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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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Introduzione<br />

di Vincent Price<br />

Non esiste forse fra pubblico e attore un attaccamento più personale di quello che<br />

spinge il pubblico a identificare un attore con la paura. Potrei ampliare questa<br />

affermazione e includervi anche il riso, poiché queste due umanissime emozioni sono<br />

intimamente legate fra loro nel genere di prodotto che io vendo, il richiamo<br />

dell’intrattenimento. Tuttavia questo libro contiene storie che non inducono certo un<br />

pubblico a ridere, preferendo invece farlo rabbrividire con una delizia affine... la<br />

paura. La paura unisce in un tutt’uno il pubblico e l’attore, come appunto il riso. È<br />

qualcosa di tangibile che si impossessa del pubblico e ne fa una cosa sola... ed è<br />

certamente uno dei requisiti drammatici più importanti, se non il più importante.<br />

Questa identificazione che il pubblico avverte con l’attore (sia di cinema che di<br />

teatro) fonte di paura è una specie di benedizione a doppio taglio per quest’ultimo,<br />

poiché specializzarsi solamente in storie del terrore può condurre a un certo<br />

anonimato capace a volte di deludere il famelico desiderio dell’attore di essere<br />

riconosciuto. Scoppio a ridere quando ripenso a tutte le volte che mi hanno scambiato<br />

per Basil Rathbone o George Sanders e mi hanno chiesto anche l’autografo, ma è una<br />

risata falsa, anche se ammiro senza riserve questi due colleghi. Quando alcuni, come<br />

è successo molte volte, hanno lodato qualche mia splendida interpretazione di<br />

Dracula o Frankenstein, non li ho aggrediti con irate invettive, li ho semplicemente<br />

ringraziati e mi sono allontanato, per non essere presente ai loro rossori quando si<br />

accorgevano che non avevo mai recitato in nessuno di quei ruoli, che non ero né<br />

Boris Karloff, né Bela Lugosi. Una sola volta ho commesso l’errore di mettermi a<br />

discutere con un adolescente, negando di essere l’uomo che veniva trasformato in una<br />

mosca nel film dal titolo omonimo, ma dovetti arrendermi per la disperazione, pur<br />

continuando a coltivare l’insano desiderio di poter trasformare quel tale adolescente<br />

in un verme.<br />

A cosa vogliono condurre tutte queste sciocchezze? <strong>Al</strong> fatto che l’attore di questo<br />

genere di film deve ammettere, forse più di quanto altri attori sarebbero disposti a<br />

fare, che è la storia che conta, e che lui deve semplicemente aggregarsi ad essa,<br />

magari salendo durante la corsa. Fortunatamente per la maggior parte di noi si tratta<br />

di una corsa piuttosto lunga, in quanto il pubblico non sembra mai stancarsi di<br />

qualche bello spavento, e gli autori – Dio li benedica – continuano a cimentarsi nella<br />

ricerca di altri sistemi per raggiungere tale scopo.<br />

Si è detto che Edgar <strong>Al</strong>lan Poe, nell’immortale <strong>Il</strong> pozzo e il pendolo, abbia<br />

catturato l’attenzione dei suoi lettori facendo ricorso a tutti gli elementi della paura<br />

umana. Vi riuscì senza utilizzare qualcosa di “ultraterreno”, ma si dovrà riconoscere<br />

che la mente dell’eroe incontrò una notevole difficoltà a mantenersi lucida e sana<br />

dinanzi all’intera valanga di orrori reali e immaginari che l’autore gli scatenò contro;

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