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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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«No, mio caro, vivete!» disse Christine in tono serio e con voce rotta. «E... addio.<br />

Addio, Raoul!»<br />

<strong>Il</strong> giovane si mosse verso di lei, usando di nuovo il suo sarcasmo.<br />

«Oh, ma dovete permettermi di venirvi ad applaudire, di tanto in tanto...»<br />

«Non canterò mai più, Raoul.»<br />

«Davvero?» ribatté lui sempre più sarcastico. «Così lui vi toglie dal palcoscenico?<br />

Mi congratulo con voi! Ma forse ci incontreremo al Bois, una di queste sere?»<br />

«Né al Bois, né altrove, Raoul. Non mi vedrete mai più.»<br />

«Posso almeno chiedervi in quale oscurità ritornerete? Per quale inferno state<br />

partendo, misteriosa signora... o per quale paradiso?»<br />

«Ero venuta per dirvelo, mio caro, ma ora non posso più... non mi credereste.<br />

Avete perduto la fiducia in me, Raoul. È finita!<br />

Christine parlava con voce tanto disperata che il giovane cominciò a provare<br />

rimorso per la sua crudeltà.<br />

«Ma non potete almeno dirmi che significa tutto ciò?» gridò. «Siete libera,<br />

spiegatevi, Christine, ve ne prego!» Christine si tolse semplicemente la maschera e<br />

disse: «Mio caro, è una tragedia!».<br />

Raoul vide il viso di lei e non riuscì a trattenere un’esclamazione di sorpresa e di<br />

terrore. L’incarnato fresco dei giorni passati era scomparso. Un pallore mortale<br />

ricopriva i lineamenti che lui aveva conosciuto così affascinanti e dolci, e la tristezza<br />

aveva tracciato sotto gli occhi di lei ombre scure e indicibilmente malinconiche.<br />

«Mia cara!» mormorò lui allargando le braccia verso la ragazza. «Avete promesso<br />

di perdonarmi...<br />

«Forse. Un giorno, forse» disse lei, rimettendosi la maschera. Poi si allontanò,<br />

proibendogli con un gesto di seguirla.<br />

Raoul tentò di disobbedirle, ma lei si voltò e ripeté il suo gesto di addio con tale<br />

autorità che lui non osò più muovere un passo.<br />

La seguì con lo sguardo finché uscì dalla sua vista. Poi scese anch’egli tra la folla,<br />

con il cuore spezzato dal dolore.<br />

I passi lo portarono nella stanza dove per la prima volta aveva conosciuto la<br />

sofferenza. Bussò alla porta. Nessuno rispose. Entrò, come aveva fatto quella notte in<br />

cui aveva cercato ovunque la voce di quell’uomo. La stanza era vuota. Una lampada a<br />

gas stava bruciando, molto bassa. Raoul vide della carta da lettere su un tavolino.<br />

Pensò di scrivere a Christine, ma udì dei passi nel corridoio. Ebbe appena il tempo di<br />

nascondersi nel ripostiglio, che era separato dal camerino per mezzo di una tenda.<br />

Christine entrò, si sfilò la maschera con un gesto stanco e la gettò sul tavolo. Poi<br />

sospirò e lasciò cadere il capo leggiadro tra le mani. A che cosa stava pensando? A<br />

Raoul? No, perché Raoul la udì mormorare: «Povero Erik!».<br />

Che cosa aveva a che fare questo Erik con i sospiri di Christine e perché lei lo<br />

commiserava, mentre era Raoul a essere tanto triste?<br />

Christine cominciò a scrivere con calma e determinazione, riempiendo due, tre,<br />

quattro fogli. Ad un tratto sollevò il capo e nascose i fogli nel corpetto. Sembrava che<br />

stesse ascoltando. Anche Raoul ascoltò. Da dove veniva quello strano rumore; quel<br />

ritmo distante? Un debole canto parve provenire dalle pareti. La canzone si fece più<br />

chiara... ora le parole erano distinguibili. Raoul udì una voce, una voce bellissima,

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