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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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«Ero in un corridoio buio e vedevo un debole bagliore rossastro in un angolo<br />

distante della parete. Gridai. La mia voce era l’unico suono che si udiva, perché il<br />

canto e il violino si erano fermati. Poi sentii una mano sulla mia... o piuttosto una<br />

cosa ossuta, gelida come la pietra, che mi prese il polso senza più lasciarlo andare.<br />

Lottai per un po’ e alla fine cedetti. Fui trascinata verso la luce rossa e fu allora che<br />

vidi di essere nelle mani di un uomo avvolto in un ampio mantello, con una maschera<br />

che gli copriva tutto il volto. Feci un ultimo tentativo; aprii la bocca per gridare, ma<br />

una mano me la serrò, una mano che puzzava di morte. Poi svenni. Quando riaprii gli<br />

occhi eravamo circondati dall’oscurità. Ci trovavamo sulla riva di un lago le cui<br />

acque plumbee si stendevano nel buio. La luce rossastra rischiarava la costa e vidi<br />

una minuscola barca assicurata a un anello di ferro sulla banchina. L’uomo mi<br />

trasportò sulla barca, vi saltò sopra e afferrò i remi. Vogava con colpi secchi e potenti<br />

e i suoi occhi, sotto la maschera, non mi lasciavano mai. Scivolammo sull’acqua<br />

silenziosa illuminata dal chiarore rossastro della luce. Poi ci trovammo di nuovo nel<br />

buio quando toccammo la sponda. E ancora una volta fui afferrata dalle braccia di<br />

quell’uomo. Urlai forte. Poi ci fu una luce abbagliante e mi ritrovai nel centro di una<br />

stanza da ricevimento che sembrava decorata solo di fiori, fiori recisi, magnifici e<br />

sciocchi allo stesso tempo a causa dei nastri di seta che li legavano nei cestini. Erano<br />

esageratamente eleganti, come quelli che ero solita trovare nel mio camerino dopo<br />

una prima. E, in mezzo a tutti quei fiori, stava in piedi la sagoma nera dell’uomo<br />

mascherato, che mi disse: “Non temere Christine, non sei in pericolo”: Era la voce!<br />

Mi avventai contro la maschera, cercando di strapparla per poterne vedere il viso. Ma<br />

lui indietreggiò, dicendo: “Non sei in pericolo finché non toccherai la maschera”. Poi,<br />

prendendomi delicatamente per il polso, mi spinse su una sedia e si inginocchiò di<br />

fronte a me. Sentivo che ero in presenza di una persona spaventosa, strana, che era<br />

riuscita misteriosamente a stabilire la propria residenza là, sotto i sotterranei del<br />

Teatro dell’Opera. E la voce in ginocchio davanti a me era solo un uomo! Cominciai<br />

a piangere. Lui, sempre in ginocchio, dovette capire la causa delle mie lacrime,<br />

perché disse: “È vero Christine! Non sono un angelo, e nemmeno un genio o un<br />

fantasma... Sono Erik!”.»<br />

<strong>Il</strong> racconto di Christine fu di nuovo interrotto. Un’eco dietro di loro sembrò<br />

ripetere quella parola:<br />

«Erik!»<br />

Si girarono entrambi e videro che era calata la notte. Raoul si mosse come per<br />

alzarsi ma Christine lo trattenne, «Non andare» disse. «Voglio raccontarti ogni cosa<br />

quassù!»<br />

«Ma perché proprio qui, Christine?»<br />

«Perché qui siamo al sicuro.»<br />

«Christine! Qualcosa mi dice che sbagliamo ad attendere fino a domani sera e che<br />

dovremmo fuggire immediatamente.»<br />

«Ti dico che se non mi sentirà cantare domani sera ne sarà infinitamente<br />

addolorato.»<br />

«Ti ama a quel punto?»<br />

«Ucciderebbe per me.»<br />

«E allora perché, quando potevi sfuggirgli, ritornasti da lui?»

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