AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)
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la maschera per non perdere alcuna delle sue lacrime, e lei non fuggì! E non morì<br />
neppure! Era viva, piangeva con me. Ah, ho assaporato tutta la felicità che il mondo<br />
può offrire!»<br />
Ed Erik ricadde sulla sedia, ansimando senza fiato. «Ah, non morirò ancora. Tra<br />
poco, ma non ora. Lasciami continuare! Mentre ero ai suoi piedi la udii dire: “Povero,<br />
infelice Erik!” E mi prese la mano! Io non ero altro che un povero cane pronto a<br />
morire per lei. Le porsi un anello, un anello liscio, d’oro, che le avevo dato un tempo<br />
e che avevo ritrovato dopo che lei l’aveva perduto. Glielo feci scivolare nella mano<br />
minuscola e dissi: “Ecco! Prendilo per te e per lui! È il mio regalo di nozze, per<br />
entrambi voi... un regalo dal tuo povero, infelice Erik. So che l’ami, quindi non<br />
piangere più!”. <strong>Al</strong>lora lei mi chiese con voce dolcissima che cosa intendessi.<br />
«Le feci capire che ero pronto a morire per lei e che doveva sposare il giovane che<br />
desiderava, perché aveva pianto con me mescolando le sue lacrime con le mie!»<br />
L’emozione di Erik era tanto grande che fu costretto a chiedere al persiano di non<br />
guardarlo, perché si sentiva soffocare e doveva togliersi la maschera. <strong>Il</strong> Daroga andò<br />
alla finestra e l’aprì. Aveva il cuore gonfio di compassione, ma tenne gli occhi fissi<br />
sugli alberi dei giardini delle Tuileries per non guardare il viso del mostro.<br />
«Andai a liberare il giovane» continuò Erik «e gli dissi di venire con me da<br />
Christine. Si abbracciarono davanti ai miei occhi, nella stanza Luigi Filippo.<br />
Christine aveva il mio anello. Le feci giurare che quando fossi stato morto e sepolto<br />
sarebbe tornata una notte in tutta segretezza con l’anello d’oro, che doveva portare<br />
fino a quel momento. Le dissi dove avrebbe trovato il mio corpo e che cosa farne. Poi<br />
Christine mi baciò spontaneamente per la prima volta, qui sulla fronte... non<br />
guardare, Daroga!<br />
«Se ne andarono insieme. Christine aveva smesso di piangere. Piangevo solo io...<br />
da solo, Daroga; se Christine manterrà la promessa, presto tornerà!»<br />
Erik si interruppe. <strong>Il</strong> persiano non gli fece nessuna domanda. Credeva a ogni parola<br />
che Erik gli aveva detto.<br />
<strong>Il</strong> mostro si rimise la maschera e raccolse le proprie forze per andarsene. Disse a<br />
Daroga che, quando avesse sentito la fine avvicinarsi, gli avrebbe inviato – in segno<br />
di gratitudine per la gentilezza che una volta il persiano gli aveva mostrato – le cose a<br />
cui teneva più caramente; tutte le lettere di Christine Daae a Raoul, che lei aveva<br />
lasciato a Erik, assieme a pochi oggetti che le appartenevano... un paio di guanti, la<br />
fibbia di una scarpa e due fazzoletti da tasca. Erik gli disse che i giovani avevano<br />
deciso di andare a cercare un sacerdote in qualche posto solitario, dove avrebbero<br />
potuto nascondere la loro felicità. Per ultimo Erik chiese assicurazioni al persiano<br />
affinché non appena avesse ricevuto gli oggetti e le lettere promesse, informasse la<br />
giovane coppia della sua morte e mettesse un annuncio su Epoque.<br />
Era tutto. <strong>Il</strong> persiano accompagnò Erik fino alla porta della propria casa e il servo<br />
l’aiutò a scendere in strada. Una carrozza lo stava aspettando. Erik salì e il persiano,<br />
che era tornato alla finestra; lo sentì dire al conducente:<br />
«<strong>Al</strong>l’Opera.»<br />
Quindi la carrozza si allontanò nella notte.<br />
Tre settimane più tardi, Epoque pubblicò il seguente annuncio: Erik è morto.