AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)
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non vidi il motivo di tenergli segreta la nostra storia o nascondergli il ruolo che tu<br />
occupavi nel mio cuore. <strong>Al</strong>lora la voce tacque. La chiamai ma non mi rispose;<br />
l’implorai e la supplicai, ma invano. Ero terrorizzata all’idea che se ne fosse andata<br />
per sempre. Ora vorrei che l’avesse fatto, mio caro! Quella notte andai a casa nella<br />
più profonda disperazione. Dissi tutto a mamma, che esclamò: “Ma certo,<br />
naturalmente la voce è gelosa!”.»<br />
Christine si fermò e posò il capo sulla spalla di Raoul. Rimasero a quel modo per<br />
un istante, in silenzio, senza vedere ad alcuni passi di distanza l’ombra strisciante di<br />
due enormi ali nere, un’ombra che avanzava lungo il tetto, così vicina che avrebbe<br />
potuto soffocarli con un gesto.<br />
«<strong>Il</strong> giorno seguente» continuò Christine con un sospiro «tornai nel mio camerino e<br />
vi trovai di nuovo la voce. Mi disse chiaramente che se dovevo concedere il mio<br />
cuore sulla terra, non le restava che tornarsene in Cielo. E lo disse con un tale tono di<br />
umana tristezza che avrei dovuto immediatamente sospettare e cominciare a credere<br />
di essere vittima di un’illusione dei miei sensi. Ma la mia fiducia nella voce, con la<br />
quale si fondeva così strettamente il ricordo di mio padre, rimase inalterata. Nulla mi<br />
spaventava maggiormente della possibilità di non risentirla mai più. Avevo pensato al<br />
mio amore per te e mi ero resa conto di quanto fosse inutile. Qualsiasi cosa fosse<br />
accaduta, la tua posizione nella società mi proibiva perfino di contemplare la<br />
possibilità di sposarmi con te un giorno; giurai alla voce che per me non eri più di un<br />
fratello e che lo saresti sempre stato, e che il mio cuore era incapace di un amore<br />
terreno. Ed era per quello, mio caro, che fingevo di non riconoscerti o di non vederti<br />
quando ti incontravo sul palcoscenico o lungo i corridoi.<br />
«Non so come fu che Carlotta non venne a teatro quella sera, e nemmeno perché<br />
fui chiamata a cantare al suo posto, ma cantai con un trasporto che non avevo mai<br />
provato prima e mi sentii per un istante come se l’anima stesse abbandonando il mio<br />
corpo. Poi mi sentii svenire. Chiusi gli occhi e quando li riaprii tu eri al mio fianco.<br />
Ma c’era anche la voce, Raoul! Diceva che se non ti amavo non dovevo evitarti, ma<br />
trattarti come un qualsiasi altro amico. Finalmente dissi alla voce: “E va bene!<br />
Domani andrò a Perros per pregare sulla tomba di mio padre e chiederò a monsieur<br />
Raoul de Chagny di venire con me”. “Fa’ come preferisci,” rispose la voce “ma a<br />
Perros ci sarò anch’io; perché io sono ovunque tu sei, Christine.”»<br />
«Ma perché non ti liberasti di quell’incubo quando scopristi la verità?» chiese in<br />
tono implorante Raoul.<br />
«Scoprire la verità, Raoul? Non ero schiava di quell’incubo fino al giorno in cui<br />
conobbi la verità! Ricordi la notte terribile in cui il lampadario si abbatté sul<br />
pavimento del teatro? La voce mi aveva detto che sarebbe stata presente alla<br />
rappresentazione e io temetti per lei come se fosse stata una persona normale. Pensai<br />
che se si era salvata sarebbe certamente stata nel mio camerino, e vi andai subito.<br />
<strong>Al</strong>l’improvviso udii un lamento lungo e modulato e riconobbi la musica che io e te<br />
avevamo sentito a Perros. Poi la voce cominciò a cantare: “Vieni! E credi in me! Chi<br />
crede in me non morirà mai!”. Non so dirti l’effetto che quella musica ebbe su di me.<br />
Sembrava che mi ordinasse personalmente di andare verso di lei. La seguii. Davanti a<br />
me c’era uno specchio e all’improvviso mi trovai fuori dalla stanza senza sapere<br />
come.