AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

più topi, ed era stata la signora Gardner l’unica che li vezzeggiasse e curasse in
famiglia.
Il diciannove ottobre Nahum entrò barcollando in casa di Ammi con l’atroce
notizia. La morte si era portata via il povero Thaddeus chiuso in quella stanza della
soffitta, e come ciò fosse avvenuto era cosa da non potersi descrivere. Nahum aveva
scavato una fossa nel piccolo appezzamento recintato che stava dietro la casa e che
era adibito a cimitero di famiglia: poi vi aveva sepolto quanto aveva trovato del
figlio. Nulla poteva essere penetrato là dentro dal di fuori, la piccola finestra era
sbarrata e la porta chiusa a chiave era intatta. Proprio come era avvenuto nella stalla.
Ammi e sua moglie consolarono come meglio potevano l’amico tanto duramente
provato, ma non poterono evitare di sentirsi pervasi da una strana paura. Una cupa
ombra di terrore sembrava gravare sui Gardner e su tutto ciò con cui erano in
contatto: la semplice presenza di uno di loro in casa portava fredde ventate di un
mondo innominato e innominabile. Sia pure serrato da una profonda ripugnanza,
Ammi accompagnò a casa Nahum e fece il possibile per calmare l’isterico
singhiozzare del piccolo Merwin. Zenas, invece, non aveva alcun bisogno di essere
tranquillizzato: ormai da qualche tempo non faceva altro che fissare nel vuoto e
obbedire passivo a quanto suo padre gli diceva. Ammi pensò che per questo la sua
sorte dovesse essere migliore di quella dei suoi familiari. Di quando in quando le urla
di Merwin ricevevano una risposta nelle grida soffocate che provenivano dalla
soffitta: all’occhiata interrogativa del vicino, Nahum rispose che sua moglie
diventava sempre più debole. Quando ormai la notte era alle soglie, Ammi riuscì a
congedarsi. Neppure l’amicizia che lo legava a Nahum avrebbe potuto trattenerlo in
quel luogo dopo il calar del sole, quando sarebbe divenuta visibile la debole
fluorescenza che emanava la vegetazione circostante e quando gli alberi avrebbero
cominciato ad ondeggiare che ci fosse o no un alito di vento. Era veramente una gran
fortuna per Ammi possedere poca fantasia, e stando così le cose la sua mente non ne
fu colpita che assai scarsamente: eppure, se fosse stato in grado di collegare e di
ragionare sui portenti che avvenivano intorno a lui, senza dubbio la pazzia si sarebbe
impadronita anche della sua mente. E così si avviò verso casa nella luce del
crepuscolo, con ancora nelle orecchie le grida orrende della pazza e dell’agitato
fanciullo.
Tre giorni più tardi Nahum irruppe di prima mattina nella cucina della casa di
Ammi e qui, in assenza dell’amico, farfugliò in toni agitati il racconto della sua
ultima disgrazia, mentre la signora Pierce era immobilizzata in una morsa di paura.
Questa volta la vittima era il piccolo Merwin. Era scomparso, improvvisamente. Era
sgattaiolato fuori di casa in piena notte con una lanterna e un secchio per l’acqua, e
non aveva più fatto ritorno. I suoi nervi erano andati cedendo giorno dopo giorno, e
ormai non sapeva neppure più ciò che faceva. Bastava un nonnulla per scatenare le
sue paure e farlo gridare. Si era levato un grido tremendo dal cortile di casa proprio
quella notte, ma prima che il padre potesse spalancare la porta già il bambino era
scomparso. All’intorno non brillava la luce di nessuna lanterna, e neppure si
scorgevano tracce del fanciullo. Dapprima Nahum credette che anche la lanterna e il
secchio fossero scomparsi, ma quando fece ritorno a casa dopo aver cercato per tutta
la notte fra boschi e praterie, scoprì due strani oggetti accanto al pozzo. L’uno era una