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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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«Inoltre, voi vivete in questa grande casa. Siete al sicuro. Io ora abito a Wapping.<br />

Sto attraversando uri momento di cattiva fortuna e cose di questo genere. Vi vendo il<br />

teschio. Voi lo terrete qui nella vostra collezione, lo guarderete quando vi piacerà... e<br />

per il resto del tempo sarà fuori vista e non potrà disturbarvi. E io sarò libero di girare<br />

per la mia modesta camera ammobiliata. Anzi, quando l’avrò venduto, lascerò libero<br />

il locale e traslocherò in un alloggio decente. È per quello che voglio disfarmene;<br />

davvero. Per cinquecento, soldi alla mano.»<br />

Maitland esitò. «Devo pensarci» disse. «Datemi il vostro indirizzo. Se decidessi di<br />

acquistarlo verrò domani con i soldi. Vi sta bene?»<br />

«Molto bene» sospirò Marco. Prese un mozzicone unto di matita e strappò un<br />

pezzo di carta dall’involucro caduto sul pavimento.<br />

«Ecco l’indirizzo» disse.<br />

Maitland infilò in tasca il foglietto, mentre Marco cominciava e riavvolgere la<br />

carta stagnola attorno al teschio. Lavorava in fretta, come se fosse ansioso di oscurare<br />

quei denti scintillanti e la spalancata vacuità delle sue orbite. Arrotolò la carta da<br />

macellaio attorno alla stagnola, afferrò il soprabito con una mano e fece ballonzolare<br />

il tondo pacchetto nell’altra.<br />

«Vi aspetto domani» disse. «E, a proposito... state attento quando aprite la porta.<br />

Ora ho un cane poliziotto, un animale selvaggio. Farà a pezzi voi... o chiunque altro<br />

tentasse di rubare il teschio del Marchese de Sade.»<br />

A Maitland sembrò che l’avessero legato troppo strettamente. Sapeva che gli<br />

uomini mascherati l’avrebbero frustato, ma non riusciva a capire perché gli avessero<br />

bloccato i polsi con catene d’acciaio.<br />

Solo quando posarono sul fuoco le loro sferze di metallo ne comprese la ragione...<br />

solo quando alzarono le verghe incandescenti sopra le loro teste capì perché era<br />

legato così strettamente.<br />

Perché al crudele bacio della sferza Maitland non si mosse... si contorse<br />

convulsamente. <strong>Il</strong> suo corpo, bruciato dal tremendo colpo, descrisse un arco. Legato<br />

solo da cinghie, le sue mani si sarebbero liberate sotto lo stimolo di quel tormento<br />

insopportabile. Ma le catene d’acciaio tennero, e Maitland digrignò i denti mentre i<br />

due uomini vestiti di nero lo frustavano con il fuoco vivo.<br />

I contorni della prigione scomparvero, e anche il dolore di Maitland. Sprofondò in<br />

un’oscurità rotta solo dalla consapevolezza del ritmo... il ritmo selvaggio degli staffili<br />

sfrigolanti che calavano sulla sua schiena nuda.<br />

Quando riprese conoscenza, Maitland capì che la fustigazione era finita. Gli<br />

uomini silenziosi, vestiti di nero e con le maschere sul viso, erano chini su di lui per<br />

sciogliere i suoi vincoli. Lo sollevarono teneramente e lo condussero lungo il<br />

pavimento della prigione sotterranea, verso la grande bara d’acciaio.<br />

Bara? Quella non era una bara. Le bare non stavano in piedi aperte. Le bare non<br />

avevano sul coperchio i lineamenti sbalzati in bassorilievo del viso di una donna.<br />

Le bare non avevano all’interno punte acuminate.<br />

L’identificazione fu simultanea all’orrore.<br />

Quella era la Vergine di Ferro!

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