AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

«Questa notte non ce ne sono altre» dichiarò il persiano con voce triste. «Ora
guardate e tenetevi pronto a sparare!»
Alzò la pistola contro il vetro. Raoul imitò il suo gesto. Con il braccio libero il
persiano tirò il giovane contro il proprio petto e lo specchio ruotò in uno sfolgorio
accecante di riflessi, scaraventandoli dalla luce alla più completa oscurità.
«Tenete la mano alzata, pronta a sparare!» ripeté svelto il compagno di Raoul.
La parete dietro di loro si richiuse e i due uomini rimasero immobili per un istante,
trattenendo il fiato.
Finalmente il persiano si mosse, e Raoul lo udì lasciarsi cadere in ginocchio e
cercare qualcosa nel buio. Poi si alzò e Raoul vide che aveva una lanterna. Il piccolo
disco rosso girò in tutte le direzioni e Raoul notò che il pavimento, le pareti e il
soffitto erano fatti di assi. Era quella la strada segreta di Erik per raggiungere il
camerino di Christine. Era stato costruito all’epoca della Comune di Parigi, per
permettere ai carcerieri:”di trasferire i loro prigionieri direttamente alle prigioni
sotterranee costruite per loro nel sottosuolo.
Il persiano si inginocchiò di nuovo e posò a terra la lanterna. Sembrava lavorare
sul pavimento. All’improvviso spense la lampada. Poi Raoul udì un debole scatto e
vide un quadrato più chiaro sul pavimento del passaggio. Era come se avesse aperto
una finestra.
«Seguitemi», comandò il persiano «e fate tutto ciò che faccio io.»
Raoul si volse verso l’apertura e vide che la sua guida era ancora in ginocchio; poi
il persiano si aggrappò con le mani al bordo della botola tenendo la pistola tra i denti,
e si lasciò scivolare nello scantinato sottostante. Raoul si inginocchiò a sua volta e si
calò nella botola rimanendo appeso con le mani.
«Lasciatevi andare!» disse una voce.
Il giovane si lasciò cadere tra le braccia del persiano e si ritrovò nei sotterranei.
I sotterranei dell’Opera erano enormi e divisi in cinque sezioni. Seguendo il
persiano, Raoul si chiese che cosa avrebbe potuto fare senza di lui in quell’incredibile
labirinto. Alla fine. arrivarono negli enormi scantinati direttamente al di sotto del
palcoscenico. Il persiano sfiorò una parete divisoria e disse: «Se non sbaglio, questa
parete fa parte della casa sul lago».
Raoul si affrettò verso la parete e ascoltò attentamente, ma non udì nulla, nulla,
tranne passi lontani che risuonavano sul pavimento della zona di teatro sovrastante.
Il persiano spense di nuovo la lanterna. «Tenteremo di entrare da un’altra via.»
E lo condusse di nuovo alla scaletta dalla quale erano discesi.
Salirono, fermandosi ad ogni gradino, finché raggiunsero il terzo sotterraneo. Qui
il persiano fece segno a Raoul di inginocchiarsi e a quel modo strisciarono fino alla
parete di fondo. Il persiano spinse il muro, finché una pietra cedette lasciando una
stretta apertura nella parete.
Ma si fermò quasi subito. Raoul l’udì bisbigliare: «Dovremo lasciarci cadere per
qualche metro, senza fare rumore. Sfilatevi gli stivali».
Strisciò ancora un poco sulle ginocchia, poi si voltò verso Raoul e disse: «Mi
lascerò penzolare con le mani dal bordo della pietra e salterò giù nella casa. Voi
dovete fare esattamente lo stesso. Non abbiate timore. Vi prenderò io tra le braccia».