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Il teschio maledetto
di Robert Bloch
Titolo originale: The Skull of the Marquis de Sade (1945)
da cui il film: THE SKULL (Gran Bretagna, 1966), Amicus
Regia: Freddie Francis
Interpreti: Peter Cushing, Christopher Lee, Patrick Wymark
Ansiose di approfittare dei successi della Hammer e della American-International,
nuove compagnie cinematografiche fiorirono su entrambe le rive dell’Atlantico. La
qualità delle loro produzioni fu quantomai alterna. In Inghilterra, una delle principali
fu quella guidata da Max Rosenberg e Milton Subotsky, la Amicus, che si concentrò
sull’uso di abili scrittori come Robert Bloch (il quale, stranamente, dopo l’enorme
successo di Psycho non aveva firmato molte altre sceneggiature) e di divi come Peter
Cushing e Christopher Lee.
Una delle prime e più fortunate combinazioni di questo triumvirato fu Il teschio
maledetto, basato sul racconto Il teschio del Marchese de Sade dello stesso Bloch. La
storia è imperniata su un teschio che si ritiene quello dell’infame nobiluomo francese
e che apparentemente è ancora imbevuto del suo malefico potere. Il film ospitava un
Cushing sorridente e sardonico, al meglio delle sue possibilità, e un Lee ben deciso a
dimostrare che poteva cavarsela benissimo anche senza il suo trucco alla
Frankenstein o i denti di Dracula.
Il film fu inoltre un successo per Robert Bloch e fortunatamente lo convinse a
tornare al lavoro in quel genere a cui aveva già saputo donare una delle sue pellicole
più terrificanti. Solo lo spazio tiranno mi impedisce di includere qui altre storie di
questo magnifico autore, storie che da allora hanno dato spunto a eccellenti film
dell’orrore.
Christopher Maitland si appoggiò allo schienale della poltrona davanti al camino e
accarezzò la rilegatura di un vecchio libro. Il suo viso sottile, modellato dal chiarore
guizzante del fuoco, aveva un’espressione caratteristica di interesse da studioso.
La curiosità intellettuale di Maitland era concentrata sul volume che teneva tra le
mani. In breve, si stava domandando se la pelle umana che ricopriva il libro era
appartenuta a un uomo, una donna, o un bambino.
Il libraio gli aveva assicurato che il volume era stato rilegato con una porzione di
pelle di una donna, ma Maitland, per quanto ambisse credervi, era scettico per natura.
Librai che trattavano quel genere di curiosità non erano eccessivamente credibili, di
regola, e anni di contatti di Christopher Maitland con gente di quel tipo avevano
contribuito ancor più a distruggere la sua fiducia nella loro veridicità.