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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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Dovetti ricominciare tutto un’altra volta, a casaccio, tastando, annaspando,<br />

arrancando.<br />

Ora la frenesia stava prendendo anche me, perché non trovavo nulla, assolutamente<br />

nulla. Nella stanza accanto tutto era silenzio. Eravamo completamente perduti in<br />

quella foresta; senza un’uscita, una bussola, una guida, o qualsiasi cosa. Oh, sapevo<br />

ciò che ci attendeva se non avessi trovato la molla! Ma per quanto guardassi non<br />

trovavo altro che rami, rami bellissimi che spuntavano diritti davanti a me o si<br />

allargavano eleganti sopra la mia testa, senza tuttavia gettare ombra.<br />

<strong>Al</strong>la fine vidi monsieur de Chagny alzarsi e indicare un punto all’orizzonte. Aveva<br />

scoperto un’oasi!<br />

Sì, in lontananza c’era un’oasi, un’oasi con acqua limpida! No, era un miraggio;<br />

me ne resi conto immediatamente... il più crudele di tutti i trucchi di Erik! Nessuno<br />

era mai riuscito a resistervi. Mi sforzai il più possibile di non perdere la testa e di non<br />

sperare di raggiungere l’acqua, perché sapevo che se un uomo la desiderava non gli<br />

restava che una cosa da fare... impiccarsi all’albero di ferro!<br />

«Non guardate!» gridai a monsieur de Chagny. «È un miraggio! Non credete a<br />

quell’acqua! È un altro scherzo degli specchi!»<br />

A quelle parole lui mi rispose apertamente che ero pazzo a pensare che tutta<br />

quell’acqua che scorreva tra quegli infiniti alberi meravigliosi non fosse vera! La<br />

foresta era vera! Fu inutile tentare di convincerlo. <strong>Con</strong>tinuò a trascinarsi per la stanza,<br />

ripetendo senza sosta: «Acqua! Acqua».<br />

E teneva la bocca aperta, come se stese bevendo. E anche la mia bocca era aperta<br />

come se stessi bevendo...<br />

<strong>Al</strong>la fine – e quella fu la più impietosa di tutte le torture – udimmo cadere la<br />

pioggia senza che piovesse! Ah, avreste dovuto vederci cacciare fuori la lingua e<br />

trascinarci verso le rive increspate del fiume! Quando fummo vicini allo specchio,<br />

monsieur de Chagny e io cominciammo a leccare il cristallo.<br />

Bruciava!<br />

<strong>Al</strong>lora ci rotolammo sul pavimento urlando di disperazione. Monsieur de Chagny<br />

si portò la pistola ancora carica alla tempia e io fissai il lazo Punjab ai piedi<br />

dell’albero di ferro.<br />

Poi, mentre lo guardavo, vidi una cosa che mi fece sobbalzare tanto violentemente<br />

che afferrai il braccio del mio compagno e mi trascinai in ginocchio verso ciò che<br />

avevo scorto.<br />

Avevo individuato, accanto al lazo Punjab, in un solco sul pavimento, un chiodo<br />

dalla capocchia nera che riconobbi perfettamente. Finalmente avevo trovato la molla!<br />

Toccai il chiodo e quello, tra il nostro stupore, cedette alla pressione.<br />

<strong>Il</strong> meccanismo azionò una botola nel pavimento. Aria fresca filtrò con forza<br />

attraverso quell’apertura buia. Ci chinammo con i visi su quell’oscurità ristoratrice e<br />

ne bevemmo la frescura.<br />

<strong>Al</strong>lungai un braccio nel buio e incontrai una pietra, poi un’altra... una scala oscura<br />

che conduceva sottoterra. <strong>Il</strong> visconte voleva lanciarsi nel buco ma io, temendo un<br />

nuovo trucco del mostro, lo fermai, accesi la mia lanterna e scesi per primo.<br />

La scala era a chiocciola. Ben presto arrivammo in fondo alla discesa. I nostri<br />

occhi cominciarono ad abituarsi alle tenebre, a riconoscere le ombre che ci

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