AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)
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delle congiure. In mio favore giocavano le possibilità che Erik, in quel momento,<br />
stesse pensando esclusivamente alla sua prigioniera. Era quello il momento di<br />
penetrare nella sua casa attraverso il terzo sotterraneo e decisi di portare con me il<br />
visconte di Chagny, che accettò con una fiducia che mi toccò profondamente. È un<br />
giovane coraggioso e per sua grande fortuna non conosceva quasi nulla del suo<br />
avversario.<br />
Io invece conoscevo Erik fin troppo bene per sentirmi a mio agio quando balzai<br />
all’interno della sua casa, perché sapevo ciò che aveva fatto in un certo palazzo a<br />
Mazenderan. In poco tempo l’aveva trasformato in una casa del demonio e con i suoi<br />
trabocchetti quel mostro si era reso responsabile di una serie infinita di tragedie di<br />
ogni genere. Costruiva invenzioni sorprendenti. Di quelle, la più bizzarra, orribile e<br />
pericolosa, era la cosiddetta camera della tortura. La mia preoccupazione, dunque, fu<br />
enorme quando vidi che la stanza nella quale il visconte di Chagny e io eravamo<br />
caduti era una copia esatta della camera della tortura di Mazenderan! Ai nostri piedi<br />
rinvenni il lazo Punjab che avevo temuto per tutta la sera. Ero convinto che quella<br />
fosse la corda usata per Joseph Buquet che, come me, doveva aver sorpreso Erik una<br />
sera mentre manovrava le pietre nel terzo sotterraneo. Probabilmente aveva provato a<br />
imitarlo ed era caduto nella camera della tortura. Potevo immaginare Erik trascinare il<br />
corpo per disfarsene fino alle scene del Re di Lahore e impiccarvelo come esempio, o<br />
per accrescere il terrore superstizioso che l’avrebbe aiutato a controllare gli ingressi<br />
della sua tana.<br />
Ci trovavamo nel mezzo di una piccola stanza esagonale le cui pareti erano coperte<br />
di specchi dal pavimento al soffitto. <strong>Al</strong>l’improvvisa udimmo dei rumori alla nostra<br />
sinistra. Dapprima sembrava che nella stanza accanto si fosse aperta e richiusa una<br />
porta, poi udimmo un lamento sordo. Afferrai il braccio di monsieur de Cagny<br />
quando udimmo distintamente queste parole: «Devi fare la tua scelta! La messa<br />
nuziale o quella da requiem!».<br />
Riconobbi la voce del mostro.<br />
Seguì un altro lamento, poi silenzio completo.<br />
A quel punto ero certo che il mostro fosse inconsapevole della nostra presenza<br />
nella sua casa, perché altrimenti se ne sarebbe rimasto in silenzio. Inoltre, ero sicuro<br />
che se avesse saputo che eravamo là, le torture sarebbero iniziate immediatamente.<br />
La cosa importante era non farglielo sapere, e io temevo che il visconte di Chagny,<br />
che voleva precipitarsi attraverso le pareti per raggiungere Christine, ci avrebbe fatto<br />
scoprire.<br />
«La messa da requiem non è per nulla allegra», continuò la voce di Erik «mentre<br />
quella nuziale è meravigliosa! Non posso continuare a vivere in questo modo, come<br />
una talpa sottoterra! Don Giovanni in Trionfo è finito. Ora voglio vivere come un<br />
uomo normale e avere una moglie come tutti gli altri. Sarai la più felice delle donne.<br />
E canteremo, tutti soli, fino a svenire per il piacere. Stai piangendo! Hai paura di me!<br />
Eppure non sono per nulla crudele. Amami e lo vedrai! Volevo solo essere amato per<br />
ciò che ero! Se tu mi amassi sarei gentile come un agnello e potresti fare di me ciò<br />
che ti piace.»<br />
Ben presto i gemiti divennero più alti e più lunghi. Monsieur de Chagny e io<br />
comprendemmo che quei terribili lamenti provenivano dallo stesso Erik. Per tre volte