Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it
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Louis Ferdinand Celine “Viaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ E poi un bue, e poi si finisce per assassinare la madre. » Cose che tutti abbiamo fatto una gran fatica a sbarazzarcene. Le impari troppo da piccolo, e vengono a terrorizzarti senza scampo, più tardi, nei momenti cruciali. Che debolezze! Per disfarsene si può appena contare sulla forza delle cose. Fortunatamente, è enorme, la forza delle cose. Stando ad aspettare, noi, la fattoria e me, sprofondavamo. Stavamo sparendo nel fango dopo ogni rovescio più vischioso, più spesso. La stagione delle piogge. Quel che ancora ieri aveva l'aria di una roccia, oggi non era che melassa floscia. Dai rami pènduli, l'acqua tiepida ti perseguitava a cascate, si spandeva ovunque nella capanna e intorno come nel letto d'un vecchio fiume abbandonato. Tutto fondeva in polta di cianfrusaglie, speranze e conti e anche nella febbre, umidiccia pure quella. Quella pioggia così densa che ti tappava la bocca quando ti aggrediva come un bavaglio tiepido. Quel diluvio non impediva agli animali di cercarsi, gli usignoli si misero a fare rumore come gli sciacalli. L'anarchia dappertutto e nell'arca, io Noè, rincretinito. Mi sembrò giunto il momento di finirla. Mia madre aveva proverbi solo per l'onestà, diceva anche, me ne ricordai a proposito, quando lei in casa bruciava le vecchie fasciature: « Il fuoco purifica tutto». Uno trova di tutto da sua madre, per tutte le occasioni del Destino. Basta saper scegliere. Arrivò il momento. Le mie selci non erano molto ben scelte, male appuntite, le scintille mi restavano quasi tutte nelle mani. Finalmente, a ogni modo, le prime mercanzie presero fuoco a dispetto dell'umidità. Era uno stock di calzette completamente zuppe. Questo capitava dopo il calar del sole. Le fiamme s'alzarono rapide, impetuose. Gli indigeni del villaggio vennero a radunarsi intorno al focolare, berciando furiosamente. Il caucciù grezzo che aveva comperato Robinson sfrigolava al centro e il suo odore mi ricordava inesorabilmente il famoso incendio della Società dei Telefoni, quai de Grenelle, che eravamo andati a vedere con lo zio Charles, quello che cantava così bene le romanze. L'anno prima dell'Esposizione era capitato, quella Grande, quando ero piccolo. Niente costringe i ricordi a manifestarsi come gli odori e le fiamme. La mia capanna, lei, aveva lo stesso odore. Anche se inzuppata, è bruciata interamente e decisamente, mercanzie e tutto. I conti erano fatti. La foresta si zittì per una volta. Silenzio completo. Si dovevano essere riempiti gli occhi le civette, i leopardi, i rospi e i pappagalli. Ce ne vuole per stupirli. Come noi la guerra. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 118
Louis Ferdinand Celine “Viaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ La foresta poteva tornare adesso a prendersi gli avanzi sotto il suo scroscio di foglie. Non avevo salvato che il mio poco bagaglio, il letto pieghevole, i trecento franchi e beninteso qualche scatola di spezzatino ahimè! per il viaggio. Dopo un'ora d'incendio, non restava quasi niente del mio capanno. Qualche fiammella sotto la pioggia e qualche negro scombinato che trifolava le ceneri con la punta della lancia negli sbuffi di quell'odore fedele a tutte le miserie, odore ritagliato in tutti i disastri del mondo, l'odore della polvere fumante. Non restava che squagliarsela in fretta e furia. Tornare a Fort-Gono, sui miei passi? Cercare di andare là a spiegare la mia condotta e le circostanze di quell'avventura? Esitavo... Non per molto. Non si può spiegare nulla. Il mondo sa solo ucciderti come un dormiente quando si gira, il mondo, su di te, come un dormiente uccide le sue pulci. Ecco quel che sarebbe di sicuro un morire da stupidi, mi dissi io, come tutti cioè. Fidarsi degli uomini è già farsi uccidere un po'. Decisi, malgrado lo stato in cui mi trovavo, di prendere per la foresta davanti a me nella direzione che aveva preso quel Robinson di tutte le disgrazie. Per strada, le bestie della foresta le sentii ancora molto spesso, con i loro lamenti e i loro tremoli e i loro richiami, ma non le vedevo quasi mai, non metto nel conto quel maialino selvatico sul quale una volta c'è mancato poco mettessi il piede nei dintorni del mio riparo. Da quelle raffiche di gridi, richiami, urli, si sarebbe potuto credere che erano là vicinissimi, a centinaia, a migliaia che brulicavano, gli animali. Però quando ti avvicinavi al posto dove strepitavano, più nessuno, a parte quelle grosse faraone blu, impacciate nel loro piumaggio come per nozze e così maldestre quando saltavano tossendo da un ramo all'altro, che si sarebbe detto