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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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Quando il corridoio fu di nuovo deserto, lo attraversò, aprì la porta del camerino,<br />

entrò e richiuse la porta. Si trovò nel buio più completo. Le lampade a gas erano state<br />

spente. Raoul udiva solo il rumore del proprio respiro. Accese un fiammifero e<br />

illuminò la stanza con il suo chiarore. Non c’era nessuno. Cercò il guardaroba, aprì<br />

l’armadio e ne tastò le pareti, ma non vi trovò nessuno.<br />

Durante tutto quel tempo si stava svolgendo la cerimonia d’addio per salutare il<br />

ritiro in pensione di monsieur Debienne e monsieur Poligny. Tutti facevano notare<br />

che i direttori uscenti apparivano felici e stavano già applaudendo generosamente la<br />

Sorelli che aveva cominciato a declamare il suo discorso, quando a un tratto la<br />

piccola Jammes gridò a gran voce: «<strong>Il</strong> fantasma dell’Opera!».<br />

Tutti guardarono nella direzione in cui aveva indicato, al di sopra di una folla di<br />

damerini, verso un volto così pallido e orrendo che si convinsero che doveva essere<br />

uno scherzo. Tutti risero spingendo il proprio vicino e si offrirono di pagare da bere<br />

al fantasma dell’Opera, ma questi scomparve all’improvviso come era venuto.<br />

I primi giorni che i nuovi direttori trascorsero all’Opera furono dedicati al piacere<br />

di trovarsi a capo di un’impresa così magnifica. I due dimenticarono completamente<br />

la curiosa storia del fantasma finché accadde un incidente che dimostrò loro come lo<br />

scherzo – se di scherzo si trattava – non fosse finito. Monsieur Firmin Richard arrivò<br />

nel suo ufficio quella mattina alle undici. <strong>Il</strong> suo segretario, monsieur Remy, gli<br />

mostrò una mezza dozzina di lettere che non aveva aperto perché erano<br />

contrassegnate “personale”. Una delle lettere attrasse immediatamente l’attenzione di<br />

Richard, non solo perché l’indirizzo era scritto con inchiostro rosso ma anche perché<br />

gli sembrava di aver già visto quella calligrafia. Ricordò la scrittura rossa che gli era<br />

sembrata tanto strana sul contratto d’affitto. Riconobbe la mano goffa e infantile.<br />

Aprì la lettera e lesse:<br />

Cher monsieur,<br />

sono dispiaciuto di disturbarvi in un momento in cui dovete essere occupato a<br />

rinnovare impegni importanti, a firmare nuovi contratti e mostrare in generale il vostro<br />

gusto eccellente. So ciò che avete fatto per Carlotta, la Sorelli e la piccola Jammes, per<br />

non parlare di altre di cui avete scoperto le ammirevoli qualità di talento e capacità.<br />

Naturalmente quando uso queste parole, non intendo applicarle alla Carlotta, che<br />

canta come uno scarafaggio, e nemmeno alla Sorelli che deve il successo<br />

principalmente al costruttore delle sue carrozze, o alla piccola Jammes che danza come<br />

un vitello in mezzo a un campo. E non sto parlando neppure di Christine Daae,<br />

sebbene il suo talento sia certo e solo la vostra gelosia le impedisca di esibirsi in<br />

qualsiasi parte importante.<br />

Desidererei tuttavia ascoltare Christine Daae questa sera nella parte di Siebel – dal<br />

momento che quella di Margherita le è stata tolta visto il successo dell’altra sera – e<br />

vorrei chiedervi di non disporre del mio palco per oggi o i giorni che seguiranno. Non<br />

posso terminare questa lettera senza dirvi quanto sgradevolmente sorpreso io sia stato,<br />

recentemente, quando arrivando all’Opera ho sentito che il mio palco era stato affittato<br />

al botteghino dietro vostro ordine.

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