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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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Poco dopo Raoul udì un tonfo sordo quando il persiano saltò, poi si lasciò cadere a<br />

sua volta.<br />

«Piano!» bisbigliò l’altro.<br />

Rimasero immobili, in ascolto.<br />

<strong>Il</strong> persiano si chinò a raccogliere qualcosa, una specie di corda che esaminò per un<br />

istante e poi gettò via con orrore.<br />

«<strong>Il</strong> lazo Punjab!»<br />

«Che cos’è» chiese Raoul.<br />

<strong>Il</strong> persiano rabbrividì. «Potrebbe benissimo essere la corda con cui Joseph Buquet<br />

fu impiccato; la corda che cercarono a lungo!»<br />

Poi, preso all’improvviso da nuova inquietudine, spostò la lanterna lungo la parete.<br />

Videro allora una cosa curiosa; il tronco di un albero che sembrava ancora vivo, con i<br />

rami che correvano lungo il muro e scomparivano nel soffitto.<br />

A causa della mancanza di luce era difficile stabilire sulle prime di che cosa si<br />

trattasse. Videro l’angolazione di un ramo, una foglia, poi un’altra foglia e accanto ad<br />

essa nient’altro che un raggio di luce che sembrava riflettere la sua stessa immagine.<br />

Raoul passò la mano su quel riflesso. «La parete è di specchio!» esclamò eccitato.<br />

«Già, uno specchio!» disse con rabbia il persiano. Si passò sulla fronte sudata il<br />

dorso della mano che stringeva la pistola, e disse: «Siamo caduti nella camera della<br />

tortura!».<br />

Ciò che il persiano sapeva di quella camera della tortura e quello che accadde a lui<br />

e al suo compagno va raccontato con le sue stesse parole, come disposte su quel<br />

manoscritto che lui lasciò e che io riproduco come lo rinvenni.<br />

IL RACCONTO DEL PERSIANO<br />

Era la prima volta che mi trovavo nella casa sul lago. Avevo spesso pregato Erik di<br />

aprirmi le sue porte misteriose, ma lui aveva sempre rifiutato. Per quanto lo tenessi<br />

d’occhio, l’oscurità era sempre troppo impenetrabile per permettermi di vedere come<br />

faceva funzionare la porta della parete sul lago. Un giorno in cui credevo di essere<br />

solo, salii sulla barca e remai verso il punto della parete attraverso la quale avevo<br />

visto Erik scomparire. Fu allora che udii la sirena che era di guardia all’entrata e il cui<br />

fascino mi fu quasi fatale.<br />

Avevo appena lasciato la sponda, quando il silenzio fu rotto da una specie di canto<br />

sussurrato che si levò tutt’intorno a me. Saliva piano dalle acque del lago,<br />

seguendomi, muovendosi con me, ed era così dolce che non mi allarmò neppure. <strong>Al</strong><br />

contrario, nel mio desiderio ansioso di raggiungere la fonte di quell’armonia soave e<br />

allettante, mi sporsi dalla minuscola barca perché mi era parso che il canto provenisse<br />

proprio dall’acqua. In quel momento mi trovavo nel centro del lago. La voce... perché<br />

ormai era una voce ben distinta... era accanto a me, nell’acqua.<br />

Mi sporsi ancora di più dalla fiancata della barca e all’improvviso due braccia<br />

mostruose mi afferrarono per il collo, trascinandomi nel profondo del lago. Sarei<br />

certamente stato perduto se non avessi avuto il tempo di lanciare un urlo grazie al<br />

quale Erik mi riconobbe. Perché nell’acqua c’era lui, e invece di annegarmi, come

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