giornale del 15 novembre.pdf - Comunicati.net
giornale del 15 novembre.pdf - Comunicati.net
giornale del 15 novembre.pdf - Comunicati.net
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
http://rosemaryok.skyrock.com/<br />
Sommario:<br />
* Vaccino antinfluenz.<br />
* Diversamente abili<br />
* Esopo<br />
* Mafalda di Savoia<br />
* Peppa<br />
* Proverbi e …<br />
* Parole difficili<br />
* Ovidio:Ars amandi<br />
* Come ragionano …<br />
* Vero o falso<br />
* Consigli utili<br />
* Piatti Tipici campani<br />
* Pontecagnano<br />
* I lirici greci<br />
* Leviora<br />
* Mitologia: Acheronte<br />
* Angolo <strong>del</strong>la poesia<br />
Giornale n.ro 20<br />
<strong>del</strong> <strong>15</strong>/11/08<br />
Notiziario<br />
w w w . a n d r o p o s . e u<br />
IL PARLARE SENTENZIOSO E GNOMICO<br />
DELLE PERSONE DI UN TEMPO CHE FU<br />
DI ALBERTO MIRABELLA<br />
Mia suocera Carmela, verace napoletana, apparteneva<br />
a quella generazione a cavallo tra il 1910 e il 19<strong>15</strong> che,<br />
pur non avendo ricevuto un’ istruzione che andase al di<br />
là <strong>del</strong>la scuola elementare, possedeva una saggezza<br />
che derivava dalla viva esperienza di vita vissuta inten-<br />
samente e non senza difficoltà. Soprattutto se si pensa<br />
agli anni <strong>del</strong>la seconda guerra mondiale e alla carenza alimentare<br />
tipica <strong>del</strong> periodo bellico e postbellico. Il suo parlare era colorito e<br />
ricco di espressioni proverbiali e modi di dire napoletani; tra l’altro<br />
le sue origini erano proprio di Napoli, quartiere San Carlo Arena.<br />
Non so proprio come facesse ad azzeccare secondo le diverse<br />
circostanze tristi o liete i motti più disparati, che rendevano il suo<br />
dire molto efficace e di facile presa sull’ascoltatore.<br />
Mia suocera Carmela, verace napoletana, apparteneva a quella<br />
generazione a cavallo tra il 1910 e il 19<strong>15</strong> che, pur non avendo<br />
ricevuto un’istruzione che andasse al di là <strong>del</strong>la scuola elementare,<br />
possedeva una saggezza che derivava dalla viva esperienza di<br />
vita vissuta intensamente e non senza difficoltà. Soprattutto se si<br />
pensa agli anni <strong>del</strong>la seconda guerra mondiale e alla carenza<br />
alimentare tipica <strong>del</strong> periodo bellico e postbellico.Il suo parlare era<br />
era colorito e ricco di espressioni proverbiali e modi di dire napopoletani;<br />
tra l’altro le sue origini erano proprio di Napoli, quartiere<br />
San Carlo Arena.Non so proprio come facesse ad azzeccare, secondo<br />
le diverse circostanze tristi o liete, i motti più disparati che<br />
rendevano il suo dire molto efficace e di facile presa sull’ascoltatore.<br />
Voglio qui riportare alcuni di questi modi di dire che lasciano<br />
trasparire una saggezza popolare partenopea attraverso le aspresioni<br />
più tipiche che riguardano realtà poliedriche. Ma la cosa più<br />
sorprendente mi capitò pochi giorni dopo la sua dipartita, avvenuta<br />
a fine agosto 2005, perché trovandomi a mangiare fuori casa,<br />
sul tavolo (cosa tipica di quel ristorante) vi era la seguente aspresione:<br />
’A VOCCA É NU BELLU STRUMENTO PE L'OMME<br />
che starebbe a significare che un individuo a parole può dire<br />
quello che gli sembra opportuno e utile per lui, ma non per questo<br />
può credere di convincere o prendere in giro il prossimo. Sarebbe<br />
un modo di chi parla retoricamente, intendendo per retorica<br />
non “ l’ars bene dicendi civilibus quaestionibus ad persuadendum<br />
bona iusta”(1) di un tempo et, ma il<br />
1
PARLÀ’ A SCHIOVERE<br />
Parlare a vanvera, quasi a pioggia battente. Detto di chi, non avendo nulla di serio e<br />
costruttivo da comunicare, dà libero sfogo alla lingua e a mo' di pioggia inonda il<br />
prossimo di vuote parole senza significato e/o costrutto, a ruota libera ed intoppotunamente.<br />
Al che mi dissi: ecco come una persona sopravvive alla sua scomparsa tramite<br />
la sua colorita ed indimenticabile modalità espressiva. Ma tra i motti più coloriti e forti<br />
c’era il seguente: SCIORTA E …ZZO ’NCULO BIATO CHI L’AVE<br />
Il cui significato ovviamente era questo: felice chi ha un colpo inaspettato di fortuna. Che<br />
si dice anche in altra forma: TIENE ’O MAZZO SCASSATO oppure TIENE ’O CULO RUTTO<br />
Il termine “sciorta” sta ad indicare la fortuna. Il proverbio speculare invece è il seguente:<br />
’A SCIORTA D’ ’O PIECURO<br />
La sorte <strong>del</strong>l’agnello, che nasce con le corna e muore ucciso. Riferito, evidentemente a<br />
persone particolarmente sfortunate. Per parlare poi di chi è sfortunato si diceva:<br />
’A SCIORTA ’E CAZZETTA: IETTE A PPISCIÀ E SE NE CARETTE<br />
Che sfortuna che nell’andare a mingere se ne cadde . Ecco poi il riferimento ge<strong>net</strong>ico ai<br />
disturbi patologici : JETTECHE E PPAZZE VENENO ’E RAZZE<br />
Tisi e pazzia sono ereditarie. Come si vede, c’è sempre un proverbio giusto per ogni situazione,<br />
a volte ne diciamo uno piuttosto che un altro o addirittura ne diciamo più di uno ma con<br />
lo stesso riferimento. Un altro motto che ancora mi risuona nelle orecchie era il seguente:<br />
DALLE E DALLE PURE ’O CUCUZZIELLO ADDEVENTA TALLO<br />
Dai e dai finchè la zucchina diventa foglia. Si veda in merito la commedia di Raffaele<br />
Viviani: Festa di Piedigrotta, Sagra popolare in due atti (2) - Napoli 1919, in cui leggiamo i<br />
seguenti versi:<br />
Dice o pato(3): «E dalle e dalle(4 ) e<br />
‘o cucuzziello addeventa tallo(5) ».<br />
Pure a mamma, arapenno(6) e braccia<br />
dice:« Scuorno(7) pe’ chesta faccia!».<br />
Qualora poi poteva verificarsi un avvenimento poco piacevole la stessa cosa la si<br />
augurava ad una persona antipatica o che aveva arrecato un’offesa:<br />
CHE T’AGGIA DICERE: NO COMM’A MME MA CCHIÙ PEPERE ’E ME<br />
Ti deve accadere qualcosa peggiore <strong>del</strong>la mia. Comica e con un velo di rimpianto<br />
l’espressione:<br />
QUANNO ’E FIGLI FOTTONO ’E PATE SO’ FFUTTUTI<br />
quando i figli fottono, i padri sono fottuti…Il senso è: allorché i figli hanno raggiunto la<br />
maturità sessuale i genitori sono al declino. (continua)<br />
_____________<br />
Tocco semantico:<br />
VOCCA:dall’acc.latino bucca(m), con evoluzione iniziale di labiale b>v. Modi di dire:<br />
vòcca ‘e curàlle, vòcch’e zùcchere, vòcca traditòre, vòcca ‘nfàme, vòcca ‘ncantatòra.<br />
STRUMENT:dall’acc. latino (in)strumentu(m), con aferesi iniziale.<br />
SCHIOVERE: da piovere, con s privativa ed evoluzione di labiale in gruppo gutturale.<br />
SCIORTA:dall’acc, latino sorte(m) con evoluz. di s in sc palatale.<br />
CAZZO: dal gr. (α) α) α)κάτιο α) τιο τιο(ν), τιο ), (albero),con aferesi iniziale, katio, ed evoluzione di dentale<br />
in doppia z. Derivati: ‘ncazzàte, scazzàte, ‘ncazzamiente, ncazzùse. Composti: scassa<br />
cazze, magnacàzze, rompicàzze.<br />
2
MAZZO: dall’acc. Lat. matia(m), traslato in matio e poi mazzo,per evoluzione di dentale<br />
in doppia z. Dericati: scassamàzz.<br />
JÈTTECHE: dal greco εχτικ εχτικóσ, εχτικ cioè abituale, riferito alla febbre.<br />
CUCUZZIELLO: diminutivo da cocozza; accusativo dal tardo latino cucutia(m).<br />
FOTTERE : dal lat. futūere, con ependesi di vocale e radd.consonantico. Derivati:<br />
futtute, futtimiénte, sfuttute (con s privativa)<br />
PATE: dal latino pater, con ependesi finale, padre. Composti: pàteme, pàtete.<br />
PÈPERE: dal perf. Lat. di pāreo, pēperi, nel senso di doloroso(come i dolori <strong>del</strong> parto).<br />
SCUORNO: vergogna, di chi ha sbagliato ed è stato scoperto, come scornato; etimologicamente<br />
dal latino cornu-us preceduto da “s” privativa. Derivati e composti:<br />
scurnàte, scurnacchiàte, scurnùse, scurnamiénto.<br />
Tocco etnoantropologico:<br />
I proverbi ed i detti, tramandati da una memoria collettiva, rappresentano la filosofia di<br />
una terra che tra guerre, terremoti, eruzioni ed epidemie, ha affinato le armi <strong>del</strong>la<br />
tenacia e <strong>del</strong>lo spirito di conservazione, prendendo dalla propria fisicità quella forza<br />
necessaria ad alimentare lo spirito di sopportazione, quello che porta ad esclamare:”Tira<br />
a campà!”. In tale ottica, i termini di rutte, scassàte, sono visti in chiave<br />
trasfigurata, nel senso di faciltà funzionale, di libertà operativa, senza ostacoli o<br />
impedimenti. Allo stesso modo, il sesso maschile diviene sinonimo piacere, inteso<br />
come evasione dalla realtà, dove la sorte (sciorta) è avara e lo stesso godimento si<br />
paga con i dolori <strong>del</strong> parto. È visto tutto al femminile, perché le donne avevano<br />
l’occasione e lo spirito di commentare nei cortili con altre comari. Anche i sentimenti<br />
approdano nella fisicità, che segue le sorti alterne <strong>del</strong>la vita, intervenendo là dove<br />
occorre evidenziare un successo, o un insuccesso, una disgrazia, una scomparsa, la<br />
fine di un sogno, o una speranza <strong>del</strong>usa:<br />
• scuòrne pe’ chésta fàcce<br />
• màzzè scassàte<br />
• cùlu rùtte<br />
• ‘a vòcca è nù bellu strumènto<br />
• ‘e pate so futtùte<br />
L’efficacia <strong>del</strong> dialetto, che rappresenta la vera eredità <strong>del</strong>le nostre radici greco-latine,<br />
fa il resto: pìzzeche ‘e vase nu’ fanne pertòse – ‘e figlie so’ piézze ‘e core – nisciùna<br />
fémmena ‘a tène d’òro –<br />
Note<br />
1 Trad. it.: La retorica è l’arte di parlare bene nelle dispute civili per persuadere gli altri alle cose<br />
buone e giuste . Cfr. DE RHETORICA ET DIALECTICA, di Isidoro s Hispalensis (~ 560 - 636),<br />
archiepiscopus, sanctus, doctor Ecclesiae.<br />
2 R. VIVIANI, Il Teatro, Guida, Napoli 1988<br />
3 Pato, padre<br />
4 Dalle e dalle, dagli e ridagli<br />
5 ‘o cucuzziello addeventa tallo, lo zucchino diventa germoglio<br />
6 arapenno, aprendo<br />
7 scuorno, vergogna<br />
3
I DIVERSAMENTE ABILI<br />
_x ÑtÜÉÄx áÉÇÉ Ät Ñ|∞ ÑÉàxÇàx<br />
wÜÉzt wxÄ zxÇxÜx uÅtÇÉ;^|ÑÄ|Çz<<br />
Quel grande attore che fu Tino Scotti reclamizzava un noto confet-<br />
to lassativo col motto :”Basta la parola”.<br />
Nel nostro pittoresco paese si crede da sempre di cambiare la<br />
realtà cambiando le parole.<br />
Così, ad esempio, gli spazzini son diventati operatori ecologici, i<br />
sacrestani operatori liturgici, i bi<strong>del</strong>li collaboratori scolastici, i carcerati reclusi, le<br />
cameriere colf, i pederasti diversi; i paesi che muoiono di fame son definiti paesi<br />
in via di sviluppo e gli studenti invece di venir bocciati sono non ammessi alla<br />
classe successiva.<br />
Sulla Gazzetta Ufficiale di alcuni anni fa venne bandito dall’Amministrazione<br />
