AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

entusiasmo: a tutte queste qualità univa poi un cuore fra i più generosi e sinceri che
mai abbiano battuto in un petto umano.
Notai poi che il suo nome compariva su ben tre cabine di prima classe, e tornando
a scorrere la lista dei passeggeri osservai che aveva prenotato un posto per sé, un altro
per la moglie e ancora altri due per le proprie sorelle. Le cabine di prima classe erano
peraltro abbastanza spaziose e ospitavano ognuna due posti letto, l’uno sovrapposto
all’altro. Certamente queste cuccette erano troppo strette per accogliere più di una
persona, ma ugualmente non appariva del tutto comprensibile la necessità di
prenotare tre cabine quando le persone che vi dovevano alloggiare erano in tutto
quattro. In quel periodo ero preda di un opprimente stato d’animo che mi spingeva a
nutrire morbose curiosità per qualunque sciocchezza, e devo confessare con mia
grande vergogna di essermi lasciato andare in tale occasione a tutta una serie di
impudenti e assurde congetture in merito a quella cabina in soprannumero. Di sicuro
non era affare mio, eppure non di meno mi applicai con ostinata tenacia a cercare di
risolvere quell’enigma. Alla fine giunsi a una conclusione che per la sua semplicità
mi stupii non aver subito prospettato. «È per il domestico, non c’è dubbio» mi dissi.
«Che sciocco non aver pensato subito a una così ovvia soluzione!» E subito ripresi in
mano la lista, ma dovetti constatare che nessun domestico era al seguito del gruppo,
anche se in effetti ciò rientrava nei loro progetti iniziali: .. infatti le parole “e
domestico” erano state scritte in un primo tempo, per poi venir successivamente
cancellate con un tratto di penna. «Oh, avranno del bagaglio in eccedenza»
congetturai questa volta fra me. «Qualcosa che non desiderano lasciare nella stiva...
qualcosa che vogliono tenersi sott’occhio... ah, ci sono... un quadro o qualcosa del
genere... è per questo che ha preso contatto con Nicolino, l’ebreo italiano.» Queste
conclusioni mi persuadevano e per il momento riuscii a tacitare la mia curiosità.
Conoscevo molto bene le due sorelle di Wyatt, due ragazze assai simpatiche e
intelligenti. Non avevo invece ancora avuto il piacere di conoscere sua moglie,
sposata solo da pochissimo tempo. Ad ogni modo aveva spesso parlato di lei durante i
nostri incontri, sempre usando quei termini tanto entusiastici che caratterizzavano il
suo carattere. Me ne aveva descritto la squisita bellezza, l’intelligenza vivace e
l’innata gentilezza.
Il giorno in cui visitai la nave per la prima volta, e cioè il quattordici, anche Wyatt
e la sua famiglia dovevano venire a bordo, stando a quanto mi disse il capitano, e
perciò mi trattenni lì per un’altra ora nella speranza di poter conoscere la sposa, ma
venne invece recapitato un messaggio di scuse: “La signora Wyatt è lievemente
indisposta e le è perciò impossibile salire a bordo fino a domani, al momento della
partenza”.
L’indomani, mentre dal mio albergo mi stavo avviando verso il molo, incontrai il
capitano che m’informò come «a causa di sopravvenute complicazioni» (una formula
che non spiegava nulla, ma era tanto comoda) «si vedeva costretto a ritardare la
partenza dell’Indipendence di un giorno o due, ma in ogni caso si sarebbe fatto
premura di avvisare quando tutto sarebbe stato pronto per la partenza». Questo ritardo
mi sembrò alquanto strano, tanto più che soffiava da sud una brezza assai favorevole
alla nostra rotta: e poiché non mi riusciva in alcun modo di appurare quali fossero