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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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La Sorelli rabbrividì sentendo la ragazza parlare dello spirito... perché era<br />

superstiziosa in generale a proposito di spiriti e ancora di più quando si trattava del<br />

fantasma dell’Opera. Si informò immediatamente dei particolari. «L’hai visto?»<br />

«Bene come vedo voi ora!» piagnucolò la piccola Jammes lasciandosi cadere su<br />

una sedia.<br />

Subito dopo un’altra ragazza aggiunse: «Se è quello il fantasma, è davvero molto<br />

brutto!».<br />

«Oh si!» gridarono in coro le ragazze del balletto.<br />

E cominciarono tutte a parlare contemporaneamente. <strong>Il</strong> fantasma era apparso loro<br />

vestito con abiti di scena, nel corridoio, senza che si fossero accorte di dove era<br />

venuto. Sembrava che fosse uscito dal muro.<br />

«Bah!» esclamò una delle ragazze che aveva più o meno conservato la calma. «Voi<br />

vedete il fantasma dappertutto!»<br />

Ed era vero. Da parecchi mesi non si discuteva di altro all’Opera che di questo<br />

fantasma in costume che girava per l’edificio come un’ombra senza rivolgere la<br />

parola a nessuno, e che scompariva non appena veniva visto. Tutte le ragazze<br />

assicuravano di avere incontrato più o meno spesso quell’essere soprannaturale, ma<br />

in realtà chi lo aveva visto per davvero? Si vedevano tanti uomini in costume lungo i<br />

corridoi dell’Opera senza che per questo fossero fantasmi. Ma quel costume di scena<br />

aveva una caratteristica particolare... avvolgeva uno scheletro. <strong>Al</strong>meno questo era<br />

quanto dicevano le ragazze del balletto. E aveva un teschio al posto della testa.<br />

In realtà quella era la descrizione data da Joseph Buquet, il capo dei macchinisti di<br />

scena, che il fantasma l’aveva visto per davvero. Si era imbattuto in lui lungo la<br />

minuscola scaletta accanto alle luci della ribalta che conduceva direttamente ai<br />

sotterranei. L’aveva visto per un secondo... perché il fantasma era fuggito... e a<br />

chiunque volesse ascoltarlo raccontava la sua storia:<br />

«È straordinariamente esile e il suo costume avvolge un’ossatura scheletrica. Ha<br />

occhi tanto infossati che se ne scorgono a malapena le pupille. Tutto ciò che si vede<br />

sono due grossi buchi neri, come in un teschio. La sua pelle, tesa sulle ossa come<br />

quella di un tamburo, è color giallo sporco. Non ha quasi naso di cui si possa parlare<br />

e i soli capelli sono tre o quattro lunghi ciuffi scuri che gli pendono sulla fronte e<br />

dietro le orecchie.»<br />

Le persone assennate nel sentire la storia cominciarono a dire che Joseph Buquet<br />

era stato vittima dello scherzo di uno dei suoi assistenti. Ma poi giunse un incidente<br />

tanto strano e inesplicabile che perfino le persone più sicure di sé cominciarono a<br />

sentirsi a disagio.<br />

Un pompiere di nome Pampin, che era andato a fare un giro di ispezione nei<br />

sotterranei, ritornò in tutta fretta sul palcoscenico, pallido e tremante. Aveva visto una<br />

testa infuocata priva di corpo farglisi incontro. Dopo quell’episodio, chi poteva dire<br />

di sentirsi sicuro...?<br />

«È il fantasma!» strillò la piccola Jammes di nuovo e poi, rannicchiandosi<br />

terrorizzata nell’angolo più lontano della parete, mormorò: «Ascoltate!».<br />

A tutti parve di udire un fruscio fuori dalla porta, come di seta leggera che<br />

sfregasse contro il pannello. Poi il rumore scomparve.

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