusto attraverso la capanna, le troiette, e non la smettevano di passare da più di due mesi. Occupavano quasi tutto lo spazio; si faceva fatica a girarsi e poi, se le disturbavi, ti pizzicavano forte. Fu immensamente felice che gli ho dato il mio spezzatino perché mangiava solo pomodoro, lui, da tre anni. Avevo niente da dire. Ne aveva già consumato, mi fece sapere lui, più di tremila scatole da solo. Stanco di cucinarsele in altro modo, adesso se le sorbiva nel modo più semplice del mondo attraverso due forellini praticati nel coperchio, come delle uova. Le formiche rosse, appena lo seppero, che c'erano delle conserve nuove, montarono la guardia intorno al suo spezzatino. Si sarebbe mica potuto lasciare una sola scatola in giro, già cominciata, loro avrebbero fatto entrare l'intera razza delle formiche rosse nella capanna. Niente di più comunista. E quelle si sarebbero sbafate anche lo spagnolo. Seppi dal mio ospite che la capitale di Rio del Rio si chiamava San Tapeta, città e porto celebre su tutta la costa e anche oltre, per l'armamento di galere di lungo corso. La pista che noi seguivamo portava lì esattamente: era la strada, ci bastava continuare così per tre giorni e tre notti ancora. Solo per curarmi il delirio, domandai allo spagnolo se non conosceva alle volte qualche buona medicina indigena che m'avrebbe rimesso in sesto. La testa mi lavorava che era un disastro. Ma lui non voleva sentir parlare di quegli affari lì. Per un colonizzatore spagnolo era anche stranamente africanofobo, al punto che si rifiutava di servirsi al gabinetto, quando ci andava, delle foglie di banano e teneva a portata di mano, ritagliata per quell'uso, tutta una pila del « Boletin de Asturias », apposta. Non leggeva più nemmeno il giornale, proprio come Alcide, lo stesso. Dopo tre anni che viveva là, solo con le formiche, qualche piccola mania e i suoi vecchi giornali, e poi anche con quel terribile accento spagnolo che è come una specie di seconda persona tanto è ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 120
Louis Ferdinand Celine “Viaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ forte, era difficile riuscire a stuzzicarlo. Quando insultava i negri era come un uragano per esempio, Alcide non esisteva al suo confronto in fatto di urlate. Finii per cedergli tutto il mio spezzatino a 'sto spagnolo tanto mi piaceva. Per sdebitarsi lui mi rilasciò un bellissimo passaporto su carta filigranata con le insegne di Castiglia con una di quelle firme così lavorate che gli ci vollero per la minuziosa esecuzione dieci minuti buoni. Per San Tapeta, non ci si poteva dunque sbagliare, aveva detto il vero, era proprio sempre diritto. Non so più come ci arrivammo, ma sono sicuro di una cosa, che mi affidarono appena arrivati nelle mani di un prete che mi sembrò così mal messo che sentirmelo a fianco mi ridiede come una specie di coraggio comparato. Non per molto. La città di San Tapeta era attaccata sul fianco di una rupe proprio davanti al mare, e verde che bisognava vedere come. Un magnifico spettacolo, senza dubbio, visto dalla rada, qualcosa di sontuoso, di lontano, ma da vicino solo carni sovraffaticate come a Fort-Gono, e che non finivano nemmeno quelle di far pustole e cuocere. Quanto ai negri della mia piccola carovana, in un momento di lucidità li congedai. Avevano traversato un gran pezzo di foresta e temevano al ritorno per la loro vita, dicevano loro. Ci piangevano in anticipo lasciandomi, ma la forza di compiangerli a me mi mancava. Avevo troppo sofferto e troppo sudato. E non la finiva. Per quel che mi ricordo, un sacco d'esseri gracchianti di cui quell'agglomerato era indubbiamente assai popolato, venne giorno e notte da quel momento ad affaccendarsi attorno alla mia cuccia che era stata sistemata appositamente nel presbiterio, le distrazioni erano rare a San Tapeta. Il prete mi riempiva di tisane, una lunga croce dorata gli oscillava sul ventre e dalle profondità della sua sottana saliva quando si avvicinava al mio capezzale un gran tinnire di monete. Ma non era più questione di conversare con la gente, il solo balbettare già mi sfiancava oltre ogni dire. Credevo proprio che era finita, cercavo di guardare ancora un po' di quel che si poteva scorgere di questo mondo dalla finestra del prete. Non oserei affermare che oggi possa descrivere quei giardini senza commettere grossolani errori di fantasia. Di sole, questo è sicuro che ce n'era, sempre lo stesso, come se vi aprissero una grossa caldaia sempre in piena faccia e poi, sotto, ancora sole e quegli alberi insensati, e ancora dei viali, quelle specie di lattughe rigogliose come querce e quei tipi di denti di leone che ne basterebbero tre o quattro per farne un bel castagno dei nostri normali. Aggiungeteci un rospo o due nel mucchio, pesanti come degli spaniel e che trottano al riparo da un cespuglio all altro. E' con gli odori che finiscono gli esseri, i paesi e le cose. Tutte le avventure se ne vanno per il naso. Ho chiuso gli occhi perché davvero non potevo più aprirli. Allora l'odore acre dell' Africa, notte dopo notte s'è attenuato. Mi riuscì sempre più difficile ritrovare il suo pesante miscuglio di terra morta, di cavallo dei ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 121