<strong>del</strong>le Poste un concorso per operatori d’esercizio, alias fattorini!<br />
Ma il nominalismo si è accanito maggiormente là dove la sorte è stata più<br />
cru<strong>del</strong>e: sui minorati fisici e psichici.<br />
Si incominciò col chiamare non vedenti i ciechi ed non udenti i sordi, si<br />
continuò col definire tutti i disabili, quale che fosse la minorazione, portatori di<br />
handicap ( specie di sherpa nostrani), quindi persone in situazione di handicap<br />
ed, infine, diversamente abili.<br />
La litote, si sa, come l’eufemismo, è la vaselina <strong>del</strong> pensiero: anche chi<br />
scrive ne fa uso e si dichiara diversamente giovane!<br />
A quando i contadini saranno chiamati scultori <strong>del</strong>la terra ed i calzolai<br />
chirurghi <strong>del</strong>la locomozione?<br />
Gli infermieri, da parte loro, son detti da parecchio paramedici.<br />
Ho letto di un contadino siciliano che trovandosi in ospedale davanti ad<br />
una persona in camice bianco esclamò:” Chiddu para medicu, ma nun è ”.<br />
exÇtàÉ a|vÉwxÅÉ<br />
CONFETTO FALQUI?<br />
BASTA LA PAROLA!<br />
4
LA DONNA NELLA LETTERATURA<br />
LA PEPPA<br />
U n s o g n o p e r i c o l o s o<br />
LA HISTORIA […]Parecchi anni or sono, laggiù lungo il Simeto, davano la caccia a un<br />
brigante, certo Gramigna, se non erro, un nome maledetto come l'erba che lo porta, il quale da<br />
un capo all'altro <strong>del</strong>la provincia s'era lasciato dietro il terrore <strong>del</strong>la sua fama. Carabinieri,<br />
soldati, e militi a cavallo, lo inseguivano da due mesi, senza esser riesciti a mettergli le unghie<br />
addosso: era solo, ma valeva per dieci, e la mala pianta minacciava di moltiplicarsi. Per giunta<br />
si approssimava il tempo <strong>del</strong>la messe, tutta la raccolta <strong>del</strong>l'annata in man di Dio, ché i<br />
proprietarii non s'arrischiavano a uscir dal paese pel timor di Gramigna; sicché le lagnanze<br />
erano generali.<br />
Il prefetto fece chiamare tutti quei signori <strong>del</strong>la questura, dei carabinieri, dei compagni d'armi, e<br />
subito in moto pattuglie,squadriglie, vedette per ogni fossato, e dietro ogni muricciolo: se lo<br />
cacciavano dinanzi come una mala bestia per tutta una provincia, di giorno, di notte, a piedi, a<br />
cavallo, col telegrafo. Gramigna sgusciava loro di mano, o rispondeva a schioppettate, se gli<br />
camminavano un po' troppo sulle calcagna. Nelle campagne, nei villaggi, per le fattorie, sotto<br />
le frasche <strong>del</strong>le osterie, nei luoghi di ritrovo, non si parlava d'altro che di lui, di Gramigna, di<br />
quella caccia accanita, di quella fuga disperata. I cavalli dei carabinieri cascavano stanchi<br />
morti; i compagni d'armi si buttavano rifiniti per terra, in tutte le stalle; le pattuglie dormivano<br />
all'impiedi; egli solo, Gramigna, non era stanco mai, non dormiva mai, combatteva sempre,<br />
s'arrampi-cava sui precipizi, strisciava fra le messi, correva carponi nel folto dei fichidindia,<br />
sgattaiolava come un lupo nel letto asciutto dei torrenti. Per duecento miglia all'intorno,<br />
correva la leggenda <strong>del</strong>le sue gesta, <strong>del</strong> suo coraggio, <strong>del</strong>la sua forza, di quella lotta disperata,<br />
lui solo contro mille, stanco, affamato, arso dalla sete, nella pianura immensa, arsa, sotto il<br />
sole di giugno. Peppa, una <strong>del</strong>le più belle ragazze di Licodia, doveva sposare in quel tempo<br />
compare Finu «can<strong>del</strong>a di sego» che aveva terre al sole e una mula baia in stalla, ed era un<br />
giovanotto grande e bello come il sole, che portava lo stendardo di Santa Margherita come<br />
fosse un pilastro, senza piegare le reni. La madre di Peppa piangeva dalla contentezza per la<br />
gran fortuna toccata alla figliuola, e passava il tempo a voltare e rivoltare nel baule il corredo<br />
<strong>del</strong>la sposa, «tutto di roba bianca a quattro» come quella di una regina, e orecchini che le<br />
arrivavano alle spalle, e anelli d'oro per le dieci dita <strong>del</strong>le mani: <strong>del</strong>l‘ oro ne aveva quanto ne<br />
poteva avere Santa Margherita, e dovevano sposarsi giu-sto per Santa Margherita, che<br />
cadeva in giugno,dopo la mietitura <strong>del</strong> fieno.«Can<strong>del</strong>a di sego» nel tornare ogni sera dalla<br />
campagna,lasciava la mula all'uscio <strong>del</strong>la Peppa, e veniva a dirle che i seminati erano un<br />
incanto,se Gramigna non vi appiccava il fuoco,e il graticcio di contro al letto non sarebbe<br />
bastato a contenere tutto il grano <strong>del</strong>la raccolta, che gli pareva mill'anni di condursi la sposa in<br />
casa, in groppa alla mula baia. Ma Peppa un bel giorno gli disse:<br />
- La vostra mula lasciatela stare, perché non voglio maritarmi -.<br />
Figurati il putiferio! La vecchia si strappava i capelli, «Can<strong>del</strong>a di sego» era rimasto a bocca<br />
aperta. Che è, che non è, Peppa s'era scaldata la testa per Gramigna, senza conoscerlo<br />
neppure. Quello sì, ch'era un uomo! - Che ne sai? -Dove l'hai visto? - Nulla. Peppa non rispondeva<br />
neppure, colla testa bassa, la faccia dura, senza pietà per la mamma che faceva come una pazza,coi<br />
capelli grigi al vento, e pareva una strega.<br />
- Ah! quel demonio è venuto sin qui a stregarmi la mia figliuola! –<br />
Le comari che avevano invidiato a Peppa il seminato prosperoso, la mula baia,e il bel<br />
giovanotto che portava lo stendardo di Santa Margherita senza piegar le reni, andavano<br />
dicendo ogni sorta di brutte storie, che Gramigna veniva a trovare la ragazza di notte in<br />
cucina, e che glielo avevano visto nascosto sotto il letto.<br />
5
La povera madre teneva accesa una lampada alle anime <strong>del</strong> purgatorio, e persi-<br />
no il curato era andato in casa di Peppa, toccarle il cuore colla stola, onde<br />
scacciare quel diavolo di Gramigna che ne aveva preso possesso. Però ella<br />
seguitava a dire che non lo conosceva neanche di vista quel cristiano; ma inve-<br />
ice pensava sempre a lui; lo vedeva in sogno, la notte, e alla mattina si levava<br />
colle labbra arse, assetata anche essa, come lui. Allora la vecchia la chiuse in<br />
casa, perché non sentisse più parlare di Gramigna, e tappò tutte le fessure<br />
<strong>del</strong>l'uscio con immagini di santi. Peppa ascoltava quello che dicevano nella strada, dietro le<br />
immagini benedette, e si faceva pallida e rossa, come se il diavolo le soffiasse tutto l'inferno<br />
nella faccia. Finalmente si sentì che avevano scovato Gramigna nei fichidindia di Palagonia.<br />
- Ha fatto due ore di fuoco! - dicevano; - c'è un carabiniere morto, e più di tre compagni d'armi<br />
feriti. Ma gli hanno tirato addosso tal gragnuola di fucilate che stavolta hanno trovato un lago di<br />
sangue dove egli era stato -.<br />
Una notte Peppa si fece la croce dinanzi al capezzale <strong>del</strong>la vecchia e fuggì dalla finestra.<br />
Gramigna era proprio nei fichidindia di Palagonia - non avevano potuto scovarlo in quel<br />
forteto da conigli – lacero, insanguinato, pallido per due giorni di fame,arso dalla febbre, e colla<br />
carabina spianata.<br />
Come la vide venire, risoluta, in mezzo alle macchie fitte, nel fosco chiarore <strong>del</strong>l'alba, ci pensò<br />
un momento, se dovesse lasciar partire il colpo.<br />
- Che vuoi? - le chiese. - Che vieni a far qui? Ella non rispose, guardandolo fisso.<br />
- Vattene! - diss'egli, - vattene, finché t'aiuta Cristo! - Adesso non posso più tornare a casa, -<br />
rispose lei; - la strada è tutta piena di soldati. -Cosa m'importa? Vattene! –<br />
E la prese di mira colla carabina. Come essa non si moveva, Gramigna, sbalordito, le andò<br />
coi pugni addosso:<br />
- Dunque?... Sei pazza?... O sei qualche spia?<br />
- No, - diss'ella, - no!<br />
- Bene, va a prendermi un fiasco d‘ acqua, laggiù nel torrente, quand'è così -.<br />
Peppa andò senza dir nulla, e quando Gramigna udì le fucilate si mise a sghignazzare, e<br />
disse fra sé:<br />
- Queste erano per me -. Ma poco dopo vide ritornare la ragazza col fiasco in mano, lacera e<br />
insanguinata. Egli le si buttò addosso, assetato, e poich'ebbe bevuto da mancargli il fiato, le<br />
disse infine: - Vuoi venire con me? - Sì,- accennò ella col capo avidamente, - sì -.<br />
E lo seguì per valli e monti, affamata, seminuda, correndo spesso a cercargli un fiasco d'acqua<br />
o un tozzo di pane a rischio <strong>del</strong>la vita. Se tornava colle mani vuote, in mezzo alle fucilate, il<br />
suo amante, divorato dalla fame e dalla sete, la batteva.<br />
Una notte c'era la luna,e si udivano latrare i cani, lontano, nella pia-nura. Gramigna balzò in<br />
piedi a un tratto, e le disse:<br />
- Tu resta qui, o t'ammazzo com'è vero Dio! –<br />
Lei addossata alla rupe, in fondo al burrone, lui invece a correre tra i fichidindia. Però gli altri,<br />
più furbi, gli venivano incontro giusto da quella parte.<br />
- Ferma! ferma! –<br />
E le schioppettate fioccarono. Peppa, che tremava solo per lui, se lo vide tornare ferito, che<br />
si strascinava appena, e si buttava carponi per ricaricare la carabina.<br />
- È finita! - disse lui.- Ora mi prendono -e aveva la schiuma alla bocca,gli occhi lucenti come<br />
quelli <strong>del</strong> lupo. Appena cadde sui rami secchi come un fascio di legna, i compagni d'armi gli<br />
furono addosso tutti in una volta.Il giorno dopo lo strascinarono per le vie <strong>del</strong> villaggio, su di<br />
un carro, tutto lacero e sanguinoso. La gente gli si accalcava intorno per vederlo; e la sua<br />
amante, anche lei, amma<strong>net</strong>tata, come una ladra, lei che ci aveva <strong>del</strong>l'oro quanto Santa<br />
Margherita! La povera madre di Peppa dovette vendere «tutta la roba bianca» <strong>del</strong> corredo, e<br />
gli orecchini d'oro, e gli anelli per le dieci dita , onde pagare gli avvocati di sua figlia , e<br />
tirarsela di nuovo in casa, povera, malata, svergognata, e col figlio di Gramigna in collo.<br />
6
In paese nessuno la vide più mai. Stava rincantucciata nella cucina come una bestia feroce,<br />
e ne uscì soltanto allorché la sua vecchia fu morta di stenti, e si dovette vendere la casa.<br />
Allora, di notte, se ne andò via dal paese, lasciando il figliuolo ai trovatelli, senza voltarsi<br />
indietro neppure,e se ne venne alla città dove le avevano detto ch'era in carcere Gramigna.<br />
Gironzava intorno a quel gran fabbricato tetro, guardando le infer-riate, cercando dove potesse<br />
esser lui, cogli sbirri alle calcagna, in-sultata e scacciata ad ogni passo. Finalmente seppe<br />
