AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)
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pesante che veniva trascinato, ma a questo strascichio si aggiungeva il gorgoglio<br />
orribilmente viscido prodotto da una qualche sorta di malvagia e immonda suzione.<br />
Le sue capacità associative svegliate a culmini deliranti gli riportarono<br />
inesorabilmente alla memoria quanto aveva visto di sopra. Buon Dio! In quale<br />
spaventoso incubo era mai precipitato? Non osando né salire né scendere, fissava<br />
immobile e tremante la buia curva della tromba delle scale incavata nella parete. Ogni<br />
minimo particolare di quella scena si stampò a linee di fuoco nella sua mente: i<br />
rumori che udiva, quella terribile sensazione di attesa, le ombre dell’oscurità, la ripida<br />
pendenza degli stretti gradini e – che i Cieli. abbiano pietà – la debole ma<br />
inconfondibile luminosità che scaturiva da ogni traccia visibile di legno, dagli scalini,<br />
dal parapetto, dai rivestimenti laterali e anche dalle travi.<br />
Poi ci fu l’improvvisa esplosione di un nitrito disperato che il cavallo di Ammi<br />
levò al cielo, cui subito seguì un trapestìo violento a indicare il furioso galoppo in cui<br />
l’animale si era lanciato. Pochi istanti dopo cavallo e calesse erano già così lontani da<br />
non lasciar più udire il rumore della loro fuga, e si lasciavano alle spalle un uomo<br />
impaurito alla sommità di una buia scala, un uomo che si interrogava su cosa avesse<br />
provocato tanto spavento nel suo animale. Ma ci fu dell’altro. Un nuovo rumore che<br />
proveniva sempre dall’esterno della casa: una specie di tonfo liquido, come di acqua,<br />
che doveva provenire dal pozzo. Ammi vi aveva lasciato vicino il cavallo, senza però<br />
legarlo: una ruota del calesse doveva aver urtato contro il bordo sporgente del<br />
muretto che circondava il pozzo facendovi precipitare all’interno una pietra. E<br />
sempre quella pallida fosforescenza che riluceva da ogni detestabile intelaiatura di<br />
legno. Dio, com’era vecchia quella casa! <strong>Il</strong> grosso dell’edificio era stato costruito<br />
prima del 1670, e i tetti spioventi certo risalivano al 1730.<br />
Ora si udiva un debole ma distinto graffiare sul pavimento del piano terra, e Ammi<br />
strinse con maggior forza il grosso bastone di cui si era munito lassù nel solaio per un<br />
certo scopo. Lentamente, facendo appello a tutto il suo coraggio, cominciò a scendere<br />
le scale per poi dirigersi intrepido verso la cucina. Ma non fu necessario che<br />
giungesse fin là, perché ciò che cercava non si trovava più là dentro. Gli si era fatta<br />
incontro, e in un certo senso era ancora viva. Ammi non avrebbe saputo dire se quella<br />
cosa si fosse mossa da sé fin lì, o se invece vi fosse stata trascinata da qualche forza<br />
esterna: la morte, comunque, l’aveva visitata. Qualcosa era successo in quell’ultima<br />
mezz’ora, ed ora il fenomeno d’ingrigimento e di disintegrazione era già in fase<br />
avanzata. Irrefrenabile continuava quell’orribile processo di polverizzazione, mentre<br />
frammenti disseccati si scrostavano da quella massa. Ammi non osava toccare ciò che<br />
giaceva dinanzi a lui, ma il suo sguardo orripilato era fisso su quella distorta<br />
caricatura che un tempo era stato un volto umano. «Cos’era, Nahum... Cos’era?»<br />
riuscirono a stento a mormorare le sue labbra ridotte a una stretta ferita, incapaci di<br />
muoversi per proferire qualcosa che non fosse quell’estrema domanda.<br />
«Nulla... Nulla... il colore... e brucia... freddo e umido, ma brucia... stava nel<br />
pozzo... l’ho visto... una specie di fumo... impossibile come i fiori della scorsa<br />
primavera... il pozzo brilla di notte... Thad e Merwin e Zenas... tutto ciò che ha vita...<br />
succhiato la vita da tutto... in quella pietra:.. deve essere venuto da quella pietra... ha<br />
avvelenato tutto... non so cosa voglia... quell’affare rotondo che i dottori<br />
dell’università hanno tolto dalla pietra... l’hanno rotto... era dello stesso colore...