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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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diminuire la sua temperatura originaria, il reperto aveva così suscitato una profonda<br />

eccitazione in tutti i membri dell’università. E quando poi, scaldato dinnanzi a uno<br />

spettroscopio, aveva rivelato bande luminose che non rientravano nei consueti colori<br />

compresi in un normale spettro, vi fu un concitato parlare di nuovi elementi, di<br />

anormali comportamenti ottici e di altre eccentricità come sempre accade quando<br />

degli scienziati perplessi si trovano a dover fronteggiare l’ignoto.<br />

Incandescente com’era, decisero poi di compiere ulteriori esperimenti ponendolo<br />

in un crogiuolo e sottoponendolo all’azione di tutti i vari reagenti. L’acqua non ebbe<br />

alcun effetto, e lo stesso fu per l’acido cloridrico: l’acido nitrico e persino<br />

l’acquaragia non ottennero che un debole sfrigolio cozzando contro la torrida<br />

invulnerabilità di quella pietra. Ammi dimostrò qualche difficoltà nel ricordare questi<br />

esperimenti, ma riconobbe alcuni dei solventi che vennero usati quando glieli<br />

nominavo secondo l’ordine usuale con cui vengono utilizzati. Provarono con<br />

l’ammoniaca e la soda caustica, con l’alcol e con l’etere, con il nauseabondo di<br />

solfuro di carbonio e con un’altra dozzina di simili sostanze: nonostante però il peso<br />

della pietra andasse progressivamente calando col passare del tempo e anche la sua<br />

temperatura sembrasse insensibilmente calare, tuttavia non si poteva registrare nessun<br />

mutamento nei solventi impiegati che potesse lasciar credere a una possibile azione di<br />

questi ultimi. Era un metallo, comunque, senza possibilità di errore. Innanzitutto<br />

aveva proprietà magnetiche e poi, dopo la sua immersione nei solventi acidi,<br />

sembrava mostrare deboli tracce delle strutture di Widmänstätten tipiche dei meteoriti<br />

ferrosi. Quando il processo di raffreddamento ebbe raggiunto un livello apprezzabile,<br />

gli esperimenti continuarono in contenitori di vetro e fu proprio in una provetta di<br />

questo tipo che gli scienziati depositarono tutte le schegge del frammento originale<br />

utilizzate per le analisi. <strong>Il</strong> mattino seguente sia i frammenti sia la provetta erano<br />

scomparsi senza lasciare traccia alcuna, a eccezione di una bruciatura che anneriva la<br />

mensola di legno su cui erano stati posti.<br />

Questo fu quanto i professori raccontarono ad Ammi fermandosi alla sua porta.<br />

Anche questa volta lui li accompagnò a esaminare quella pietra messaggera di stelle<br />

lontane, ma da solo, perché sua moglie preferì restare a casa. <strong>Il</strong> meteorite si era<br />

ulteriormente rimpicciolito, e questa volta anche gli assennati professori non poterono<br />

mettere in dubbio quanto stava davanti ai loro occhi. Tutt’intorno a quella<br />

decrescente massa brunastra caduta vicino al pozzo si apriva uno spazio vuoto fatta<br />

eccezione per la terra che vi era a tratti franata: e se il giorno prima quella pietra<br />

aveva misurato almeno due metri e mezzo di diametro, ora arrivava a stento ai due<br />

metri. Era ancora rovente, e gli studiosi cominciarono a esaminarne attentamente la<br />

superficie mentre ne staccavano un nuovo e più grande frammento servendosi di<br />

martelletto e scalpello.<br />

In questo modo essi avevano messo allo scoperto quella che sembrava la superficie<br />

di un globulo policromo incapsulato in quel meteorite. <strong>Il</strong> suo colore, che per certi<br />

versi ricordava quello dello strano spettro mostrato dalla pietra, era pressoché<br />

impossibile da descrivere, tanto che il termine stesso di colore veniva usato per<br />

semplice analogia. <strong>Il</strong> globulo mostrava una superficie esterna lucida e levigata, e ai<br />

leggeri tocchi osati dagli scienziati suonava come un involucro fragile e cavo. Uno<br />

dei professori provò poi a colpirlo con un più vigoroso colpo di martelletto, e il

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