che il suo amante non era più lì, l'avevano condotto via,di là <strong>del</strong> mare,amma<strong>net</strong>tato e colla<br />
sporta al collo. Che poteva fare? Rimase dov'era, a buscarsi il pane rendendo qualche servizio<br />
ai soldati, ai carcerieri, come facesse parte ella stessa di quel gran fabbricato tetro e<br />
silenzioso.Verso i carabinieri poi,che le avevano preso Gramigna nel folto dei fichidindia,<br />
sentiva una specie di tenerezza rispettosa, come l'ammirazione bruta <strong>del</strong>la forza,ed era<br />
sempre per la caserma, spazzando i cameroni e lustrando gli stivali,tanto che la chiamavano<br />
«lo strofinacciolo <strong>del</strong>la caserma». Soltanto quando partivano per qualche spedizione rischiosa,<br />
e li vedeva caricare le armi,diventava pallida e pensava a Gramigna. [Giovanni Verga]<br />
Riduzione in versi,<strong>del</strong>la celebre novella <strong>del</strong> Verga<br />
“ l’Amante di Gramigna” , di Franco Pastore.(*)<br />
PROLOGO<br />
E scalpitava lì,<br />
sul suol <strong>del</strong>l’aia,<br />
di compar Finu<br />
la sua mula baia.<br />
Iddio colorava<br />
l’aria bruna,<br />
coi tenui raggi<br />
<strong>del</strong>la bianca luna<br />
Rifiutava la Peppa<br />
oro e vigna,<br />
scegliendo, per amor,<br />
il rio Gramigna.<br />
Ed una notte,<br />
di quel caldo giugno,<br />
corse tra i fichidindia<br />
dietro al sogno.<br />
Senza pensar lontano,<br />
né all’onore,<br />
tra nudi sassi<br />
ricercò l’amore,<br />
il fiato le mancava<br />
tra corsa e passi<br />
come una bestia<br />
ne seguì l’odore<br />
Divenne <strong>del</strong> bandito<br />
la compagna,<br />
lacera e nuda<br />
su per la montagna.<br />
Di notte lo scaldava<br />
col suo amore,<br />
di giorno lo seguiva<br />
con terrore.<br />
EPILOGO<br />
Ma un dì, lungo il Simeto,<br />
come lupa,<br />
fu presa la selvaggia,<br />
e restò cupa.<br />
Finirono le gesta<br />
<strong>del</strong> Gramigna<br />
La Peppa, triste,<br />
ritornò alla vigna.<br />
Guardando il cielo<br />
tra la costa e il tiglio,<br />
per amore <strong>del</strong> padre,<br />
si staccò dal figlio.<br />
Finì così,<br />
lasciandosi campare,<br />
vivendo solamente<br />
col sognare,<br />
senza il suo cuore<br />
perso in una notte<br />
lì nel burrone,<br />
tra le cave grotte.<br />
______<br />
*) Da “Un unico grande sogno”<br />
di F.Pastore – 2006<br />
PREMERE IL BOTTONE PER IL<br />
VIDEOMUSICALE DEI VERSI<br />
http://www.andropos<br />
.it/L'amante.html<br />
7
ociety.org/users/index.p<br />
usr=3292<br />
Dora Sirica<br />
ARTCUREL<br />
ARTCUREL<br />
Antonio <strong>del</strong>la<br />
Rocca<br />
IMPULSEART<br />
info@impulsesart.it<br />
Bllue Team<br />
http://www.bluteam.<strong>net</strong><br />
POETILANDIA<br />
POETILANDIA<br />
http://www.poetilandia.it/<br />
La La città città dei<br />
dei<br />
nuovi nuovi autori<br />
autori<br />
ARIISSTOTELE<br />
Moottoorree ddi i<br />
rri icceerrccaa ittaal i li iaannoo<br />
DAGLI APPUNTI DI DORA: DETTI ANTICHI E MODI DI DIRE<br />
- ‘A gallina se spenna quann’è morta, l’òmmo,invece, se spen-<br />
na quanno è vivo.<br />
- Chi è curnuto e vo’ sta buòne, piglia ‘o munno cùmme vène.<br />
- Dicette pullecenella: quanne siénte ‘o fiéte ‘e cutògne, a fujì<br />
nunn’è briògna.<br />
- ‘A fémmena è cumme ‘a vrasera, s’ausa sule ‘a sera. Essa è<br />
comm’a campana: si nunn’a tuculje nu’ sona.<br />
TRADUZIONE:<br />
Luomo, è utile da vivo, solo le galline, da morte, pos- sono essere<br />
mangiate.In ogni caso, non è conveniente arroventasi; la vita conviene<br />
prenderla come viene.Anche la donna, alla fine, ha più considerazione<br />
quando ti riscalda, a patto che venga ben stimolata<br />
ASPETTI SEMANTICI, IMPLICANZE GRECO LATINE:<br />
Spenna:<br />
(verbo transitivo, da spennà: togliere le penne) dal latino sine-Pinna;<br />
sine si è ridotta in “s” privativa e pinnam (piuma) ha implicato anche<br />
pennam (ala). Il risultato è: ridotto senza penne: cioè spennato se<br />
riferito ad uccello, ma col significato di impoverito, rapinato <strong>del</strong>le sue<br />
sostanze, che ha perso i capelli, malridotto econo-micamente se usato<br />
in senso metaforico. Derivati: spennacchiate,spennàte.<br />
Ommo:<br />
(nap. Òmm, sostantivo maschile) uomo. Etimologia: dal nominativo<br />
latino homo con raddoppio (come in cammìsa). Usato anche in<br />
modalità alterata: omminìcchio (uomo che vale poco), ommenòne (sia<br />
nel senso di uomo grosso, che di grande uomo, uomo di valore). Modi<br />
di dire: ‘a schifèzze ‘e l’uommene – ‘omme quèquere, quacquaraquà –<br />
òmme ‘e mmèrd – ‘a chiàvica ‘e ll’uòmmene – ‘omme e ddùi sorde – ‘o<br />
cazz’e l’uòmmene – òmme senza pall.<br />
Curnùto:<br />
(aggettivo e sostantivo; portatore di corna) dal latino cornutus - a -<br />
um. In Varrone ed in Plinio, troviamo cornuta- ae (sost. femm.), col<br />
significato di bestia cornuta ed anche una specie di pesce. A volte è<br />
usato anche col significato di dritto, il cattivo <strong>del</strong>la situazione, il<br />
malvagio. Modi di dire: piècoro curnute – cchiù còrne ‘e nu camion ‘e<br />
marùzze – fai piglià scuòrne ‘a ‘nu vòie – tiène e ccòrne a turcigliòne.<br />
In poesia: ‘Nce stanne cchiù curnùte ncòpp’a terra,<br />
ca stelle ‘nciéle e sante ‘mparavìse;<br />
curnute cuntiénte e chìlle ca so’in guerra,<br />
curnùte puveriélle e chìlle senza cammìse.<br />
Senza cuntà tutt’è curnùte ‘e còre<br />
senz’accurtènza e pure senz’onore,<br />
ca vèvene ‘o sanghe e tanta gènte<br />
e ncòpp’’o munne, so’ ll’èvera malamènte. (andropos)<br />
8
SITO DEGLI<br />
AUTORI<br />
EMERGENTI<br />
Prof. B. Bruno di<br />
Cava de' Tirreni<br />
___________<br />
http://balbruno.alt<br />
ervista.org/index-<br />
80.html<br />
ALTRA MUSA<br />
c|uvvÉÄÉ c|uvvÉÄÉftÄÉààÉ c|uvvÉÄÉ c|uvvÉÄÉ ftÄÉààÉ<br />
ÄxààxÜtÜ|É<br />
ÄxààxÜtÜ|É<br />
http://www.altramusa.com/<br />
REKSTORY REKSTORY<br />
REKSTORY<br />
http://www.rekstory.com/public/search/q/franco pastore/c/<br />
http://www.partecipiamo.it<br />
PARTEECIIPIIAMO. ..IIT<br />
I TTAMBURANOVA<br />
ErmannoPastore<br />
voce e tammorre<br />
Nuccia Paolillo<br />
voce e ballo<br />
Cristiana Cesarano<br />
voce e ballo<br />
Michele Barbato e<br />
Giovanni <strong>del</strong> Sorbo<br />
chitarre<br />
A. Benincasa<br />
Bassoa custico<br />
Pasquale<br />
Benincasa<br />
percussioni<br />
Enrico Battaglia<br />
mandolino e violino.<br />
UUNN IINNCCONNTTRRO<br />
FFEELLIICCEE<br />
CCONN LLAA MUUSSIICCAA<br />
DDEELLLLAA NNOSSTTRRAA<br />
TTEERRRRAA<br />
Munno:<br />
mondo (sost. Maschile) da mundus latino, con ependesi centrale e raddoppio<br />
di consonante. Modi di dire: munne jèra munne jè - munne ‘e<br />
‘na vòta.<br />
Pullecenella:<br />
Pulcinella, maschera napoletana, inventata ufficialmente dall’attore<br />
Silvio Fiorillo, nella seconda metà <strong>del</strong> Cinquecento. Le origini di<br />
Pulcinella sono però molto più antiche: esse risalgono al IV secolo e<br />
forse ricalcano“Maccus”, personaggio <strong>del</strong>le Atellane che si esprimeva<br />
in un dialetto campano, l’osco (le Fabulae Atellanae sono nate nel IV<br />
secolo nell'antica Atella, una città osca e poi romana a sud di Capua).<br />
Maccus, infatti, rappresentava una tipologia di servo dal naso lungo e<br />
la faccia bitorzoluta, ventre prominente, che indossava una camicia<br />
larga e bianca e il volto era coperto da mezza maschera.. Altri fanno<br />
risalire la maschera a Kikirrus, una maschera teriomorfa (il nome ci<br />
riporta al verso <strong>del</strong> gallo). Quest'ultima maschera ricorda più da<br />
vicino la maschera di Pulcinella; infatti, Pulcinella, etimologicamente<br />
si rifà a Pullicinu(m), che in tardo latino si evolve in pollicenu(m),<br />
infatti, il naso <strong>del</strong>la mashera ricorda il becco di un pulcino.<br />
Metaforicamente:nel senso di pagliaccio, poco serio,senza personalità.<br />
Pulcinella in poesia:<br />
Pulicenella è furbo<br />
e chesto non se pegne;<br />
ma pe n’avè disturbo<br />
chillo fa marcangegna.<br />
Polecenella è triste<br />
lo dice d’ogne lato<br />
ma quello fa l’insisto<br />
pe n’essere accoppato.<br />
Polecenella è smocco<br />
credono pe sta terra;<br />
ma chillo fa lo locco<br />
pe non ghire a la guerra. (“Diz.napol. –toscano,<br />
D’Ambra, 1873”)<br />
Fiéte:<br />
(sost. e v.) puzza; dal lat. foeto(r); sinon.: puzz, loffa, addora.<br />
Briògna nap. Vriògna<br />
(sost.fem.con labiale iniz.var.) vergogna.Etim.Alterazione <strong>del</strong>l’italiano<br />
vergogna, per epentesi iniziale e trasformazione di “g” in “i”.<br />
L’origine comune è la radice latina verecondia(m), con passaggio<br />
di nd in nnj divenuto gn.<br />
Vrasèra:<br />
femminile di vrasiére, braciere, da brace, in arc. vrasa, con<br />
suffisso “iere” (al maschile) e “èra” (al femminile).<br />
Tuculje:<br />
come tuculare, tucculare, tuccare, tuculiare, col significato di scuotere,<br />
con garbo.Tutti dalla radice greca ττττύπτ πτω(tupto): πτ πτ colpire, percuotere, battere,<br />
scuotere. Derivati: tuccata, tuculiàta, tuculata.<br />
9
ù<br />
ù<br />
per<br />
promuovere<br />
l’arte<br />
http://www.tuttove<strong>net</strong>o.it/<br />
DaylyMotion<br />
ALICE VIDEO<br />
http://dailymotion.alice.it/relevance/search/andropos<br />
http://it.video.search.yahoo.com/search/video?p=andropo<br />
s<br />
Teleradio News<br />
Caiazzo<br />
------<br />
Giannigosta<br />
@libero.it.<br />
Editrice<br />
Editrice<br />
ANTI ANTITESI ANTI TESI<br />
Roma<br />
w w w . e d i t l i b r i . n e t<br />
MBUTONZONE<br />
http://www.mbutozone.it/<br />
COME RAGIONANO LE DONNE<br />
Sono millenni che l’uomo, nella sua presunzione tipica <strong>del</strong> maschio, non si è mai<br />
posto il problema di analizzare l’universo femminile, il modo di vedere le cose<br />
<strong>del</strong>l’altro sesso. Un dato è certo, nonostante per secoli la donna non abbia avuto voce<br />
in capitolo, nonostante le abbiano negato un’anima, considerandola al pari <strong>del</strong>le<br />
bestie, nonostante sia stata violentata, maltrattata e sfruttata per il piacere <strong>del</strong>l’uomo,<br />
ella è rimasta al suo posto, lottando con i denti e non solo con quelli (voglio dire anche<br />
con le unghie) per la conquista di una sua dignità e di un suo spazio vitale. Non<br />
abbiamo mai compreso che il suo è un universo a parte, molteplice e misterioso, ricco<br />
di implicanze psicologiche inimmaginabili ed in questa rubrica, tra il serio ed il faceto,<br />
cercheremo di evidenziarne alcuni aspetti. Forse, potrebbe servire a migliorare il rapporto<br />
tra i due sessi…<br />
Quel che appare<br />
Per l’uomo tre sono le cose importanti: Battersi, bere (o gioco, o calcio)<br />
e far l’amore.<br />
