AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)
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poteva ammettere che la meteorite avesse contaminato il suolo, ma questo non<br />
spiegava la malattia che aveva colpito persone e animali che non si erano affatto<br />
nutriti di vegetali cresciuti da quei terreni. Che dipendesse dall’acqua del pozzo? Era<br />
assai probabile. Sarebbe stato meglio farla analizzare. Ma quale stramba follia poteva<br />
aver indotto entrambi i ragazzi a gettarsi nel pozzo? Si erano comportati tutt’e due<br />
nello stesso identico modo, e inoltre i resti dei loro cadaveri mostravano come<br />
ambedue i ragazzi fossero stati colpiti da quella stessa grigia e friabile affezione. E<br />
perché poi tutto all’intorno era così grigio e friabile?<br />
Fu il coroner, seduto accanto alla finestra che si apriva sul cortile, a notare per<br />
primo il chiarore che si levava dal pozzo. La notte era ormai calata, e tutto l’orrido<br />
terreno attorno alla fattoria sembrava intriso di una debole luminosità che non<br />
nasceva solo dagli inquieti raggi della luna; quella nuova iridescenza brillava di un<br />
chiarore più netto e stagliato e sembrava sbucare da quella nera voragine come il<br />
raggio un po’ sfocato di un riflettore, regalando opachi riverberi alle piccole pozze<br />
d’acqua là dove i secchi erano stati vuotati. Emanava un colore assai strano, e mentre<br />
tutti gli uomini si raggruppavano davanti alla finestra, Ammi ebbe un violento<br />
sobbalzo. Sì, quello strano raggio simile a un’esalazione mefitica e spettrale aveva un<br />
colore che non gli era sconosciuto. Aveva già visto prima simili sfumature e ora<br />
inorridiva davanti alle conseguenze implicite nel suo pensiero. Ricordava di aver<br />
osservato una simile tinta già due anni prima sulla superficie di quello sgradevole e<br />
fragile globulo immerso nell’aerolito, e poi di averla rivista nella folle vegetazione<br />
primaverile, e credeva anche di averla intravvista per un breve istante anche quella<br />
stessa mattina davanti alla finestrella sbarrata di quella terribile stanza in soffitta dove<br />
erano accadute cose indicibili. Quel colore era guizzato in quell’oscurità rapido come<br />
un lampo, e lui si era sentito sfiorare da un disgustoso e viscido velo di nebbia... e poi<br />
il povero Nahum era stato portato via da qualcosa che aveva quel colore. Gliel’aveva<br />
detto lui stesso negli ultimi istanti... qualcosa come il globulo e le piante. E poi c’era<br />
stata la fuga del cavallo e quel tonfo nel pozzo... e ora quello stesso pozzo vomitava<br />
nell’oscurità della notte un subdolo e pallido raggio screziato della stessa demoniaca<br />
tinta.<br />
Bisogna riconoscere che la mente di Ammi dette prova di grande coraggio e<br />
curiosità se in un momento di così grande tensione emotiva seppe fermarsi a riflettere<br />
su una considerazione squisitamente scientifica. Egli non poté infatti fare a meno di<br />
stupirsi nel notare come avesse ricevuto un’identica impressione tanto da un velo di<br />
nebbia che si stagliava nella luce del giorno contro una finestra aperta sul cielo del<br />
mattino, quanto ora da questa esalazione notturna che stagnava come bruma<br />
fosforescente contro un paesaggio oscuro e desertico. C’era qualcosa di sbagliato...<br />
che non si inseriva nell’ordine naturale. E allora ripensò alle ultime, terribili parole<br />
pronunciate dall’amico ormai morente: «Viene da qualche posto dove le cose non<br />
sono come qui da noi... uno di quei professori l’aveva detto...».<br />
I tre cavalli fuori nel buio, legati a una coppia di avvizziti e stentati alberelli ai<br />
bordi della strada, avevano cominciato a nitrire e a scalpitare freneticamente.<br />
L’agente che aveva tenuto le redini del carro si avviò verso la porta per uscire a<br />
calmarli, ma Ammi gli pose una mano tremante sulla spalla. «Non andate là fuori» gli<br />
sussurrò. «Ne sanno più loro di noi. Nahum mi ha detto di qualcosa che vivrebbe nel