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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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presenza stessa della morte. <strong>Il</strong> teschio sembrava risplendere di un’effettiva<br />

fosforescenza sepolcrale.<br />

Maitland comprese ora che il suo amico aveva detto la verità. C’era davvero un<br />

terribile magnetismo attorno a quell’orrore ossuto, un autentico Elisir di Morte che<br />

agiva e faceva presa sulle menti degli uomini... e delle bestie.<br />

Doveva essere andata così. <strong>Il</strong> cane, impazzito per il desiderio omicida, aveva finito<br />

con l’assalire e uccidere Marco mentre dormiva. Poi aveva tentato di attaccare<br />

Maitland quando era entrato. E il teschio aveva osservato tutto, godendone come ne<br />

avrebbe goduto de Sade se i suoi occhi azzurro pallidi avessero guizzato in quelle<br />

orbite spente.<br />

Da qualche parte all’interno di quel cranio, forse, i resti rinsecchiti del suo crudele<br />

cervello erano ancora in sintonia con il terrore. La potenza magnetica che si<br />

concentrava in esso aveva un fascino irresistibile persino alla luce di ciò che Maitland<br />

sapeva.<br />

Fu per quello che Maitland, spinto da una forza che non riuscì a spiegare né a<br />

tentare di giustificare, si chinò e sollevò il teschio. Lo tenne per un lungo istante nella<br />

classico posa di Amleto.<br />

Poi abbandonò la stanza, per sempre, reggendo quel simbolo di morte tra le<br />

braccia.<br />

La paura cavalcava sulle spalle di Maitland mentre percorreva in fretta le strade<br />

buie. <strong>Il</strong> terrore gli bisbigliava stranamente all’orecchio, consigliandolo di fare presto,<br />

altrimenti il corpo di Marco sarebbe stato scoperto e la polizia l’avrebbe inseguito. La<br />

paura gli ordinò di entrare in casa sua da una porta secondaria e andare direttamente<br />

nelle sue stanze, in modo che nessuno potesse vedere il teschio che nascondeva sotto<br />

il cappotto.<br />

La paura fu compagna di Maitland per tutta la sera. Se ne rimase là seduto, a<br />

fissare il teschio sul tavolo, tremando per la repulsione.<br />

Sir Fitzhugh aveva ragione, lo sapeva. C’era davvero un’esecrabile influenza che<br />

emanava dal teschio e dal cervello annerito al suo interno. Era stata quella a far sì che<br />

Maitland non ascoltasse i consigli assennati del suo amico; a far sì che trafugasse il<br />

teschio a un uomo morto; a spingerlo ora a nasconderlo in quella stanza solitaria.<br />

Avrebbe dovuto chiamare le autorità, lo sapeva. Ancora meglio, avrebbe dovuto<br />

disfarsi del teschio. Regalarlo, buttarlo via, liberare per sempre la terra da esso. C’era<br />

qualcosa di sconcertante in quel maledetto oggetto... qualcosa che non riusciva ad<br />

afferrare.<br />

Perché, pur conoscendo quelle verità, desiderava comunque possedere il teschio<br />

del Marchese de Sade. C’era un crudele incantesimo; la bassezza latente nell’animo<br />

di ogni uomo era risvegliata e rispondeva all’odiosa lussuria che si riversava a ondate<br />

da quel teschio.<br />

Lo fissò, rabbrividendo... eppure sapeva che non se ne sarebbe separato. Non<br />

aveva neppure la forza di distruggerlo-. Forse, il suo possesso avrebbe finito con il<br />

condurlo alla follia. <strong>Il</strong> teschio avrebbe incitato altri a eccessi indescrivibili.<br />

Maitland meditò lungamente, cercando una soluzione con l’oggetto impassibile<br />

che lo metteva a confronto con l’immobilità della morte.

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