Per la donna; battersi, realizzarsi e divertirsi, facendo l’amore.<br />
L’uomo scapolo è un pavone, fidanzato è un leone, ammogliato è un<br />
asino.<br />
La donna signorina è come il miele, fidanzata diventa principessa,<br />
sposata è una strega, che chiamano signora.<br />
L’uomo si ferma alla apparenze, la donna arriva fino alle brache (ano-<br />
nimo).<br />
Cosa pensano le donne degli uomini:<br />
ù<br />
- Gli uomini non sono mai buoni giudici <strong>del</strong>le qualità che le donne<br />
trovano in un altro uomo.<br />
- L’ uomo bello è gradevole allo sguardo, l’ uomo saggio e buono è<br />
sempre bello (Saffo)<br />
- E’ considerato perbene quell’uomo che ricorda il compleanno di una<br />
signora, ma dimentica la sua data di nascita.<br />
- L’uomo geloso è sempre quello che ha più corna.<br />
- Gli uomini sono creature dotate di due piedi, due gambe ed otto ma-<br />
ni. (Jayne Mansfield).<br />
-Se Dio ha creato tutti gli uomini uguali, di chi fidarsi? (Joan Collins).<br />
- Esistono solo due categorie di uomini: i morti ed i letali (H.Rowland)<br />
- Col fuoco si prova l’ oro, con l’ oro la donna, con la donna l’ uomo.<br />
(Saffo)<br />
- Se “tota mulier est in utero, homo totus in pēne est.(anonimo)<br />
- Dio fece il maschio,poi disse che poteva fare di meglio e fece la don-<br />
na. (A<strong>del</strong>a Rogers St.John).<br />
- L’ uomo nasce allo stato selvaggio, ma viene addomesticato quando<br />
diventa marito. (anonimo <strong>del</strong> 700)<br />
- Una donna impiega 20 anni per fare di suo figlio un uomo, occorrono<br />
venti minuti ad un’altra donna per farne uno sciocco, (Helen Rowland)<br />
Riflessioni e commenti:<br />
- Quando deve morire la moglie, è meglio che stia bene il marito. (sag-<br />
gezza <strong>del</strong>l’agro sarnese-nocerino)<br />
- Povera casa, dove la gallina canta ed il gallo tace!. (prov. Inglese)<br />
10
L’ARS AMANDI<br />
“ L ’ A R T E D I F A R L ’ A M O R E ”<br />
PUBLIO OVIDIO NASONE<br />
Publius Ovidius Naso nacque a Sulmona, il 20 marzo <strong>del</strong> 43 a.C.. Nel suo<br />
tentativo di moralizzazione dei costumi, Augusto cercò di distruggere l’ Ars<br />
amatoria di Ovidio,ma questa sopravvisse. Il disinteresse e l’ignoranza dei<br />
nostri giorni considerano i classici come nozionismo sterile, tuttavia” l’arte di amare”<br />
<strong>del</strong> No-stro è ancora un bestseller. Ovidio ebbe il coraggio di porre, tra tanti poemi<br />
didascalici, il suo, che scienti-ficamente introduce all’arte <strong>del</strong> corteggiamento e<br />
<strong>del</strong>l’amore. In tre libri di distici finis-simi, di melodiosa lettura per chi ancora ama il<br />
latino, Ovidio traccia una mappa attenta e completa dei luoghi, degli atteggiamenti,<br />
degli approcci e <strong>del</strong>le parole che un uomo (libro II) ed una donna (libro III) devono<br />
utilizzare per far breccia nel cuore <strong>del</strong>l’essere amato. Nulla è lasciato al caso: con<br />
introspezione, egli analizza il comportamento umano, ricercandone quel quid, che<br />
rende sempre attraente qualcuno e sempre repellente qual-cun altro. L’amore non ha<br />
cose impossibili:prima tuae menti veniat fiducia,cunctas posse capi:capies, tu modo<br />
tende plagas.<br />
Liber secundus<br />
“nulla gloria petenda est sui peccati: non ci si deve gloriare <strong>del</strong> peccato”<br />
(Traductio ad sensum di parti scelte, a cura di Franco Pastore)<br />
349/414 - Quando non potrà più fare a meno di te, allora potrai darti una tregua, perché la tua<br />
assenza la farà stare in ansia ed allra che varrà il seme gettato: Fillide bruciò d’amore, quando<br />
Demofoonte(1 ) dette la vela al vento; e così fece penelope per l’assenza <strong>del</strong> furbo Ulisse e<br />
Laodamìa (2) per la lontananza <strong>del</strong> nipote. Ma bada che le assenze siano brevi, altrimenti la<br />
pena s’allenta, l’assente svanisce ed un altro subentra. Fi l’assenza di Menelao (3) a spingere<br />
Elena nel letto <strong>del</strong>l’ospite. Lasciare l’ospite con tua moglie, è come affidare timide colombe ad<br />
uno sparviero…che colpa ha Elena se ha paura di dormire da sola e si avvale <strong>del</strong>la galanteria<br />
di Paride? Colpa di Menelao che si è allontanato. Ciò non significa che l’uomo deve vivere<br />
nella preoccupazione <strong>del</strong>la vendetta <strong>del</strong>la moglie e rifiutare altri contatti d’amore. Giove me ne<br />
guardi! Divertitevi pure tenendo la colpa nascosta, perché nulla gloria petenda est sui peccati<br />
(non ci si deve gloriare <strong>del</strong> peccato commesso). Allora, non dare appuntamento a più donne<br />
nello stesso luogo, sappi scrivere messaggi che non fanna capire nulla. Non suscitare l’ira<br />
<strong>del</strong>la tua donna, o ti ripagherà con la stessa mo<strong>net</strong>a. Finchè ad Agamennone bastò<br />
Clitennestra (4) soltanto, anch’ella fu casta, ma quando seppe che nel suo letto erano<br />
entrate:Criseide (5), Briseide (6) e la medesima figlia di Priamo, Cassandra, allora, la figlia di<br />
Tindaro diede ad Egisto il suo letto e la sua anima, facendo in tal modo vendetta. Nelle<br />
scappatelle, sii naturale, ne meno o più gentile <strong>del</strong> solito, sarebbe un chiaro segno di<br />
colpevolezza. Sed ne parceri tuo latere: tuttavia non risparmiare le reni, devi dimostrare a letto<br />
che non hai già gustato i piaceri di Venere. (continua)<br />
-----------------<br />
1) La principessa trace Filide, si suicidò quando Demofoonte si imbarcò per far ritorno in patria.<br />
2) Laodamia sposò Protesilao, che perse la vita nella guerra di Troia.<br />
3) Elana, in assenza di Menelao, lo tradì con Paride e fuggì con lui a Troia.<br />
4) Egisto fu l’amante di Clitennestra, moglie di Menelao, che lo uccise al suo ritorno da Troia.<br />
5) Criseide, figlia <strong>del</strong> sacerdote di Apollo Crise. Il padre chiese al dio vendetta e fu la morte tra i greci.<br />
6) Briseide, schiava d’Achille, per lei l’eroe si ritirò dalla lotta ed i greci conobbero la sconfitta.<br />
11
Salerno, una provincia da scoprire<br />
Pontecagnano Faiano è saldata al quartiere di Fuorni ed alla<br />
zona industriale <strong>del</strong> capoluogo, ad est <strong>del</strong>la periferia di Salerno.<br />
Faiano dista circa 4 km da Pontecagnano e sorge in collina, sulla<br />
strada verso Montecorvino Pugliano ed a ridosso dei Monti Picentini.<br />
L'area urbana di Pontecagnano si sviluppa lungo la Strada Statale 18<br />
ed è ormai contigua con la frazione di S.Antonio. La cittadina dista dal<br />
centro di Salerno 8 km, da Bellizzi 5 e da Battipaglia 9. Il confine<br />
occidentale è segnato dal fiume Picentino, mentre quello orientale dal<br />
fiume Tusciano. Lungo la fascia litoranea, si estende Magazzeno, frazione<br />
conosciuta anche come Lido di Pontecagnano.<br />
Il territorio <strong>del</strong>l'odierno comune di Pontecagnano Faiano vanta<br />
una frequentazione che risale all'età <strong>del</strong> rame (3500-2300 a.C.). Gli<br />
scavi archeologici hanno documentato l'esistenza di due santuari,<br />
una porzione <strong>del</strong> centro abitato (oggi visitabile presso il Parco<br />
Archeo-logico) e due necropoli che complessivamente hanno restituito<br />
circa 9000 sepolture databili in una cronologia che va dal 3500<br />
a.C. fino all'alto medioevo. In fase preistorica il sito fu abitato dalle<br />
popolazioni <strong>del</strong>la cultura <strong>del</strong> Gaudo tipiche <strong>del</strong>la campania <strong>del</strong>l'età<br />
<strong>del</strong> rame. Tra il IX e l'VIII secolo a.C. emergono tratti <strong>del</strong>la cultura<br />
Villanoviana, che sfociano nel successivo periodo Etrusco, a cui<br />
risalgono le iscrizioni oggi conservate al Museo Archeologico di<br />
Pontecagnano insieme a numerosi altri reperti. Nel IV secolo a.C. il<br />
centro viene a contatto diretto con alcune popolazioni limitrofe<br />
(Sanniti e Lucani) e le tracce archeologiche restituiscono le influenze<br />
che le nuove culture hanno esercitato nella società urbana. Per<br />
il periodo romano sappiamo grazie alle fonti di Plinio il Vecchio e<br />
Strabone che i romani edificarono sul sito <strong>del</strong>la città etruscocampana,<br />
nel 268 a.C. Picentia per accogliere una parte <strong>del</strong>la tribù<br />
italica dei Picentini deportata dalle Marche.<br />
Picentia insorgerà due volte contro Roma, al tempo di Annibale<br />
schierandosi dalla parte di quest'ultimo, fatto che porterà i romani a<br />
fondare una nuova colonia, Salerno per controllare il territorio e<br />
durante la Guerra Sociale quando viene distrutta (89 d.C.). Notizie<br />
che tro-vano conferme nei reperti archeologici.L'autonomia amministrativa<br />
perduta e la dispersione degli abitanti, riducono l'antico<br />
centro a frequentazioni modeste attestate dopo la caduta <strong>del</strong>l'Impero<br />
Romano.<br />
Oggi, Pontecagnano è sede di un Aeroporto, grazie allo sforzo<br />
sostenuto dalla Camera di Commercio di Salerno, che ha avuto il<br />
merito di creare il Consorzio Aeroporto Salerno-Pontecagnano<br />
coinvol-gendo enti locali, associazioni di categoria e sodalizi ed<br />
assicurando, nel contempo, un rilevante finanziamento per il rilancio<br />
<strong>del</strong>l'attività aeronautica civile. A ciò si è aggiunta la disponibilità<br />
<strong>del</strong>la Regione Campania, che aveva già provveduto ad approvare<br />
nella passata legislatura gli stanziamenti necessari all' attuazione<br />
dei programmi di ammodernamento <strong>del</strong> vecchio aeroporto militare,<br />
iniziando dalla pavimentazione <strong>del</strong>la pista.<br />
Pontecagnano<br />
Hotel olimpico<br />
VESUVIOWEB.COM<br />
Una Cultura <strong>del</strong><br />
VESUVIO<br />
http://www.vesuvioweb.com<br />
NAONISART<br />
http://www.naonisart.it/<br />
R e S<br />
RICERCA e SVILUPPO<br />
PER<br />
LE POLITICHE<br />
SOCIALI<br />
__<br />
Direttore Scientifico<br />
Natale Ammaturo<br />
C. .E. .I I. .M. .<br />
12
I L I RICI G R EC I<br />
A cura di Franco Pastore<br />
PREMESSA<br />
Prima <strong>del</strong>l’ età <strong>del</strong>la tragedia e dopo la stagione epica, intorno al<br />
VII sec. A.C., la Grecia conosce il fiorire di un altro genere<br />
letterario: la lirica. Essa ha immediatezza espressiva ed è ricca<br />
di metafore ed analogie, che vengono espresse attraverso un<br />
periodare breve ed incisivo, che arriva direttamente al cuore.<br />
Dalle colonie ioniche <strong>del</strong>l’Asia minore, alla penisola greca, i versi<br />
cantati o recitati vengono accompagnati dalla lira, che ne<br />
evidenzia i toni. Si ha così:<br />
• La lirica elegiaca<br />
