AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)
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i suoi sforzi, bisogna riconoscerlo, servivano a uno scopo eccezionale, perché a ogni<br />
boccata successiva la figura perdeva sempre più la sua vaga e incerta tenuità, e<br />
sembrava assumere un’essenza più concreta. Anche gli abiti, tra l’altro, ebbero una<br />
parte importante nel magico cambiamento, e brillavano nella lucentezza del<br />
rinnovamento luccicando per l’oro degli abili ricami che erano da tempo stati<br />
strappati. E, semivisibile tra il fumo, un volto giallo abbassò i suoi occhi opachi verso<br />
Mamma Rigby.<br />
Da ultimo, la vecchia strega serrò il pugno e l’agitò verso la figura. Non che fosse<br />
ancora arrabbiata, stava semplicemente comportandosi secondo il principio – forse<br />
falso, o non completamente vero, sebbene da qualcuno all’altezza di Mamma Rigby<br />
ci si potesse aspettare che lo sapesse – che i caratteri deboli e pigri, essendo incapaci<br />
di migliori ispirazioni, dovessero essere mossi dalla paura. Ma qui era il punto. Se<br />
avesse fallito in quello che ora si proponeva di attuare, lo spietato proposito di<br />
Mamma Rigby era di ridisperdere il miserabile simulacro nei suoi elementi originali.<br />
«Hai un aspetto d’uomo» disse la vecchia in tono grave. «Che tu abbia anche una<br />
somiglianza di voce! Ti ordino di parlare!»<br />
Lo spaventapasseri boccheggiò, sforzandosi, e alla fine emise un mormorio tanto<br />
contemporaneo al soffio fumoso che non si poté quasi stabilire se fosse stata una voce<br />
oppure solo uno sbuffo di tabacco. <strong>Al</strong>cuni narratori di questa leggenda erano convinti<br />
che gli incantesimi di Mamma Rigby e la sua caparbia volontà avessero costretto uno<br />
spirito familiare a entrare nella figura e che la voce fosse la sua.<br />
«Madre», balbettò la povera voce soffocata «non essere così crudele con me!<br />
Parlerei volentieri, ma essendo privo di intelligenza, che cosa posso dire?»<br />
«Tu puoi parlare, mio caro, non è vero?» strillò Mamma Rigby rilassando in un<br />
sorriso la sua espressione truce. «E che cosa puoi dire, mi chiedi? Dire, proprio così!<br />
Appartieni alla genia dei crani vuoti e mi chiedi che cosa devi dire? Dovrai dire mille<br />
cose, e dopo averle dette mille volte ancora non avrai detto nulla! Non temere, ti<br />
dico! Quando entrerai nel mondo (dove ho intenzione di mandarti) non ti<br />
mancheranno cose da dire. Parla! Diamine, potrai cianciare come un torrente da<br />
mulino se lo vorrai. Per quello hai cervello a sufficienza, direi.»<br />
K <strong>Al</strong> tuo servizio, madre» rispose lo spaventapasseri.<br />
«Ben detto, bello mio» rispose Mamma Rigby. «Ecco che sai parlare senza dire<br />
nulla. Ne avrai cento di simili frasi pronte, e altre cinquecento di riserva. E ora, mio<br />
caro, mi sono presa tanta pena per te e tu sei così bello che, in fede mia, ti amo più di<br />
ogni altro fantoccio di strega al mondo; e sì che ne ho fatti di tutti i tipi... di argilla,<br />
cera, legno, nebbia notturna, foschia mattutina, schiuma di mare, e fumo di camino.<br />
Ma tu sei di gran lunga il migliore. Fai dunque attenzione a quanto dico.»<br />
«Sì, mia buona madre», disse la sagoma «con tutto il cuore!»<br />
«<strong>Con</strong> tutto il cuore!» gridò la vecchia strega, portandosi le mani ai fianchi e<br />
sghignazzando rumorosamente. «Hai un così bel modo di esprimerti. <strong>Con</strong> tutto il<br />
cuore! E ti sei messo una mano sul lato sinistro del panciotto, come se ce l’avessi<br />
davvero!»<br />
E così, resa di ottimo umore da quella sua fantastica creatura, Mamma Rigby disse<br />
allo spaventapasseri che doveva andare a recitare la sua parte nel gran mondo, dove