che gli era appena capitato un accidente. Più basso, sulle muffe del sottobosco, farfalle pesanti e larghe e bordate come delle partecipazioni tremano per la fatica d'aprirsi e poi, più ancora in basso stavamo noi, intenti a sguazzare nella fanga gialla. Avanzavamo solo a gran fatica, soprattutto perché mi portavano in una barella, i negri, confezionata con dei sacchi cuciti pezzo a pezzo. Avrebbero benissimo potuto scaricarmi nel brodo i portatori mentre guadavamo una palude. Perché non l'hanno fatto? L'ho saputo più tardi. Oppure mi avrebbero potuto anche mangiare visto che rientrava nelle loro usanze? Di quando in quando, li interrogavo con la bocca impastata, quei compagni, e sempre mi rispondevano: sì, sì. Non ti contrariavano insomma. Della brava gente. Quando la diarrea mi lasciava un po' di respiro, la febbre mi riprendeva sùbito. Non si può credere come stavo male a fare quella vita. Cominciavo perfino a non vederci più chiaro o piuttosto vedevo tutte le cose in verde. Di notte tutte le bestie della terra venivano ad accerchiare il nostro accampamento, si accendeva un fuoco. E qua e là un grido traversava malgrado tutto l'enorme tendaggio nero che ci soffocava. Una bestia sgozzata che malgrado la sua paura degli uomini e del fuoco arrivava lo stesso a ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 119
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Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />
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E poi un bue, e poi si finisce per assassinare la madre. » Cose che tutti abbiamo fatto una gran<br />
fatica a sbarazzarcene.<br />
Le impari troppo da piccolo, e vengono a terrorizzarti senza scampo, più tardi, nei momenti<br />
cruci<strong>al</strong>i.<br />
Che debolezze! Per disfarsene si può appena contare sulla forza delle cose.<br />
Fortunatamente, è enorme, la forza delle cose.<br />
Stando ad aspettare, noi, la fattoria e me, sprofondavamo.<br />
Stavamo sparendo nel fango dopo ogni rovescio più vischioso, più spesso.<br />
La stagione delle piogge.<br />
Quel che ancora ieri aveva l'aria di una roccia, oggi non era che melassa floscia.<br />
Dai rami pènduli, l'acqua tiepida ti persegu<strong>it</strong>ava a cascate, si spandeva ovunque nella capanna e<br />
intorno come nel letto d'un vecchio fiume abbandonato.<br />
Tutto fondeva in polta di cianfrusaglie, speranze e conti e anche nella febbre, umidiccia pure<br />
quella.<br />
Quella pioggia così densa che ti tappava la bocca quando ti aggrediva come un bavaglio tiepido.<br />
Quel diluvio non impediva agli anim<strong>al</strong>i di cercarsi, gli usignoli si misero a fare rumore come gli<br />
sciac<strong>al</strong>li.<br />
L'anarchia dappertutto e nell'arca, io Noè, rincretin<strong>it</strong>o.<br />
Mi sembrò giunto il momento di finirla.<br />
Mia madre aveva proverbi solo per l'onestà, diceva anche, me ne ricordai a propos<strong>it</strong>o, quando lei<br />
in casa bruciava le vecchie fasciature: « Il fuoco purifica tutto».<br />
Uno trova di tutto da sua madre, per tutte le occasioni del Destino.<br />
Basta saper scegliere.<br />
Arrivò il momento.<br />
Le mie selci non erano molto ben scelte, m<strong>al</strong>e appunt<strong>it</strong>e, le scintille mi restavano quasi tutte nelle<br />
mani.<br />
Fin<strong>al</strong>mente, a ogni modo, le prime mercanzie presero fuoco a dispetto dell'umid<strong>it</strong>à.<br />
Era uno stock di c<strong>al</strong>zette completamente zuppe.<br />
Questo cap<strong>it</strong>ava dopo il c<strong>al</strong>ar del sole.<br />
Le fiamme s'<strong>al</strong>zarono rapide, impetuose.<br />
Gli indigeni del villaggio vennero a radunarsi intorno <strong>al</strong> focolare, berciando furiosamente.<br />
Il caucciù grezzo che aveva comperato Robinson sfrigolava <strong>al</strong> centro e il suo odore mi ricordava<br />
inesorabilmente il famoso incendio <strong>della</strong> Società dei Telefoni, quai de Grenelle, che eravamo<br />
andati a vedere con lo zio Charles, quello che cantava così bene le romanze.<br />
L'anno prima dell'Esposizione era cap<strong>it</strong>ato, quella Grande, quando ero piccolo.<br />
Niente costringe i ricordi a manifestarsi come gli odori e le fiamme.<br />
La mia capanna, lei, aveva lo stesso odore.<br />
Anche se inzuppata, è bruciata interamente e decisamente, mercanzie e tutto.<br />
I conti erano fatti.<br />
La foresta si z<strong>it</strong>tì per una volta.<br />
Silenzio completo.<br />
Si dovevano essere riemp<strong>it</strong>i gli occhi le civette, i leopardi, i rospi e i pappag<strong>al</strong>li.<br />
Ce ne vuole per stupirli.<br />
Come noi la guerra.<br />
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