• La lirica giambica<br />
• La lirica melica monodica<br />
• La lirica melica corale<br />
a) LA LIRICA MELICA MONODICA<br />
(con temi amorosi, conviviali e politici)<br />
ANACREONTE<br />
Anacreonte (Ἀνακρέων) nacque a Teo, in Asia minore, nel 570 a.C. –<br />
Combatté contro l'invasione persiana, dovendo tuttavia abbandonare la<br />
patria a seguito <strong>del</strong>la sconfitta. Visse alla corte di Policrate di Samo,<br />
dove incontrò Ibico e Simonide, dei Pisistratidi ad Atene e degli Aleuadi<br />
in Tessaglia. Una leggenda narra che sia morto, per un acino d'uva.<br />
La sua opera, ordinata dai filologi alessandrini, consta di 5 o 6 libri (di<br />
cui ci rimangono 160 frammenti) di Scolii, in dialetto ionico, ma eolici<br />
di contenuto, che trattano temi conviviali e d'amore. La sua ispirazione<br />
non è profonda come quella di Saffo ed Alceo, ma è caratterizzata da<br />
un sentimentalismo leggero e superficiale. Morì intorno al 480. Segue<br />
la traductio ad sensum di due suoi frammenti.<br />
AMO<br />
Sguardo fanciullo di vergine,<br />
io ti bramo.<br />
Ma tu non ascolti:<br />
non sai che<br />
<strong>del</strong>l’animo mio<br />
tieni le briglie.<br />
Di nuovo,<br />
con un maglio grande,<br />
come un fabbro,<br />
mi colpì EROS<br />
ed un torrente gelido<br />
m’immerse.<br />
IO PIANGO<br />
Oramai canute sono<br />
le mie tempie<br />
e bianco è il capo.<br />
L’amabile giovinezza non è più<br />
e vecchi sono i denti.<br />
nella paura <strong>del</strong> Tartaro,<br />
per l’esiguità <strong>del</strong> tempo<br />
che mi resta da vivere<br />
io piango: penosa è la discesa<br />
nell’antro terribile di Ade.<br />
Per chi è andato,<br />
è destino non ritornare indietro.<br />
Concerti Concerti e e<br />
e<br />
spettacoli<br />
spettacoli<br />
di di<br />
MIMI’ MIMI’<br />
MIMI’<br />
PALMIERO<br />
PALMIERO<br />
info@mimipalmiero.it<br />
www.mimipalmiero.it<br />
A.L.I.A.S.<br />
www.alias.org.au<br />
VETRIINA DEL<br />
BENESSSSERE<br />
Faarrmaassaal lut tee. .i it t<br />
Poesia<br />
Creativa<br />
www.poesiacreativa.it<br />
Associazione<br />
Associazione<br />
Associazione<br />
i Meridiani<br />
onlus<br />
___<br />
www.imeridiani<br />
onlus.org<br />
info@imeridianionlus.org<br />
Battipaglia (Sa)<br />
13
DALLA MITOLOGIA GRECO-LATINA<br />
ACHERONTE<br />
MITOLOGIA, DAL GRECO MITHOS E LOGOS ( DISCORSO SUL MITO )<br />
NARRA DEGLI ANTICHI DEI E MITI DEL MONDO ANTICO .<br />
Acheronte ( in greco Ἂχέρων, -οντος, in latino Ăchĕrōn, -ontis ) è il<br />
fiume sotterraneo che le anime devono attraversare per giungere nel<br />
regno dei morti:l’Ade. Suoi affluenti erano il Piriflegetonte ed il Cocito,<br />
al quale, più tardi fu aggiunto aggiunto il Lete. Le anime venivano tra-<br />
ghettate da Caronte, se fornite d’obolo, altrimenti, dovevano attraver-<br />
sarlo a nuoto. Stagnante come una palude, nel mito ha assunto le<br />
caratteristiche <strong>del</strong> fiume omonimo che scorre nell’Epiro, il quale,<br />
dopo un lungo viaggio all’aperto, si getta sotto terra. Secondo un’antica tradizione,<br />
l’Acheronte era figlio di Gea, la terra, punito a scorrere sotto terra, per aver dissetato i<br />
Giganti, durante la guerra contro gli dei <strong>del</strong>l’Olimpo.<br />
Riferimenti letterari:<br />
1)Platone nel dialogo Fedone afferma che l'Acheronte è il secondo fiume più grande <strong>del</strong><br />
mondo, superato solamente dall'Oceano: sostiene che l'Acheronte scorra in senso inverso e<br />
dall'Oceano vada verso la terra.<br />
2)Il termine Acheronte è stato talvolta usato come sineddoche per intendere l'Ade nella sua<br />
interezza.<br />
3)Virgilio parla <strong>del</strong>l'Acheronte insieme agli altri fiumi infernali all'interno <strong>del</strong>la sua descrizione<br />
<strong>del</strong>l'Oltretomba, collocata nel libro VI <strong>del</strong>l'Eneide.<br />
4) Dante, nel canto III <strong>del</strong>l’Inferno fa <strong>del</strong> fiume Acheronte il confine <strong>del</strong>l'Inferno, per chi arriva<br />
dall'anti-Inferno.<br />
LE PAROLE DIFFICILI E…<br />
QUELLE FAMIGERATE<br />
BICICLARE: usare la bicicletta con scopi ecologici (1991)<br />
BICIMANIFESTAZIONE:manifestazione ciclistica (1989)<br />
BINDIAMO: per “sosteniamo Rosy Bindi” (1993). Derivati: bindismo,rosabindiano.<br />
BIODIVERSITA’: diversità biologica tra organismi <strong>del</strong>la stessa specie (1992)<br />
BIRIGNIAÒSO: affetto da birignao, che parla in fretta, come miagolio di gatto (Albertazzi-94).<br />
BISCIONE: industria televisiva di S.Berlusconi. Acronimo per biscio-fascio-leghista (1994)<br />
BISCIOPOLI: la centrale <strong>del</strong>la Fininvest, ovvero Mediaset. (Lo Piccolo 1995).<br />
CARNOGRAFIA: rappresentazione cruda ed oscena di cadaveri nei telegiornali e cinema (95).<br />
CATTIVISTA: seguace <strong>del</strong> cattivismo. (G.Ferrara, 1995).<br />
CELODURO: parte maschile in erezione. Derivati: celodurismo, celodurista (D.Maraini 1993)<br />
CELOMOLLE: parte non in erezione. Derivati: celomollismo (94), celomollista (1994).<br />
CIBERNAUTA: chi crea e sperimenta la realtà virtuale (1995).<br />
ISTERIANO: isterismo italiano (1997).<br />
MARUMBA: matusa rimbambito (1993)<br />
14
Cenni storici - Abitata dagli Ausoni (Aurunci) e dagli Opici, verso l'VIII sec. a.C., fu invasa, sulle coste dai Greci, che<br />
fondarono la città di Cuma e Partenope ( rifondata poi come Neapolis tra la fine <strong>del</strong> VI e l'inizio <strong>del</strong> V secolo a.C) . Ma nel VI sec.,<br />
le zone interne <strong>del</strong>la regione furono occupate dagli Etruschi, che diedero vita ad una lega di dodici città con a capo Capua. Nella<br />
seconda metà <strong>del</strong> V sec. a.C., iniziò l'invasione dei Sanniti, che conquistarono Capua (nel 440 circa) e Cuma (425 circa). Gli<br />
invasori imposero il loro dominio e la loro lingua, diventando così un solo popolo: gli Osci. Quando una seconda ondata scese<br />
dalle montagne per invadere la Campania, Capua si rivolse a Roma per essere difesa (343 a.C.). Iniziarono allora le guerre<br />
sannitiche (343-290 a.C.), il cui esito fu l'occupazione romana di tutta la regione, sia interna che costiera, con la fondazione di<br />
numerose colonie. Con la discesa di Annibale, a nulla valse organizzarsi contro Roma, durante la seconda guerra punica, la<br />
regione subì un profondo processo di romanizzazione, e solo Napoli e Pompei conservarono le loro radici elleniche. Dopo aver<br />
fatto parte, con il Lazio, <strong>del</strong>la prima regione d'Italia, la Campania divenne sotto Diocleziano una provincia a sé, mantenendo la sua<br />
unità anche sotto gli Ostrogoti e i Bizantini. Con l'occupazione longobarda di Benevento (570 circa), la regione fu divisa tra il<br />
ducato di Benevento, comprendente Capua e Salerno e Napoli e la regione costiera centrale. Amalfi, invece, arricchitasi coi traffici<br />
marittimi, riuscì nei sec. IX-XI a divenire un fiorente ducato indipendente. Dopo la definitiva conquista di Napoli, da parte dei<br />
Normanni, nel 1139, la Campania, nei sec. XII e XIII, fu compresa nel regno di Sicilia, divenendo prima un possedimento degli<br />
Angioini e poi degli Aragonesi. Dal <strong>15</strong>03 al 1707, fu dominio <strong>del</strong>la Spagna e, subito dopo, degli Austriaci (dal 1707 al 1734). sotto.<br />
Con l'avvento al trono di Napoli di Carlo VII di Borbone (1734), si ha il regno di Napoli e Sicilia, e poi <strong>del</strong> Regno <strong>del</strong>le Due Sicilie.<br />
Con l’unità d'Italia (1860), inizia-rono per Napoli enormi problemi economici e politici, che raggiunsero il culmine nel 1884, quando<br />
una grave epidemia di colera decimò la popolazione. Nella Seconda Guerra Mondiale, gli Alleati effettuarono un sanguinoso<br />
sbarco a Salerno (9 settembre 1943) e presero Napoli, quando ormai la città era stata già evacuata dai Tedeschi.<br />
Questa fusione di radici culturali, di usi e costumi di popoli diversi, ha avuto una influenza benefica sulla bellezza <strong>del</strong>le donne<br />
campane e sull’arte culinaria, che può contare sia sulle ricchezze di un mare pescoso, che sulle coltivazioni di frutta, ortaggi, <strong>del</strong>le<br />
pianure. A ciò si aggiungono i magnifici prodotti <strong>del</strong> latte, i fichi e le olive <strong>del</strong> Cilento,gli agrumi <strong>del</strong>la costiera amalfitana,i funghi ed<br />
i formaggi <strong>del</strong>l’alta valle <strong>del</strong> Cervati, i prodotti bufalini <strong>del</strong>la valle <strong>del</strong> Sele ed i salumi <strong>del</strong> piagginese.<br />
Un Primo piatto:<br />
Ingredienti e preparazione:<br />
PIATTI TIPICI DELLA CAMPANIA<br />
A cura di Rosa Maria Pastore<br />
PRANZIAMO NEL CASERTANO<br />
Caserta è una città di circa 80.000 abitanti, capoluogo <strong>del</strong>l'omonima provincia <strong>del</strong>la Campania. Sorge<br />
nell'entroterra campano meglio specificata nella piana <strong>del</strong> Volturno ed è celebre in tutto il mondo per la<br />
maestosa Reggia costruita nel Settecento dall'architetto Luigi Vanvitelli.Il comune comprende il<br />
capoluogo e numerose frazioni, tra cui San Leucio, famosa per la seta e per il già Real Belvedere, ed<br />
il borgo medioevale di Casertavecchia.<br />
TORTIGLIONI ALLA NORMANNA<br />
In una casseruola far cuocere per <strong>15</strong> minuti circa un polipo verace di circa 300 g con 2<br />
cucchiai di olio d’oliva, uno spicchio d’aglio tritato, <strong>15</strong>0 g di pomodorini a pezzetti,<br />
prezzemolo, sale e pepe. Quando il polipo risulterà tenero, tagliarlo a pezzetti e<br />
lasciarlo nel suo sugo. In abbondante acqua, giustamente salata, lessare 300 g di<br />
tortiglioni, scolarli al dente, condirli col polipo e tutto il suo sugo e con 200 g di ricotta<br />
precedentemente stemperata e ridotta a crema. Servire ben caldo con una spolveratina<br />
di prezzemolo tritato.<br />
<strong>15</strong>
Un secondo piatto:<br />
Ingredienti e preparazione:<br />
GAMBERONI GRATINATI<br />
. In una teglia soffriggere 2 spicchi d’aglio in 200 g di olio d’oliva, unire un kg di<br />
gamberoni sgusciati, 100 g di olive nere snocciolate ed il prezzemolo tritato; salare e<br />
lasciar cuocere per pochi minuti. Dividere equamente i gamberoni tra quattro tegamini<br />
in creta da forno, ricoprire con la salsa e con pangrattato e gratinare in forno a calore<br />
medio (180° C) per una decina di minuti. Servire i tegamini guarniti con crostini di pane<br />
e prezzemolo fresco tritato.<br />
Un contorno:<br />
Ingredienti e preparazione:<br />
POMODORI IN TORTIERA<br />
Si tagliano i pomodori S. Marzano (500 g) in due per il lungo e si sistemano nella<br />
