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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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«Ed è anche a buon mercato» lo rassicurò Marco. «La pagherete volentieri quando<br />

ne conoscerete la storia.»<br />

«Non pagherei un prezzo simile per il teschio di Napoleone» affermò Maitland. «E<br />

neppure di Shakespeare, se è per quello.»<br />

«Vi accorgerete che il possessore di questo teschio stimola la vostra fantasia un<br />

pochino di più di quelli» lo rassicurò Marco.<br />

«Ne ho abbastanza. Fuori il rospo!»<br />

Marco lo guardò, tamburellando con un dito grassoccio sulla sommità del cranio.<br />

«Avete davanti a voi» mormorò «il teschio di Donatien <strong>Al</strong>phonse François,<br />

Marchese de Sade.»<br />

Giles de Retz era un mostro. Gli inquisitori di Torquemada esercitavano la<br />

diabolica malignità dei diavoli che dichiaravano di voler esorcizzare. Ma fu merito<br />

del Marchese de Sade epitomizzare la libidine vivente nei confronti del dolore. <strong>Il</strong> suo<br />

nome simboleggia la crudeltà incarnata... quella perversione che gli uomini chiamano<br />

“sadismo”.<br />

Maitland conosceva la sinistra storia di de Sade, e la ripercorse mentalmente.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Con</strong>te, o Marchese, de Sade era nato nel 1740, da una distinta famiglia della<br />

Provenza. Era un giovane di bell’aspetto quando partecipò con un reggimento di<br />

cavalleria alla Guerra dei Sette Anni... un giovane pallido, delicato, con gli occhi<br />

azzurri, la cui affettata timidezza nascondeva una crudele perversione.<br />

<strong>Al</strong>l’età di ventitrè anni fu imprigionato per un anno come risultato di un crimine<br />

barbaro. In effetti, ventisette anni della sua vita seguente, li trascorse in carcere per i<br />

delitti commessi... delitti dei quali persino oggi si fa solo qualche accenno. Le sue<br />

flagellazioni, il suo amministrare droghe, le sue torture alle donne sono servite a<br />

gettare l’infamia sul suo nome.<br />

Ma de Sade non era un semplice libertino con un’inclinazione primitiva a<br />

infliggere sofferenze. Era, piuttosto, il “filosofo del dolore”... uno studioso<br />

appassionato, un uomo di gusto squisito e ottime maniere. Era meravigliosamente<br />

istruito, un pensatore disciplinato, uno psicologo considerevole... e un sadico.<br />

Come si sarebbe rivoltato il divino Marchese se avesse potuto vedere le ridicole<br />

perversioni che oggi portano il suo nome! <strong>Il</strong> maltrattare gli animali da parte di<br />

contadini ignoranti, il percuotere i bambini ad opera di certi isterici assistenti di<br />

istituto, la somministrazione di crudeltà assurde da parte di pazzi su altri, o da parte di<br />

altri sui pazzi... tutte cose che oggi vengono classificate come “sadiche”. Eppure<br />

nessuna di esse è manifestazione dell’innaturale filosofia di de Sade.<br />

<strong>Il</strong> concetto di crudeltà di de Sade non aveva in sé nulla di nascosto o ingannatore.<br />

Egli praticava apertamente il suo credo, e durante gli anni trascorsi in prigione scrisse<br />

in modo esplicito su quell’argomento. Perché era l’Apostolo del Dolore, e il suo<br />

vangelo fu reso noto a tutti gli uomini con Justine, Juliette, <strong>Al</strong>ine e Valcour, il<br />

bizzarro La filosofa nel boudoir, e l’assolutamente abominevole Le 120 giornate.<br />

E de Sade praticava ciò che predicava. Fu l’amante di molte donne... un amante<br />

geloso, desideroso di dividere l’abbraccio delle sue amanti con un solo rivale. Quel<br />

rivale era la Morte, e si dice che tutte le donne che conobbero le carezze di de Sade<br />

finirono col preferire quelle del suo rivale.

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