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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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infatti, l’unico lieto fine che si può immaginare per un simile racconto è che il<br />

personaggio riesca a mantenere anche in seguito una mente non inquinata dalla<br />

pazzia. Tuttavia, superando l’abisso più profondo si va incontro al terrore finale, e in<br />

molte di queste storie la pazzia viene provocata da entità “estranee” al nostro mondo.<br />

I Mostri sono “estranei” in <strong>Il</strong> risveglio del dinosauro, <strong>Il</strong> teschio maledetto, La morte<br />

dall’occhio di cristallo. Non è comunque possibile dubitare che queste creature siano<br />

terrificanti, poiché esse rappresentano l’ignoto che tutti saranno d’accordo nel<br />

giudicare inimmaginabile. Che le creature non vive possano terrorizzare ogni<br />

parvenza di vita costituisce ovviamente un vero trionfo per coloro che non sono mai<br />

morti, come in Dracula, ma il vero terrore contenuto in questo personaggio nasce dal<br />

fatto che egli è – o è stato – un essere umano proprio come voi e me. L’elemento di<br />

una simile “possibilità” divina è la chiave per capire il successo di <strong>Il</strong> fantasma<br />

dell’Opera, L’esperimento del dottor K, Freaks, e ai miei occhi questi mostri umani<br />

risulteranno sempre più affascinanti di ogni altro mostro informe giunto dallo spazio.<br />

<strong>Il</strong> più affascinante uomo-mostro con cui mi sia capitato di avere a che fare è il<br />

personaggio principale di La maschera di cera, quell’orribile creatore di maschere<br />

mentalmente mutilato e orrendamente sfigurato in viso. La tragedia, nella teoria del<br />

teatro di Aristotele e di altri successivi drammaturghi-filosofi, è il massimo elemento<br />

del terrore, specialmente se si riesce a identificarsi in essa. Se è potuto succedere al<br />

dottor Jekyll, non è probabile – ben più che solamente possibile – che esista un<br />

mostro in ogni uomo? Ciò che rendeva mostruoso il protagonista di La maschera di<br />

cera era un tragico incidente, un incendio. Potrebbe succedere a voi come a me. Egli<br />

diventò un mister Hyde, ma poteva anche indossare una maschera da dottor Jekyll<br />

che lui stesso si era creata, e il pubblico avvertiva il suspense perché sapeva che sotto<br />

la maschera del bene si celava il male; il male è sempre una minaccia, e il male<br />

sconsiderato è la minaccia più grande di tutte.<br />

Questo genere di personalità schizofrenica rappresenta una vera e propria sfida per<br />

ogni attore, e per il pubblico. Nel film <strong>Il</strong> risveglio del dinosauro, questo problema<br />

della duplice personalità non si è posto poiché non c’era alcuna personalità da cui<br />

prendere le mosse, e il solo problema di ogni attore è appunto la personalità. Ma con<br />

il mostro di Frankenstein la cosa si fa diversa; egli era costituito di parti umane, e in<br />

lui rimaneva una certa dose di umanità... come nel caso del Golem. Questi non sono<br />

infatti mostri tout court, in quanto le tracce di umanità lasciate in loro costituiscono la<br />

loro tragedia, soprattutto quando vengono sopraffatte dalla loro “inumanità”. Proprio<br />

questo squilibrio è ciò che più ci terrorizza. Lo stesso succede nel film L’esperimento<br />

del dottor K, cui ho avuto la fortuna di partecipare; anche qui un uomo viene<br />

trasformato in mostro, e la sua tristezza è appunto quella di non poter mai più<br />

ritornare a far parte di quel genere umano cui il fato lo ha strappato. Non è forse<br />

questa la paura ultima di ogni uomo, il timore che la fine della vita, la Morte stessa,<br />

possa rappresentare una separazione dalla sua entità di uomo?<br />

E ora basta con le mie preferenze. Tutte le storie raccolte in questo libro<br />

contengono elementi di Terrore, e se io come attore e lettore preferisco il mostro<br />

umano al mostro tutto mostro, forse lo si può imputare al fatto che io ritengo che ciò<br />

che l’uomo fa a se stesso, o gli è stato fatto da altri uomini, è la cosa più terrificante<br />

di tutte. Possono esserci «più cose in cielo e in terra di quante ne sogni la nostra

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