tortiera, mettendo su di essi un po’ di pane grattugiato, le olive di Gaeta snocciolate<br />
(50 g), qualche cappero (30 g), pezzetti di alici salate, un po’ di sale e un po’ di pepe.<br />
Irrorare con un filo di olio e mettere nel forno ben caldo (200°C) finché siano cotti (<strong>15</strong>-<br />
20 minuti).<br />
Un dolce:<br />
Ingredienti e preparazione:<br />
TORTA DI UVA E MELE<br />
Sbucciare 2 grosse mele, tagliarle a fettine sottili e metterle in una terrina con 3<br />
cucchiai di zucchero e 2 cucchiai di brandy. Lasciar macerare per 1 ora, rigirandole<br />
ogni tanto. Preparare una crema con 3 tuorli d’uovo, tre cucchiai di zucchero, tre<br />
cucchiai di farina, ¾ di latte e una buccia di limone. Imburrare una teglia, formare uno<br />
strato con le fette di mela e, sopra a queste, disporre i chicchi di uva lavati e bene<br />
asciugati, in modo da formare uno strato unico. Ricoprire il tutto con la crema e<br />
passare in forno caldo, fino a che la superficie sia leggermente dorata.<br />
Un buon vino campano:<br />
GALLUCCIO BIANCO/RISERVA DOC<br />
Prodotto in diversi comuni <strong>del</strong>la provincia di Caserta, il Galluccio bianco riserva ha un<br />
grado alcolico di 12%. Il colore è paglierino più o meno intenso, mentre il profumo è<br />
<strong>del</strong>icato, fruttato, caratteristico. Dal sapore secco, fresco e armonico, ben si<br />
accompagna ad antipasti e secondi di pesce.<br />
_____________<br />
La cucina <strong>del</strong>la Campania “I nostri chef” – Il Mattino<br />
Gastronomia salernitana di A. Talarco, ed. Salernum<br />
Cucina dalla A alla Z di L. Carnacina, Fabbri Editori<br />
Le mille e una… ricetta – S. Fraia Editore<br />
Mille ricette - Garzanti<br />
L’antica cucina <strong>del</strong>la Campania<br />
16
Vero o Falso<br />
L’UVA HA PROPRIETA’ DISINTOSSOCANTI<br />
A cura di Rosa Maria Pastore<br />
Fin dai tempi più remoti l’uva è stata considerata uno dei frutti più ricchi di valore<br />
nutritivo.Gli zuccheri contenuti nell’uva, nella misura <strong>del</strong> 14-30% seconda <strong>del</strong>le varietà,<br />
sono facilmente assimilabili dall’organismo umano e danno a questo frutto un<br />
valore energetico eccezionale. Un chilo di uva fornisce infatti dalle 700 alle 800<br />
calorie, circa il doppio di quanto ne fornisce l’altra frutta.<br />
L’uva contiene le vitamine B e C, e i sali minerali di potassio, calcio, fosforo.<br />
Sono presenti anche i tre elementi indispensabili per la formazione <strong>del</strong>la emoglobina<br />
<strong>del</strong> sangue: ferro, rame e manganese. Il succo, proprio perché ricco di sali minerali e<br />
specialmente di potassio, è fortemente diuretico, mentre la cellulosa <strong>del</strong>la buccia<br />
stimola l’intestino facendo <strong>del</strong>l’uva un efficace lassativo.<br />
L’uva è sconsigliata solamente ai diabetici, per il suo alto contenuto di zuccheri<br />
e ai sofferenti d’intestino, a causa <strong>del</strong>la sua buccia ricca di cellulosa. Tuttavia il succo<br />
spremuto dall’uva può essere sorbito senza danno, in quantità moderata, anche dalle<br />
persone più <strong>del</strong>icate.<br />
L’uva è invece raccomandata agli sportivi per il valore energetico degli zuccheri<br />
immediatamente assimilabili, ai cardiaci, a chi soffre di ipertensione arteriosa e d’arteriosclerosi,<br />
ai bambini, ai convalescenti, alle donne in attesa di un bambino. Entrerà<br />
con larghezza nella dieta <strong>del</strong>le persone soggette a disturbi renali, perché l’uva<br />
costituisce un lavaggio efficace <strong>del</strong>le vie urinarie, aumentando la diuresi e facilitando<br />
l’eliminazione di sostanze tossiche per l’organismo.<br />
L’uva, come abbiamo visto, è anche preziosa per combattere la stitichezza;<br />
inoltre, con il suo gradevole sapore dolce acidulo, attiva le funzioni digestive e aumenta<br />
l’appetito. Il succo di uva decongestiona il fegato e la vescica biliare, e, attivando le<br />
loro secrezioni, reca un reale beneficio agli epatici.<br />
Si può dare <strong>del</strong> succo d’uva anche ai bambini a cominciare dall’età di quattro o cinque<br />
mesi, nella dose di due o tre cucchiaini al giorno.<br />
L’uva che consumiamo deve sempre essere fresca, se possibile appena colta ,<br />
matura e ben lavata, chicco per chicco. Se si hanno stomaco ed intestino perfettamente<br />
sani, si mangeranno anche le bucce, eliminando solo i semi (vinaccioli).<br />
LA CURA DELL’UVA<br />
L’uso <strong>del</strong>l’uva a scopo curativo risale a epoche antiche, infatti ne troviamo<br />
addirittura accenni nelle opere di Plinio e di Cornelio. Un tempo era in uso fare una<br />
cura <strong>del</strong>l’uva ogni anno, a scopo disintossicante. Gli Asburgo soprattutto venivano in<br />
Alto Adige, tra Merano e Bolzano, per nutrirsi metodicamente di uva, secondo le<br />
prescrizioni mediche. Questa cura oggi è quasi sconosciuta, preferendo ai rimedi<br />
naturali, medicine e farmaci, ignorando che l’uva integra l’alimentazione e, opportunamente<br />
somministrata, è ottima anche come cura dimagrante oltreché depurativa. La<br />
cura <strong>del</strong>l’uva non guarisce malattie, può solo concedere un po’ di riposo al fegato e ai<br />
reni, migliorare il funzionamento <strong>del</strong>l’intestino e il tono <strong>del</strong>la carnagione.<br />
17
LE DIVERSE VARIETA’<br />
L’uva offre numerosissime, oggi però si va sempre più orientando verso poche,<br />
ma scelte varietà, distribuite in varie epoche di maturazione, così da poterne rifornire<br />
il mercato per circa sei mesi l’anno.<br />
Vi sono uve destinate alla vinificazione, che in Italia, come quasi in tutti i paesi<br />
vinicoli, costituiscono la parte di gran lunga prevalente, altre destinate invece al<br />
consumo diretto,come frutto fresco, comunemente dette uve da tavola. Vi sono però<br />
anche <strong>del</strong>le qualità che sono indicate sia come uve da tavola che da vino.<br />
Le più importanti varietà a maturazione precoce sono:<br />
la perla di Csaba, varietà d’origine ungherese, dai grappoli non molto vistosi, di colore<br />
giallo tendente al dorato, d’un gradevole gusto, dal profumo di dolce moscato;<br />
la primus, dai grappoli medi, giallo dorati, con un sapore aromatico particolare, che<br />
ricorda il moscato;<br />
il tipo chasselas, una <strong>del</strong>le uve da tavola ppiù note e diffuse da molto tempo un po’ in<br />
tutti i paesi, anche sotto vari nomi;<br />
la panse precoce, dal sapore semplice e poco aromatico.<br />
Tra le uve di media maturazione troviamo:<br />
la regina, magnifica uva dai grappoli e acini grandi, di colore giallo dorato, croccanti e<br />
carnosi, dal sapore semplice;<br />
la varietà Italia, assomiglia all’uva regina, ma si distingue da questa per l’aroma<br />
leggermente moscato; in Italia viene coltivata soprattutto nelle Puglie.<br />
Tra le uve tardive ricordiamo:<br />
l’ohanez, notissima varietà spagnola, conosciuta in tutto il mondo come uva d’Almeria<br />
perché da questa provincia <strong>del</strong>la Spagna meridionale viene esportata in barili.<br />
Come uve destinate all’essiccazione oltre allo zibibbo, vi sono le sultanine,<br />
rossa e nera e le passoline, o uva di Corinto.<br />
CONSIGLI UTILI<br />
ANIMALI<br />
Ai pesciolini rossi tenuti in vaso<br />
non si deve mai dare da mangiare<br />
briciole di pane: fanno inacidire<br />
l’acqua e facilmente provocano la<br />
morte dei pesciolini.<br />
MEDICINA CASALINGA<br />
Per le contusioni, impacchi di<br />
prezzemolo pestato e cotto per<br />
cinque minuti in aceto (gr 20 di<br />
prezzemolo in 20 gr di aceto).<br />
GUARDAROBA<br />
Per pulire a fondo i capi di lana pesante<br />
spazzolateli con una spazzola a setole<br />
rigide, inumidita in acqua fredda e<br />
ammoniaca (2 cucchiai per litro d’acqua).<br />
Quando sono asciutti ripassateli a secco.<br />
CASA<br />
Per rispettare la risorsa idrica, occorre<br />
evitare gli sprechi, come?<br />
• Chiudere i rubi<strong>net</strong>ti mentre si lava: un<br />
rubi<strong>net</strong>to ha una portata di oltre 10 litri<br />
al minuto.<br />
• Fare la doccia invece che il bagno<br />
permette un risparmio di oltre il 75%.<br />
• Controllare eventuali perdite verificando<br />
che i rubi<strong>net</strong>ti non gocciolino o<br />
lo sciacquone <strong>del</strong> w.c. non perda.<br />
• Usare la lavatrice, la lavastoviglie a<br />
pieno carico<br />
• Lavare piatti e verdure riempiendo un<br />
contenitore usando l’acqua corrente so-<br />
lo per il risciacquo<br />
18
LA DONNA NELLA STORIA<br />
Mafalda di Savoia<br />
L’angelo di Bukenwald<br />
Il 23 mattina, è chiamata al comando tedesco, per l'arrivo di una chiamata telefonica<br />
<strong>del</strong> marito da Kassel in Germania.E' un tranello. Subito arrestata, è messa su<br />
un aereo, la sua prima destinazione è Monaco, poi Berlino, infine viene deportata al lager<br />
di Buchenwald, dove è rinchiusa nella baracca n.<strong>15</strong>, sotto il falso nome di frau von<br />
Weber, con una anziana coppia, che si occupava di lei. Per andare al comando tedesco,<br />
si era vestita, pensando che si trattasse di un impegno di pochi minuti, con un<br />
modesto vestito nero. Con quello fu arrestata, ed è molto probabile che quel vestitino<br />
nero l'abbia accompagnata per tutta la terribile esperienza <strong>del</strong> lager, fino alla morte.<br />
Mafalda e' ospitata in una baracca ai margini dei campo, una baracca destinata<br />
a prigionieri di riguardo: ospita, fra gli altri, un ex deputato social-democratico tedesco<br />
e sua moglie. Il regime è, comunque, durissimo: vitto insufficiente, freddo invernale<br />
intenso e vestiti estivi, divieto di rivelare la propria identità e,per scherno, i nazisti<br />
la chiamano Frau Abeba. La principessa è <strong>del</strong>icata e deperisce rapidamente.<br />
Malgrado i divieti nazisti, la notizia si diffonde fra i prigionieri italiani <strong>del</strong> campo: la<br />
figlia <strong>del</strong> Re si trova a Buchenwald. Alcuni Italiani cercano di aiutarla. Si sa che mangiava<br />
pochissimo e che quando poteva quel poco che le arrivava in più lo offriva a<br />
chi aveva più bisogno di lei.<br />
Nell'agosto <strong>del</strong> '44, gli anglo-americani bombardarono il lager e la baracca in cui<br />
era la principessa fu distrutta. Gli occupanti si erano rifugiati nella trincea che circondava<br />
la baracca ma ciò non fu sufficiente a salvare la principessa da una esplosione<br />
che le produsse bruciature e contusioni varie, Mafalda ha il braccio sinistro maciullato.<br />
Fu trasportata distesa su una scala. Ad un certo punto, nel traversare così il<br />