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Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />
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forte, era difficile riuscire a stuzzicarlo.<br />
Quando insultava i negri era come un uragano per esempio, Alcide non esisteva <strong>al</strong> suo confronto<br />
in fatto di urlate.<br />
Finii per cedergli tutto il mio spezzatino a 'sto spagnolo tanto mi piaceva.<br />
Per sdeb<strong>it</strong>arsi lui mi rilasciò un bellissimo passaporto su carta filigranata con le insegne di<br />
Castiglia con una di quelle firme così lavorate che gli ci vollero per la minuziosa esecuzione dieci<br />
minuti buoni.<br />
Per San Tapeta, non ci si poteva dunque sbagliare, aveva detto il vero, era proprio sempre dir<strong>it</strong>to.<br />
Non so più come ci arrivammo, ma sono sicuro di una cosa, che mi affidarono appena arrivati<br />
nelle mani di un prete che mi sembrò così m<strong>al</strong> messo che sentirmelo a fianco mi ridiede come<br />
una specie di coraggio comparato.<br />
Non per molto.<br />
La c<strong>it</strong>tà di San Tapeta era attaccata sul fianco di una rupe proprio davanti <strong>al</strong> mare, e verde che<br />
bisognava vedere come.<br />
Un magnifico spettacolo, senza dubbio, visto d<strong>al</strong>la rada, qu<strong>al</strong>cosa di sontuoso, di lontano, ma da<br />
vicino solo carni sovraffaticate come a Fort-Gono, e che non finivano nemmeno quelle di far<br />
pustole e cuocere.<br />
Quanto ai negri <strong>della</strong> mia piccola carovana, in un momento di lucid<strong>it</strong>à li congedai.<br />
Avevano traversato un gran pezzo di foresta e temevano <strong>al</strong> r<strong>it</strong>orno per la loro v<strong>it</strong>a, dicevano loro.<br />
Ci piangevano in anticipo lasciandomi, ma la forza di compiangerli a me mi mancava.<br />
Avevo troppo sofferto e troppo sudato.<br />
E non la finiva.<br />
Per quel che mi ricordo, un sacco d'esseri gracchianti di cui quell'agglomerato era indubbiamente<br />
assai popolato, venne giorno e <strong>notte</strong> da quel momento ad affaccendarsi attorno <strong>al</strong>la mia cuccia<br />
che era stata sistemata appos<strong>it</strong>amente nel presb<strong>it</strong>erio, le distrazioni erano rare a San Tapeta.<br />
Il prete mi riempiva di tisane, una lunga croce dorata gli oscillava sul ventre e d<strong>al</strong>le profond<strong>it</strong>à<br />
<strong>della</strong> sua sottana s<strong>al</strong>iva quando si avvicinava <strong>al</strong> mio capezz<strong>al</strong>e un gran tinnire di monete.<br />
Ma non era più questione di conversare con la gente, il solo b<strong>al</strong>bettare già mi sfiancava oltre ogni<br />
dire.<br />
Credevo proprio che era fin<strong>it</strong>a, cercavo di guardare ancora un po' di quel che si poteva scorgere<br />
di questo mondo d<strong>al</strong>la finestra del prete.<br />
Non oserei affermare che oggi possa descrivere quei giardini senza commettere grossolani errori<br />
di fantasia.<br />
Di sole, questo è sicuro che ce n'era, sempre lo stesso, come se vi aprissero una grossa c<strong>al</strong>daia<br />
sempre in piena faccia e poi, sotto, ancora sole e quegli <strong>al</strong>beri insensati, e ancora dei vi<strong>al</strong>i, quelle<br />
specie di lattughe rigogliose come querce e quei tipi di denti di leone che ne basterebbero tre o<br />
quattro per farne un bel castagno dei nostri norm<strong>al</strong>i.<br />
Aggiungeteci un rospo o due nel mucchio, pesanti come degli spaniel e che trottano <strong>al</strong> riparo da<br />
un cespuglio <strong>al</strong>l <strong>al</strong>tro.<br />
E' con gli odori che finiscono gli esseri, i paesi e le cose.<br />
Tutte le avventure se ne vanno per il naso.<br />
Ho chiuso gli occhi perché davvero non potevo più aprirli.<br />
Allora l'odore acre dell' Africa, <strong>notte</strong> dopo <strong>notte</strong> s'è attenuato.<br />
Mi riuscì sempre più difficile r<strong>it</strong>rovare il suo pesante miscuglio di terra morta, di cav<strong>al</strong>lo dei<br />
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