AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

globulo si squarciò con un tonfo debole ma secco. Non ne scaturì nulla, e ogni traccia
della bolla scomparve con la sua perforazione, lasciando solamente una piccola cavità
sferica del diametro di sette centimetri all’incirca: tutti erano convinti che altri globuli
simili sarebbero probabilmente emersi man mano che il meteorite andava
restringendosi.
Tale ipotesi si dimostrò però priva di fondamento: dopo un inutile tentativo di
mettere in luce altri globuli perforando la superficie della pietra, gli specialisti
dovettero desistere e se ne tornarono ai loro laboratori con un nuovo campione che si
dimostrò, alla luce dei loro esperimenti, non meno sconcertante del suo predecessore.
Esso era infatti altrettanto malleabile, dotato di calore, di magnetismo e di luminosità
proprie, in grado di raffreddarsi minimamente sotto l’azione di potenti acidi, fornito
di uno spettro insolito, capace di volatilizzarsi nell’aria e di intaccare i composti
silicei con reciproca distruzione, senza però offrire alcun indizio costruttivo che
portasse a una sua identificazione. E così, al termine di tutti gli esperimenti possibili,
il collegio degli scienziati dovette ammettere di non sapere come classificarlo. Non
apparteneva alla Terra, ma veniva dallo spazio profondo, dotato perciò di diverse
proprietà e soggetto ad altre leggi.
Quella notte imperversò un tremendo temporale, e l’indomani, quando i professori
tornarono nuovamente nella proprietà di Nahum, ebbero una sgradevole sorpresa. La
pietra, che già sapevano possedere qualità magnetiche, doveva senza dubbio godere
anche di particolari proprietà elettriche. Essa infatti, come raccontò Nahum, aveva
“attirato il fulmine” con notevole intensità, tanto che per ben sei volte in un’ora il
contadino aveva visto la folgore scaricarsi al suolo nel suo cortile. Quando poi il
temporale finì, Nahum vide come della precedente buca dai margini rigorosamente
circolari ora non restasse che una voragine estremamente irregolare per metà riempita
di terra franata. Invano si scavò in quella fossa, e alla fine gli scienziati non poterono
che prendere atto dell’improvvisa scomparsa del meteorite. Non c’era nulla che
potessero fare ormai, se non tornare ai loro laboratori e ricominciare a tentare
esperimenti su quel frammento già in via di riduzione che ancora rimaneva loro ben
chiuso in un contenitore di piombo. Quel frammento resistette una settimana, ma
neanche per allora non si riuscì a scoprire nulla di veramente importante, Quando
scomparve, lo fece definitivamente senza lasciarsi dietro alcuna traccia, e col tempo
gli scienziati trovarono sempre più faticoso credere di aver veramente visto con occhi
ben desti quel criptico vestigio di incommensurabili abissi stellari, forse un perduto e
strano messaggio proveniente da altri universi dove materia, forza e vita avevano
caratteristiche diverse.
Come prevedibile, i giornali di Arkham dettero ampio spazio all’episodio,
soprattutto perché avvalorato da un collegio di tanta illustre importanza, e si
affrettarono a inviare cronisti perché intervistassero Nahum Gardner e i suoi
familiari. Persino un quotidiano di Boston inviò un suo giornalista. Così ben presto
Nahum divenne una sorta di celebrità locale; di corporatura smilza e di carattere
gioviale, intorno ai cinquanta, viveva con moglie e tre figli in una ridente cascina
della vallata. Lui e Ammi erano buoni amici, come pure le loro rispettive mogli: dopo
tanti anni di vicinato Ammi non aveva che lodi per Nahum. Questi sembrava molto
orgoglioso della notorietà acquisita grazie alla sua particolare posizione e nelle