lager, riconosce due prigionieri italiani dalla ' I ' cucita sulla schiena. Fa loro segno di<br />
avvicinarsi e chiede di essere ricordata,dopo la sua morte, non come una principessa,<br />
ma come di una loro sorella. Ricoverata nell'infermeria <strong>del</strong> campo, senza cure Mafalda<br />
peggiora. Insorge la cancrena e si decide di amputare il braccio. Dopo quattro giorni<br />
di tormenti, per le piaghe infette, fu sottoposta ad una operazione lunghissima e di<br />
sconcertante durata. Ancora addormentata,Mafalda viene riportata nel postribolo e quivi<br />
lasciata senza altre cure. Al mattino era morta dissanguata. Il dottor Fausto Pecorari,<br />
radiologo internato a Buchenwald, ritiene che la principessa sia stata operata volutamente<br />
in ritardo e con quella procedura,per provocarne la morte. Quel sistema di<br />
eliminazione era già stato applicato, a Buchenwald, su altre perso-nalità, <strong>del</strong>le quali<br />
volevano sbarazzarsi.<br />
19
Il 28 agosto 1944, Il suo corpo, completamente denudato, venne gettato sul mucchio<br />
dei cadaveri <strong>del</strong> bombardamento, per essere cremato. Padre Tyl, il prete boemo<br />
<strong>del</strong> campo, riesce ad ottenere, che il corpo venga sottratto alla cremazione, per essere<br />
sepolto, in una bara di legno, in una fossa con su scritto “ 262 eine enberkanntefraue "<br />
(262 - donna sconosciuta). Finita la guerra, un gruppo di marinai di Gaeta, ex<br />
prigionieri di Buchenwald, identificano la tomba e consegnano i resti di Mafalda alla<br />
famiglia. Oggi, la principessa, riposa ora nel piccolo cimitero degli Assia, nel castello<br />
di Kronberg in Taunus ( Francoforte sul Meno).<br />
PROLOGO<br />
Nella<br />
serenità festosa,<br />
d’un reame antico,<br />
custodivi<br />
i sogni,<br />
<strong>del</strong>la giovinezza.<br />
Il sorriso<br />
Soave<br />
sul tuo viso<br />
apriva il giorno,<br />
con rara gentilezza.<br />
Poi, ti fu dato<br />
il seme di Maurizio<br />
e ti trovasti<br />
al centro d’un ciclone,<br />
eri vicina<br />
senza alcuna via di salvezza.<br />
L’antica nobiltà<br />
non fu d’aiuto<br />
Fosti ghermita come un fiore<br />
in boccia,<br />
negli occhi,<br />
un velo grigio<br />
di tristezza.<br />
In un momento solo,<br />
quanti destini!<br />
ODE ALLA MEMORIA<br />
(mea carmina)<br />
EPILOGO<br />
Ti strapparono<br />
al pianto dei bambini<br />
i barbari vestiti di grandezza.<br />
Ma, tra le ombre<br />
di gente martoriata,<br />
distrutta nel corpo e nella fede,<br />
portasti con la luce<br />
la fierezza.<br />
Tu fosti un angelo,<br />
nel lager senza pace,<br />
un raggio di speranza,<br />
vittima senza ragione<br />
<strong>del</strong>la stoltezza.<br />
Il nome tuo<br />
veniva sussurrato,<br />
come quello di Cristo<br />
martoriato,<br />
ma, dentro,<br />
risuonava con dolcezza<br />
Se fossi tuo figlio,<br />
scriverei il tuo nome<br />
sulle stelle,<br />
sognando<br />
ogni notte. . .<br />
…una carezza.<br />
[Da “SIDERA HISTORIAE” di Franco Pastore]<br />
20
GIOCANDO CON I CLASSICI:<br />
Esopo visse nel VI secol a.C.,<br />
nell'epoca di Creso e Pisistra-<br />
to. Le sue opere ebbero una<br />
grandissima influenza sulla<br />
cultura occidentale: le sue fa-<br />
vole sono tutt'oggi estremamente<br />
popolari e note. Della sua vita si<br />
conosce pochissimo, secondo la tradizione,<br />
Esopo giunse in Grecia come schiavo<br />
di un certo Xanthus, <strong>del</strong>l'isola di Samo.<br />
Le favole di Esopo si possono descrivere<br />
come archetipiche; la stessa definizione<br />
corrente di "favola" è basata principalmente<br />
sulla favola esopica.<br />
Un topo di città<br />
jétte in campagna,<br />
per fare visita<br />
ad un certo suo cugino,<br />
‘nu poco rustico,<br />
ma bravo contadino.<br />
‘O surecìlle fu assai cuntento<br />
‘e ce mettètte annànze<br />
‘a grazia ‘e Dio:<br />
pane ‘e fasùle, larde ’e furmagge,<br />
ma ‘o topo di città<br />
nunn‘avétte ‘o curàgge ‘e mangià.<br />
- I’ nu’ capisco, disse,<br />
come tu possa sopportare<br />
codesto cibo e questa vita grama,<br />
vieni con me in città,<br />
dove c’è vita, con la qualità !-<br />
Giunsero nel palazzo,<br />
a notte fonda,<br />
ma vi trovaron ogni ben dio :<br />
dolci, prelibatezze, cibi squisiti<br />
d’una goduria e d’una qualità<br />
Che ti facevano dire:<br />
“ ‘E chi se mòve ’a ccà. “<br />
IL TOPO DI CITTA’ ED IL SUO<br />
CUGINO DI CAMPAGNA<br />
Trad. dal greco - Un giorno, un topo di città andò a<br />
trovare il cugino di campagna, un tipo dai modi semplici<br />
ma affettuosi, che per pranzo gli preparò lardo, fagioli, pane<br />
e formaggio. Il topo di città storse il naso e disse:- Non capisco<br />
come tu possa sopportare questo cibo e questa vita grama..<br />
Vieni con me in città e ne scoprirai i vantaggi-. Così i<br />
due topi si misero in viaggio e arrivarono a notte fonda. In<br />
sala da pranzo trovarono i resti di un banchetto e si misero<br />
a divorare quanto c'era di buono, finché udirono dei latrati.-<br />
Non spaventarti - disse il topo di città - sono soltanto i cani di<br />
casa-.D’improvviso, si spalancò la porta ed entrarono due<br />
enormi mastini.I due topi ebbero appena il tempo di<br />
scappare. -Addio cugino- disse il topo di campagna, meglio il<br />
lardo in pace che le prelibatezze in tal modo.<br />
Libera riduzione <strong>del</strong>la favola in napoletano<br />
RECITATA DALL’AUTORE<br />
dii Frrancco Passttorree<br />
Ma pròprio quànne<br />
cuminciàjne a strafucà,<br />
duie sfaccìmm’e cane,<br />
accussì gruòsse,<br />
‘e secutàjne fòre,<br />
‘ndà ‘na fòsse.<br />
-Non ti curar di loro,<br />
caro cugino,<br />
son solo due cag<strong>net</strong>ti un po’ vivaci,<br />
fare <strong>del</strong> movimento dopo il pasto<br />
aggiunge alla vita<br />
un certo gusto-<br />
Il topo di campagna gli rispose:<br />
-‘A facc’è chitemmuòrte ‘j ch’ paura<br />
M’agge cacàte sòtte, arèt’ò mùre!<br />
E fare i vermi senza ave’ mangnàto,<br />
ti sembra ‘nu vivere pregiato?<br />
Cugino mio, ritorno ai miei fagioli,<br />
’e lascio a te i pregi cittadini,<br />
i dolci, ‘e marmellàte e i due mastini.<br />
Tu, godili fin che puoi,<br />
godi da pazzo,ma a me, ti prego,<br />
nu’ me rompe ‘a tazze!.<br />
__________<br />
F. Pastore: “FEDRO ED ESOPO in napoletano” (una libera<br />
traduzione in vernacolo <strong>del</strong>le favole latine e greche)<br />
http://www.andropos.it/Il%20topo%20di%20città%20e%20il%20cugino%20di%20campagna.html<br />
21
ANGOLO DELLA RIFLESSIONE STORICA<br />
“ Il 4 Novembre, una data storica per l'Italia. Ottantotto anni orsono, si completava con la<br />
fine <strong>del</strong>la Prima Guerra Mondiale, il ciclo <strong>del</strong>le campagne nazionali per l'Unità d'Italia. Un<br />
cammino lungo, durato settant'anni, dalla Prima Guerra d'Indipendenza in avanti. Un percorso<br />
difficile, intrapreso con il concorso convinto <strong>del</strong>la popolazione di tutte le regioni d'Italia, mosse<br />
dal desiderio di mettere sotto un'unica Bandiera le sorti <strong>del</strong>la penisola.” (dal web)<br />
Ora, facciamo una ipotesi assurda: un viaggio a ritroso, con la macchina <strong>del</strong> tempo, fino<br />
al 1914:<br />
Il continente è diviso in due schieramenti opposti: in uno di questi si trovavano la Francia la<br />
Gran Bretagna e la Russia, nell’altro, figurano la Germania, l’Austria e l’Italia.<br />
L’irredentista serbo Gavrilo Prinzip uccide in un attentato l’Arciduca Francesco Ferdinan-do<br />
e l’Austria pone condizioni durissime alla Serbia, che le accetta tutte, tranne una: sostengono<br />
che spetti a lo ro arrestare il colpevole e lo fanno. Ma all’Austria non basta, occore una<br />
punizione esemplare, più “invasiva” e aggredìsce la Serbia. Dietro quella decisione c’è da una<br />
parte, la fragilità <strong>del</strong>l’Impero austro-ungarico, che cercava di rinsaldare, con una guerra, un<br />
potere in declino, e dall’altra il forte desiderio di umiliare la Francia,vecchia nemica <strong>del</strong> Reich,<br />
modificando l’equilibrio europeo. La Francia e la Russia sono alleate <strong>del</strong>la Serbia,ergo si<br />
<strong>del</strong>inea una guerra franco-tedesca a occidente e una guerra austro-russa ad oriente.<br />
Che c’entra l’Italia, e quale è la sua posizione?<br />
L’Italia, alleata <strong>del</strong>l’Austria, non ha nessuna voglia di combattere al suo fianco. Del resto, i<br />
termini <strong>del</strong>l’alleanza sono ben chiari: sarebbe costretta ad intervenire solo nel caso che la<br />
guerra avesse un carattere difensivo, ma siccome è l’Austria il paese aggressore, l’Italia ha,<br />
dunque, buone ragioni per uno status di non belligeranza, ragioni che si centuplicano quando<br />
Francesco Ferdinando si impegna a restituire Trento e Trieste, alla fine <strong>del</strong>la guerra, qualora<br />
l’Italia si fosse astenuta dall’intervenire. La neutralità è dunque la condizione naturale per<br />
l’Italia, e Giolitti, il Primo Ministro, fa <strong>del</strong> suo meglio per difendere questa posizione, appoggiato<br />
dai socialisti e dai cattolici, i quali non vogliono che il paese venga coinvolto in una guerra<br />
dura, sanguinosa ed inutile. Tuttavia, gli interventisti-nazionalisti accusano il Giolitti di cotardìa<br />
e riescono ad imporre al Parlamento il capovolgimento <strong>del</strong>le alleanze, con la motivazione che<br />
poi avrebbero partecipato alle trattative di pace ed inoltre avrebbero conquistato il rispetto<br />
<strong>del</strong>le altre nazioni europee. Nonostante la forte opposizione e le apocalittiche previsioni <strong>del</strong><br />
Turati, l’Italia, Il giorno 4 maggio denuncia la sua uscita dalla Triplice alleanza ed il giorno 12<br />
<strong>del</strong>la stesso mese, il governo Salandra da le dimissioni. Sotto la pressione <strong>del</strong>la piazza, il<br />
parlamento (a maggioranza neutralista) otto giorni dopo, dà i pieni poteri al presidente <strong>del</strong><br />
Consiglio Salandra, con 407 voti favorevoli e 74 contrari. Il 24 maggio 19<strong>15</strong>, l'Italia dichiara<br />
guerra all' Impero Austro-Ungarico.<br />
Risultato?<br />
• Prima battaglia <strong>del</strong>l'Isonzo: 23 giugno - 7 luglio 19<strong>15</strong><br />
• Seconda battaglia <strong>del</strong>l'Isonzo: 18 luglio - 3 agosto 19<strong>15</strong><br />
• Terza battaglia <strong>del</strong>l'Isonzo: 18 ottobre - 3 <strong>novembre</strong> 19<strong>15</strong><br />
• Quarta battaglia <strong>del</strong>l'Isonzo: 10 <strong>novembre</strong> - 2 dicembre 19<strong>15</strong> (60.000 morti e <strong>15</strong>0.000 feriti)<br />
• Settima battaglia <strong>del</strong>l'Isonzo: 14 settembre - 16 settembre 1916<br />
