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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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promesso il “sì” solo se l’avesse condotta nella camera della tortura, ma lui era stato<br />

ostinato e alla fine, dopo molte ore di quell’inferno, se n’era andato lasciandola sola a<br />

riflettere per l’ultima volta.<br />

«Molte ore? Che ore sono adesso? Che ora è, Christine?»<br />

«Sono le undici! Le undici meno cinque! Me l’ha detto lui prima di andarsene. È<br />

completamente impazzito. Ha detto: “Cinque minuti! Ti lascerò sola!” e mi ha<br />

consegnato la piccola chiave di bronzo che apre i due scrigni di ebano sulla cappa del<br />

camino. Poi ha detto: “In uno degli scrigni troverai uno scorpione, nell’altro una<br />

cavalletta. Saranno loro a dire sì oppure no per te. Se girerai lo scorpione capirò al<br />

mio ritorno che hai detto sì. La cavalletta significherà no”. Ed è scoppiato a ridere<br />

come un demonio. Io non ho fatto che pregarlo e implorarlo di darmi la chiave della<br />

camera della tortura, promettendogli di diventare sua moglie se avesse esaudito quel<br />

mio desiderio. Ma lui mi disse che non c’era più bisogno di quella chiave e che<br />

l’avrebbe gettata nel lago! E ridendo di nuovo se ne è andato.»<br />

Ci fu una pausa.<br />

«Christine», gridai io «dove siete?»<br />

«Accanto allo scorpione.»<br />

«Non toccatelo!<br />

Immaginai che il mostro avesse potuto ingannare ancora una volta la ragazza.<br />

Forse era proprio lo scorpione che doveva far saltare in aria ogni cosa. Dopo tutto,<br />

perché se n’era andato? I cinque minuti erano passati da molto e Erik non era ancora<br />

di ritorno. Forse si era rifugiato da qualche parte e stava unicamente aspettando<br />

l’esplosione! Perché non era tornato? Non poteva certo sperare che Christine<br />

accettasse di diventare la sua preda volontaria!<br />

«Non toccate lo scorpione!» ripetei.<br />

«Eccolo che arriva!» strillò Christine. «Lo sento! Eccolo!»<br />

Udimmo i suoi passi avvicinarsi alla stanza Luigi Filippo. Erik raggiunse<br />

Christine, ma non parlò. <strong>Al</strong>lora io alzai la voce. «Erik! Sono io! Mi riconosci?»<br />

<strong>Con</strong> una calma straordinaria lui rispose immediatamente: «Dunque non sei morto<br />

là dentro? Bene, allora sta zitto».<br />

Cercai di ribattere, ma lui disse freddamente: «Non una sola parola, Daroga, o farò<br />

saltare tutto in aria». E aggiunse: «L’onore spetta a mademoiselle. Mademoiselle non<br />

ha toccato né lo scorpione né la cavalletta. Se girerai la cavalletta, mademoiselle,<br />

salteremo tutti. C’è abbastanza polvere sotto i nostri piedi da far scoppiare mezza<br />

Parigi. Se girerai lo scorpione invece tutta la polvere sarà bagnata dall’acqua del lago.<br />

Ora, per celebrare il nostro matrimonio, farai un bellissimo regalo a qualche centinaio<br />

di parigini che in questo momento stanno applaudendo uno scarso capolavoro di<br />

Meyerbeer. Gli farai dono delle loro vite. Perché con le tue dolci mani ruoterai lo<br />

scorpione e noi saremo felicemente, felicemente, sposati!».<br />

Una pausa, poi:<br />

«Se entro due minuti, mademoiselle, non avrai girato lo scorpione, ruoterò io la<br />

cavalletta, e quella cavalletta, te l’assicuro, salterà davvero alta!»<br />

Ci fu di nuovo un terribile silenzio. <strong>Il</strong> visconte di Chagny, rendendosi conto che<br />

non c’era altro da fare, cadde in ginocchio e cominciò a pregare.<br />

<strong>Al</strong>la fine, udimmo la voce di Erik.

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