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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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La rossa maschera del terrore<br />

di Edgar <strong>Al</strong>lan Poe<br />

Titolo italiano: La cassa oblunga<br />

Titolo originale: The Oblong Box (1844)<br />

da cui il film: THE OBLONG BOX (Gran Bretagna-USA, 1970), American-International<br />

Regia: Gordon Hessler<br />

Interpreti: Vincent Price, Christopher Lee, <strong>Al</strong>astair Williamson<br />

Per il nostro racconto finale compiamo un giro quasi completo e ritorniamo<br />

all’autore che attraverso tutta la storia del cinema dell’orrore ha esercitato<br />

l’influenza maggiore e ha fornito la quantità più rilevante di spunti: Edgar <strong>Al</strong>lan Poe.<br />

Ma già nel tracciare brevemente la storia del genere in questo libro, la presenza di<br />

questo genio straordinario è stata quasi costante in ogni pagina. I suoi metodi per<br />

suscitare orrore hanno ispirato molte storie e molte pellicole, mentre le sue opere<br />

mantengono ancora oggi la loro carica inventiva e quantomai originale. Non c’è da<br />

meravigliarsi, quindi, che il suo nome debba aprire anche ai giorni nostri l’elenco dei<br />

principali collaboratori.<br />

Anche ora che sto scrivendo queste righe, nella primavera del 1970, si hanno<br />

notizie di altre tre storie di Poe sul punto di essere trasportate sullo schermo, e questo<br />

senza contare La rossa maschera del terrore, pellicola completata da poco e tratta da<br />

La cassa oblunga. Sarebbe quindi assurdo predire un calo della popolarità di Poe<br />

sugli schermi cinematografici. E finché attori del calibro di Vincent Price e<br />

Christopher Lee (affiancati in La rossa maschera del terrore) resteranno sulla breccia,<br />

non sembra neppure profilarsi il pericolo che, lo stesso film dell’orrore possa perdere<br />

in futuro il fascino esercitato su milioni di spettatori in tutto il mondo.<br />

Qualche anno fa prenotai un passaggio per il tratto da Charleston, nel Sud<br />

Carolina, a New York sul bel piroscafo di linea Indipendente al comando del capitana<br />

Hardy. Si sarebbe dovuto salpare, tempo permettendo, il quindici del mese di giugno,<br />

e così già il quattordici salii a bordo per sistemare con comodo il mio bagaglio nella<br />

cabina di prima classe che avevo riservato.<br />

Subito mi resi conto che i passeggeri sarebbero stati piuttosto numerosi, contando<br />

anche su un numero abbastanza insolito di donne. Scorrendo l’elenco dei passeggeri<br />

notai diversi nomi di miei conoscenti, fra cui fui lieto di constatare anche la presenza<br />

di quello del signor Cornelius Wyatt, un giovane artista per cui nutrivo un sentimento<br />

di calda amicizia. Eravamo stati entrambi studenti dell’università di C., e in quel<br />

periodo ci eravamo frequentati spesso. Wyatt mostrava la tipica personalità<br />

dell’uomo di genio, e il suo carattere era un misto di misantropia, sensibilità ed

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