• Ottava battaglia <strong>del</strong>l'Isonzo: 1º <strong>novembre</strong> 1916<br />
• Nona battaglia <strong>del</strong>l'Isonzo: 4 <strong>novembre</strong> 1916 (37.000 morti e 88.000 feriti)<br />
• Disfatta di Caporetto e crollo <strong>del</strong> fronte italiano sull’Isonzo 29 ottobre– (morti 11.000, feriti<br />
19.000, prigionieri 300.000, 400mila furono gli sbandati )<br />
• Fine <strong>del</strong>la guerra, su 5.6<strong>15</strong>.000 soldati italiani: morti e dispersi 1.250.000, feriti 947.000.<br />
Parva favilla gran flamma seconda! In questa immane tragedia, solo i morti hanno guadagnato<br />
il rispetto ed il perenne ricordo <strong>del</strong> loro martirio. Nunc tempus lacrimarum est!<br />
Andropos<br />
22
THE<br />
TEMPLARS<br />
Il processo<br />
__________________<br />
Un<br />
meraviglioso<br />
ed artistico<br />
fumetto di<br />
Paolo Liguori<br />
Edito da<br />
Andropos in the<br />
world<br />
QUARANTA<br />
PAGINE<br />
DI STORIA,<br />
DI<br />
AVVENIMENTI<br />
TRAVOLGENTI,<br />
SAPIENTEMENTE<br />
ARRICCHITI<br />
DI PATHOS<br />
E DI MISTERO.<br />
PER PRENOTARE<br />
UNA COPIA:<br />
kuhon@hotmail.it<br />
LILIANA LUCKI<br />
L I L I A N A<br />
L U C K I<br />
A R T I S T A<br />
ARGENTINA<br />
http://www.lilianalucki.blogspot.com/<br />
IL GUSTO<br />
DELLA VITA<br />
di<br />
Franco Pastore<br />
Ed.Palladio 2006<br />
DE RELIGIŌNE : (DOTTRINE, TRADIZIONI, SEMANTICA)<br />
ACHEROPITE: è il nome dato ad alcune icòne che, secondo la<br />
tradizione orientale, non sono state dipinte da mano d’uomo, come<br />
quella con il celebre volto di Cristo (mandylion) conservata a<br />
Costantinopoli. Il termine viene dal greco: ′akeiropoietós (non fatto da<br />
mano).<br />
ACQUARIANI: eretici <strong>del</strong> secondo secolo d.C., i quali usavano<br />
l’acqua invece <strong>del</strong> vino, nella celebrazione eucaristica (come gli<br />
encratiti, i marcioniti ed i severiani) .<br />
ADONAI: voce ebraica che significa mio Signore. Il termine lo<br />
troviamo nel l’Antico Testamento, per designare Jhavé. In greco lo<br />
troviamo tradotto in Κψριοσ ( kyrios) che corrisponde al la-<br />
tino Dominus.<br />
ADELOFAGI: setta di i cristiani <strong>del</strong> III sec. che rifiutano di mangiare in<br />
presenza di altri. Etimol.<br />
Dal greco a<strong>del</strong>òs phagéis (ُαδελóσ ϕαγέισ), mangiatori di nascosto.<br />
ALLELUIA: dall’ebraico hillel + jah (dim. di Jahvé) sia lode a Jahvé;<br />
acclamazione liturgica.<br />
Vesuvioweb.com<br />
Le genti e le terre che abbraccia il Vesuvio: cultura, arte, ricerche<br />
di sapore antropologico, sulla vasta area tra il vulcano ed il mare.<br />
Archeologia vesuviana * mailto:aniello@langella.<strong>net</strong><br />
PREMIO NAZIONALE DI POESIA ROMANESCA<br />
"Quanto Quanto sei sei bella bella Roma" Roma" organizzato dal "CENTRO INCONTRI<br />
CULTURALI" con il patrocinio <strong>del</strong> Comune di Civitavecchia<br />
Per informazioni: centroincontriculturali@tele2.it<br />
L’Associazione culturale Il Camaleonte di Chieri<br />
bandisce “Inedito 2009 - Premio Letterario Città di Chieri e<br />
Colline di Torino”. Il Premio si pone l’obbiettivo di scoprire e valorizzare i<br />
nuovi autori <strong>del</strong> panorama nazionale attraverso sezioni dedicate alla<br />
narrativa, alla poesia, al teatro e alla musica. info@ilcamaleonte.info<br />
BOTTEGA EDITORIALE srl<br />
Servizi editoriali, comunicazione e giornalismo<br />
87030 Rende (Cs) - amministratore@bottegaeditoriale.it<br />
"BARCELLONA DANCE AWARD 2009"<br />
durante le VACANZE di PASQUA in<br />
Catalunya - Spagna dal 9 al 13 aprile 2009.<br />
Il Concorso è aperto a tutte le Scuole di Danza ed<br />
Istituti, prevede diverse sezioni e Premi Speciali,<br />
così come il prospetto di cui sopra.<br />
barcelonawardance200@tiscali.it<br />
23
L E V I O R A<br />
c c x x Ü Ü á á ÉÉ É É Ü Ü Ü Ü | | | w w x x Ü Ü x x u u Ç Ç Ñ Ñ ÉÉ É Ë Ë vv v É Ç y Ü õ ff f v t ÑÑ Ñ u ´ v v v v { { | | | É<br />
É<br />
Tantu tiempo fa, in una parrocchietta de lu Ciliento, don Dionigi, lu preveto, sempliciotto ed<br />
alquanto impacciato nell’articolare il discorso, non riusciva a soddisfare i fe<strong>del</strong>i suoi nella<br />
predicatio. Allora, chiese aiuto all’amico don Calogero Malupìlo:<br />
- Aiutame fratello, cumme aràpro la vocca, ridono pure li pidòcchi de li miei parroc-chiani…-<br />
- Statti sicuro, che da domani, prima sbrigherò la prereca mia e poi correrò ad aiutarti.-<br />
Fu così che, il giorno dopo, don Calogero, dopo la prereca sua, corse da don Dionigi. Salìto, di<br />
nascosto, sul pulpito, si accovacciò sul pavimento. Dopo l’Eucarestia, don Dionigi lo raggiunse<br />
e coprendolo con l’ampia veste talare, si preparò a profferire la parola di Dio, così come<br />
avrebbe suggerito, dal basso,il suo amico.<br />
- Fratelli e sorelle, sia lodato Gesù Cristo!- disse Calogero.<br />
- Fratelli e sorelle, sia lodato Gesù Cristo!- ripeté Dionigi.<br />
- Oggi siamo riuniti nella casa <strong>del</strong> Signore per celebrare la nascita <strong>del</strong> Bambino Gesù…-<br />
suggerì ancora il prete;<br />
- Oggi siamo qui riuniti nella casa <strong>del</strong> Signore per celebrare la nascita <strong>del</strong> bambino Gesù…-<br />
ripeté Dionigi…<br />
- Il Bambino era in una mangiatoia, riscaldato dal bue e l’asinello…allora la Madonna disse a<br />
Giuseppe:…- continuò Calogerò<br />
- Gesù era in una mangiatoia, riscaldato dal bue e l’asinello…allora La Madonna disse a<br />
Giuseppe:…- ripeté Dionigi.<br />
A questo punto, ill povetto, per lo sforzo immane di ascoltare e riferire fe<strong>del</strong>mente quanto<br />
l’amico suggeriva, ebbe una contrazione a li muscoli <strong>del</strong>la panza, che gli produsse una<br />
tremenda loffata, che fece dire a don Calogero: - Mi manca lu sciato per lu fetòre, si nunn’esco<br />
da sta capanna, moro cumm’a ‘nu sòricio ‘zurfàto!-<br />
Credendo che quelle parole facessero parte <strong>del</strong>la predica, Dionigi ripetè;- Allora la Madonna<br />
disse a Giuseppe: Mi manca lu sciato per lu fetòre, si nunn’esco da sta capanna, moro<br />
cumm’a ‘nu sòricio ‘nzurfato!-<br />
Tutti i fe<strong>del</strong>i si guardarono meravigliati, quando ad un tratto videro don Calogero che, precipitandosi<br />
giù dal pulpito e corse verso l’uscita <strong>del</strong>la Chiesa gridando:<br />
- Aria,aria…fùttiti tu e la prèreca…è pèggiu de lu sciatu de lu demònio, -<br />
GUARDIAMO UN PO’ DENTRO I NOSTRI NOMI:<br />
AIDA: dall’egizio “eiti”, cioè protetta dal dio. Resa celebre dal Verdi,con l’opera omonima.<br />
ALBERTO: accorciativo di Adalbeno, di nobile stirpe.<br />
ALESSANDRO: ُαλε αλε αλεξ αλε + ُάνδροι, νδροι, protettore degli uomini. Nome molto usato nell’antichità:<br />
- due re <strong>del</strong>l’Epiro<br />
- tre re di Macedonia<br />
- due re di Siria<br />
- un imperatore romano<br />
- tre re di Scozia<br />
- tre imperatori di Russia<br />
- otto papi<br />
- quaranta santi<br />
Alessio deriva da Alessandro, cioè è la prima parte <strong>del</strong> nome: ‘αλε αλε αλεξ, αλε il protettore.<br />
24
LA TELEWEB E LA NEWS HANNO IL PATROCINIO DEGLI ENTI:<br />
- Comune di San Valentino Torio - Comune di Pagani -<br />
E. M. Carminello ad Arco - Ente Cultura Universale N.T.E. - E. M. SS. Corpo di Cristo<br />
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.La<br />
stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure…” (Costit. <strong>del</strong>la Repubblica Italiana, Art. 21 )<br />
La teleweb ANDROPOS IN THE WORLD e la<br />
sua NEWS non hanno finalità lucrative, né<br />
sono esse legate ad ideologie politiche. Pertanto,<br />
agiscono nella totale libertà di pensiero,<br />
in nome di una cultura, che ha a cuore i<br />
valori che rappresentano il cardine <strong>del</strong>la società<br />
e <strong>del</strong>la vita, nel pieno rispetto per la<br />
persona umana e contro ogni forma d’idiosincrasia.<br />
I collaboratori, volontari, non percepiscono<br />
compenso alcuno e si assumono le responsabilità<br />
di quanto riportato nei propri elaborati.<br />
Coloro che vogliono ricevere il <strong>giornale</strong> on line,<br />
o farlo inviare ad un amico, possono farne<br />
richiesta in Redazione fornendo l’e-mail, che<br />
servirà esclusivamente per l’invio <strong>del</strong>la news.<br />
Ai sensi e per gli effetti <strong>del</strong> D. Lg. 196/03, le<br />
informazioni contenute in queste pagine sono<br />
dirette esclusivamente al destinatario. È Vietato,<br />
pertanto, utilizzarne il contenuto, senza<br />
autorizzazione, o farne usi diversi da quelli<br />
giornalistici. A norma <strong>del</strong>la Leg. 675/96, il Suo<br />
indirizzo è stato reperito attraverso messaggi<br />
di posta elettronica che lo hanno reso pubblico.<br />
La sua rimozione da ulteriori invii, si ha<br />
con una e-mail : CANCELLA.<br />
The teleweb Andropos In THE World and<br />
his NEWS don't have gainful finality, neither<br />
hey have tied to political ideologies. Insofar<br />
they act in the fuller liberty of thought, in<br />
the name of a culture, that has to heart the<br />
values that are at the base of the society<br />
and of the life, in the full respect for the<br />
cultural difference, physics and religious.<br />
To the senses and for the effects of the D.<br />
Lg. 196/03, the contained information in<br />
these pages have directed to the recipient<br />
exclusively. Much is forbidden, to use its<br />
content, without authorization, or to do<br />
uses different of it from those journalistic.<br />
To norm of the law 675/96, Your address<br />
has been retrieved through messages of<br />
mail electronic that have made him/it<br />
public. His removal from ulterior dispatches,<br />
are had with an e-mail from the<br />
matter: To cancel.<br />
(Acquisto Spazio/w eb <strong>del</strong> 26/04/06 - Aruba S.P.A.)<br />
versione italiana::<br />
http://www.andropos.it<br />
versione europea:<br />
http://www.andropos.eu<br />
Direzione e gestione:<br />
Via Posidonia, 171/h, Salerno<br />
Contatti telematici:<br />
andropos@fastweb<strong>net</strong>.it<br />
rosamariapastore@andropos.eu<br />
Distribuzione:<br />
Spedizione gratuita on line<br />
Vicedirettore:<br />
Rosa Maria Pastore<br />
Editore-Direttore<br />
Franco Pastore<br />
Redazione di Salerno,<br />
Renato Nicodemo<br />
Alberto Mirabella<br />
Redazione di Pagani<br />
Flaviano Calenda<br />
Collaborazioni:<br />
Danilo Brazzi<br />
Grafica:<br />
Paolo Liguori<br />
FF AA XX :<br />
Webmaster<br />
R.M. Pastore<br />
Il <strong>giornale</strong> viene inviato solo ad e-mail opportunamente<br />
selezionate. Eventuali errori saranno rapidamente<br />
corretti.<br />
00 88 99 .. . 77 22 33 88 11 44<br />
25