Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it

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28.05.2013 Views

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ pizzicato a zonzo, credo proprio che m'avrebbero conciato per le feste. Mi avrebbero giudicato la sera stessa, in tutta fretta, alla buona, nell'aula di una scuola sbaraccata. Ce n'erano molte di aule vuote, dappertutto dove passavamo. Avrebbero giocato alla giustizia con me come si gioca quando il maestro è via. I graduati sulla predella, seduti, io in piedi, manette ai polsi davanti ai banchi. Al mattino, mi avrebbero fucilato: dodici palle più una. Allora? E ripensavo ancora al colonnello, prode come era quell'uomo lì, con la corazza, l'elmo e i baffi, l'avrebbero fatto vedere che passeggiava come l'avevo visto io, sotto le palle e le granate, in un music-hall, era uno spettacolo da riempire l'Alhambra di allora, avrebbe oscurato Fragson che pure all'epoca di cui vi parlo era una vedette fantastica. Ecco quel che mi pensavo, io. Abbasso i cuori! mi pensavo io. Dopo ore e ore di marcia furtiva e prudente, ho infine scorto i nostri soldati davanti a una borgata di cascine. Era un nostro avamposto. Quello di uno squadrone che era sistemato lì. Neanche un morto tra loro, mi annunciano quelli. Tutti vivi! E io che avevo la grande notizia: «Il colonnello è morto!», gli gridai io, quando fui abbastanza vicino alla postazione. «Mica sono i colonnelli che mancano», mi rispose il brigadiere Pistil, a brutto muso, lui che stava appunto di guardia e anche di corvé. « E in attesa che lo sostituiscono il colonnello, va' un po', eh bidonista, dritto alla distribuzione della sfilosa con Empouille e Kerdoncuff e poi, prendete due sacchi ciascuno, è dietro la chiesa che succede... Che si vede laggiù... E poi fatevi mica rifilare ancora solo ossi come ieri, e poi cercate di muovere le chiappe per tornare a squadra prima di notte, farabutti! » Abbiam dunque ripreso la strada tutti e tre. « Gli racconterò più niente in avvenire », mi dicevo io, scocciato. Vedevo bene che non valeva la pena di raccontargli niente a quelli là, che un dramma come l'avevo visto io, era semplicemente sprecato per degli schifosi del genere! Che era troppo tardi perché 'sta roba interessi ancora. E dire che otto giorni prima ne avrebbero messe di sicuro quattro colonne sui giornali, e la mia fotografia per la morte di un colonnello com'era andata. Idioti. Era dunque in un prato d'agosto che distribuivano tutta la carne per il reggimento, - ombreggiato di ciliegi e già bruciato dall'estate morente. Su dei sacchi e dei teli di tenda stesi per largo e sull'erba stessa, ce n'era per dei chili e chili di trippe in bella vista, di grasso a falde gialle e pallide, montoni sventrati con gli organi alla rinfusa, che gocciolavano in ruscelletti ingegnosi nel verde d'intorno, un bue intero sezionato in due, appeso all'albero, e sul quale s' accanivano ancora bestemmiando i quattro macellai del reggimento per cavargli pezzi di rigaglie. Baccagliavano duro fra drappelli a proposito del grasso, e dei rognoni soprattutto, in mezzo alle mosche come se ne vedono in quei momenti, importanti e musicali come piccoli uccelli. E poi sangue ancora e dappertutto, per l'erba, in pozze molli e confluenti che cercavano la pendenza giusta. Ammazzavano l'ultimo maiale qualche passo più in là. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 12

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ Già quattro uomini e un macellaio si disputavano certe trippe future. « Sei te eh venduto! che ieri ti sei ciuffato la lombata!... » Ho fatto ancora in tempo a gettare due o tre occhiate su quella controversia alimentare, mentre mi appoggiavo contro un albero, e ho dovuto cedere a un'immensa voglia di vomitare e mica un po', fino a svenire. Mi hanno riportato fino agli alloggiamenti su una barella, ma non senza profittare dell'occasione per barbarmi i miei sacchi in tela cerata. Mi sono risvegliato in un altro cicchetto del brigadiere. La guerra non passava. Capita di tutto, e a me capitò di diventare brigadiere verso la fine di quello stesso mese d'agosto. Mi mandavano spesso con cinque uomini, in collegamento, agli ordini del generale des Entrayes. Quel comandante era di taglia piccola, taciturno e non sembrava a prima vista né crudele né eroico. Ma bisognava diffidare... Sembrava preferire su ogni altra cosa i piccoli piaceri. Ci pensava proprio ininterrottamente ai suoi agi, e anche se eravamo occupati a battere in ritirata da più di un mese, strapazzava comunque tutti se il suo attendente non gli trovava mica all'arrivo di ogni tappa, in ogni nuovo alloggiamento, un letto bello pulito e una cucina attrezzata alla moderna. Al capo di stato maggiore, con i suoi quattro galloni, questa smania di confort gli dava un bello sgobbo. Le esigenze domestiche del generale des Entrayes lo indispettivano. Soprattutto perché lui, giallo, gastritico al massimo e stitico, era per nulla portato al cibo. Gli toccava comunque mangiare le sue uova alla coque alla tavola del generale e sorbirsi in quella occasione le sue doglianze. O sei un soldato o non lo sei. Comunque, non arrivavo a compiangerlo perché era un grandissimo porco come ufficiale. Giudicate voi. Quando noi ci eravamo trascinati fino a sera per strade e colline, campi d'erba medica e di carote, si finiva comunque col fermarci perché il nostro generale potesse coricarsi da qualche parte. Gli cercavamo, e gli trovavamo, un villaggio tranquillo, ben riparato, dove le truppe non s'erano ancora accampate o se ce n'erano già nel villaggio di truppe, sbaraccavano in fretta, le sbattevamo fuori, in tutta semplicità; all'aria aperta, anche se avevano già formato i fasci. Il villaggio era riservato esclusivamente allo stato maggiore, ai suoi cavalli, alle sue cucine, ai suoi bagagli, e anche a quel porcaccione del comandante. Si chiamava Pinçon 'sto maiale, il comandante Pinçon. Spero che a quest'ora sia proprio crepato (e non di morte tranquilla). Ma in quel momento, di cui parlo, era ancora sconciamente vivo il Pinçon. Ci riuniva tutte le sere, noi del collegamento e poi allora ci strapazzava un bel po' per rimetterci in riga e cercare di risvegliare i nostri ardori. Ci mandava tutti al diavolo, noi che ci eravamo trascinati tutta la giornata dietro il generale. Piede a terra! A cavallo! A ripiede! Così per portargli gli ordini, di qui, di là. Avremmo fatto meglio ad annegarci quand'era finita. Sarebbe stato più pratico per tutti. « Andatevene tutti! Raggiungete i vostri reggimenti! E sbrigarsi! ecco che ti berciava. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 13

Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />

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pizzicato a zonzo, credo proprio che m'avrebbero conciato per le feste.<br />

Mi avrebbero giudicato la sera stessa, in tutta fretta, <strong>al</strong>la buona, nell'aula di una scuola sbaraccata.<br />

Ce n'erano molte di aule vuote, dappertutto dove passavamo.<br />

Avrebbero giocato <strong>al</strong>la giustizia con me come si gioca quando il maestro è via.<br />

I graduati sulla pre<strong>della</strong>, seduti, io in piedi, manette ai polsi davanti ai banchi.<br />

Al mattino, mi avrebbero fucilato: dodici p<strong>al</strong>le più una.<br />

Allora? E ripensavo ancora <strong>al</strong> colonnello, prode come era quell'uomo lì, con la corazza, l'elmo e i<br />

baffi, l'avrebbero fatto vedere che passeggiava come l'avevo visto io, sotto le p<strong>al</strong>le e le granate, in<br />

un music-h<strong>al</strong>l, era uno spettacolo da riempire l'Alhambra di <strong>al</strong>lora, avrebbe oscurato Fragson che<br />

pure <strong>al</strong>l'epoca di cui vi parlo era una vedette fantastica.<br />

Ecco quel che mi pensavo, io.<br />

Abbasso i cuori! mi pensavo io.<br />

Dopo ore e ore di marcia furtiva e prudente, ho infine scorto i nostri soldati davanti a una borgata<br />

di cascine.<br />

Era un nostro avamposto.<br />

Quello di uno squadrone che era sistemato lì.<br />

Neanche un morto tra loro, mi annunciano quelli.<br />

Tutti vivi! E io che avevo la grande notizia: «Il colonnello è morto!», gli gridai io, quando fui<br />

abbastanza vicino <strong>al</strong>la postazione. «Mica sono i colonnelli che mancano», mi rispose il brigadiere<br />

Pistil, a brutto muso, lui che stava appunto di guardia e anche di corvé.<br />

« E in attesa che lo sost<strong>it</strong>uiscono il colonnello, va' un po', eh bidonista, dr<strong>it</strong>to <strong>al</strong>la distribuzione<br />

<strong>della</strong> sfilosa con Empouille e Kerdoncuff e poi, prendete due sacchi ciascuno, è dietro la chiesa<br />

che succede...<br />

Che si vede laggiù...<br />

E poi fatevi mica rifilare ancora solo ossi come ieri, e poi cercate di muovere le chiappe per<br />

tornare a squadra prima di <strong>notte</strong>, farabutti! » Abbiam dunque ripreso la strada tutti e tre.<br />

« Gli racconterò più niente in avvenire », mi dicevo io, scocciato.<br />

Vedevo bene che non v<strong>al</strong>eva la pena di raccontargli niente a quelli là, che un dramma come<br />

l'avevo visto io, era semplicemente sprecato per degli schifosi del genere! Che era troppo tardi<br />

perché 'sta roba interessi ancora.<br />

E dire che otto giorni prima ne avrebbero messe di sicuro quattro colonne sui giorn<strong>al</strong>i, e la mia<br />

fotografia per la morte di un colonnello com'era andata. Idioti.<br />

Era dunque in un prato d'agosto che distribuivano tutta la carne per il reggimento, - ombreggiato<br />

di ciliegi e già bruciato d<strong>al</strong>l'estate morente.<br />

Su dei sacchi e dei teli di tenda stesi per largo e sull'erba stessa, ce n'era per dei chili e chili di<br />

trippe in bella vista, di grasso a f<strong>al</strong>de gi<strong>al</strong>le e p<strong>al</strong>lide, montoni sventrati con gli organi <strong>al</strong>la rinfusa,<br />

che gocciolavano in ruscelletti ingegnosi nel verde d'intorno, un bue intero sezionato in due,<br />

appeso <strong>al</strong>l'<strong>al</strong>bero, e sul qu<strong>al</strong>e s' accanivano ancora bestemmiando i quattro macellai del<br />

reggimento per cavargli pezzi di rigaglie.<br />

Baccagliavano duro fra drappelli a propos<strong>it</strong>o del grasso, e dei rognoni soprattutto, in mezzo <strong>al</strong>le<br />

mosche come se ne vedono in quei momenti, importanti e music<strong>al</strong>i come piccoli uccelli.<br />

E poi sangue ancora e dappertutto, per l'erba, in pozze molli e confluenti che cercavano la<br />

pendenza giusta.<br />

Ammazzavano l'ultimo mai<strong>al</strong>e qu<strong>al</strong>che passo più in là.<br />

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