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Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it

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Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />

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Ma <strong>al</strong>lora di quello, posso dire che me ne aveva lasciato davvero.<br />

Ne ho vom<strong>it</strong>ato delle scatole.<br />

E per arrivare a quel risultato, bisognava però ancora sc<strong>al</strong>darlo.<br />

Questa penuria di fiammiferi mi offrì l'occasione di una piccola distrazione, quella di guardare il<br />

mio cuciniere accendere il fuoco tra due pietre ad acciarino tra le erbe secche.<br />

E'guardandolo fare così che mi venne l'idea.<br />

Aggiungeteci molta febbre, e l'idea che mi venne prese una singolare consistenza.<br />

M<strong>al</strong>grado fossi natur<strong>al</strong>mente m<strong>al</strong>destro, dopo una settimana d'applicazione sapevo anch'io,<br />

proprio come un negro, attizzare il mio focherello fra due pietre acuminate.<br />

Insomma, cominciavo a cavarmela nello stadio prim<strong>it</strong>ivo.<br />

Il fuoco, è il più importante, c'era pure la caccia, ma non avevo ambizione.<br />

Il fuoco di selce mi bastava.<br />

Mi ci eserc<strong>it</strong>avo coscienziosamente.<br />

Non avevo <strong>al</strong>tro da fare, giorno dopo giorno.<br />

Al gioco di ricacciare i bruchi del « secondario » ero diventato molto meno bravo.<br />

Ne schiacciavo molti di bruchi.<br />

Me ne disinteressavo.<br />

Li lasciavo entrare liberamente nella capanna, da amici.<br />

Sopraggiunsero due grandi uragani in successione, il secondo durò tre giorni interi e soprattutto<br />

tre notti.<br />

Si bevve fin<strong>al</strong>mente pioggia in bidone, tiepida è vero, ma comunque...<br />

Le stoffe del piccolo stock si misero a sciogliersi sotto i rovesci, senza r<strong>it</strong>egno, le une nelle <strong>al</strong>tre,<br />

una immonda mercanzia.<br />

Dei negri compiacenti cercarono anche nella foresta dei ciuffi di liane per ormeggiare la capanna<br />

<strong>al</strong> suolo, ma invano, il fogliame delle coperture, <strong>al</strong> minimo vento, si metteva a sbattere follemente<br />

sopra il tetto, come <strong>al</strong>i fer<strong>it</strong>e.<br />

Ci si poté far niente.<br />

Tutto da ridere insomma.<br />

I neri piccoli e grandi si decisero a vivere nel mio sfacelo e con tot<strong>al</strong>e familiar<strong>it</strong>à.<br />

Erano giulivi.<br />

Gran distrazione.<br />

Entravano e uscivano da casa mia (per così dire) come volevano.<br />

Libertà.<br />

Ci scambiammo dei gesti in segno di grande comprensione.<br />

Senza la febbre, mi sarei forse messo a imparare la loro lingua.<br />

Mi mancò il tempo.<br />

Quanto <strong>al</strong> fuoco con le pietre, m<strong>al</strong>grado i miei progressi, non avevo ancora imparato per<br />

accenderlo il loro sistema migliore, quello sbrigativo.<br />

Un sacco di scintille mi s<strong>al</strong>tava ancora negli occhi e questo li faceva proprio sghignazzare i neri.<br />

Quando non ero ad ammuffire di febbre sul mio « smontabile », o a battere il mio accendino<br />

prim<strong>it</strong>ivo, non pensavo che ai conti <strong>della</strong> « Pordurière ».<br />

E strana la fatica che si fa a liberarsi d<strong>al</strong> terrore dei conti irregolari.<br />

Certo, dovevo aver preso quel terrore da mia madre che mi aveva contaminato con le sue<br />

tradizioni: « Si ruba un uovo...<br />

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<strong>Beneinst</strong>.<strong>it</strong> 117

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