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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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vuote: gli ampi camini vanno crollando e le pareti, rivestite di legno s’inclinano<br />

pericolosamente sotto i tetti sfondati.<br />

I vecchi abitanti se ne sono andati, e gli stranieri non amano stabilirsi in questa<br />

zona. Vi hanno provato i canadesi, e poi gli italiani, e anche i polacchi sono arrivati<br />

per poi subito ripartire. E non a causa di quanto possono aver visto, o sentito, o<br />

toccato, ma per qualcosa che si sono immaginati. E l’immaginazione non è un dono<br />

in questo luogo che regala sogni assai poco distensivi la notte. Questo basta,<br />

evidentemente, ad allontanare ogni nuovo venuto, perché il vecchio Ammi Pierce non<br />

ha mai raccontato a nessuno di loro ciò che ricorda dei giorni strani. Ammi, che l’età<br />

ogni tanto rende assai bizzarro, è l’unico che sia rimasto e che ancora parli di quegli<br />

strani giorni, e osa farlo perché la sua casa è vicina ai campi aperti e alle strade di<br />

passaggio intorno ad Arkham.<br />

Un tempo c’era una strada che, solcando colline e attraversando valli, puntava<br />

dritta verso quella che oggi è una landa inaridita; ma poi tutti smisero di percorrerla e<br />

una nuova strada venne tracciata secondo un percorso più ampio e curvato verso sud.<br />

Resti dell’antica strada sono ancora visibili fra le erbacce rigogliose di quella<br />

ritrovata solitudine, e qualche tratto sicuramente resterà allo scoperto anche dopo che<br />

metà della vallata verrà sommersa per formare il nuovo bacino idrico. <strong>Al</strong>lora i cupi<br />

boschi saranno abbattuti e la landa inaridita dormirà per sempre sotto una coltre di<br />

acqua azzurra che rifletterà come uno specchio il cielo, increspandosi sotto i raggi del<br />

sole. E i segreti degli strani giorni passati saranno tutt’uno con i segreti dell’abisso,<br />

con le occulte vene dell’antico oceano e con tutti i misteri della terra primeva.<br />

Mentre stavo per raggiungere quelle colline e quelle valli per eseguire una perizia<br />

sui luoghi in cui sarebbe sorto il nuovo bacino, mi venne sussurrato che il posto era<br />

maledetto. Questo avvenne ad Arkham, ma poiché si tratta di una città molto antica<br />

pervasa da numerose leggende, credetti che quella maledizione fosse frutto della<br />

fantasia di generazioni di nonne che raccontavano storie ai loro nipotini incupendole<br />

attraverso i secoli. La stessa denominazione di “landa inaridita” mi sembrava assai<br />

bizzarra e pomposa, e mi stupì di trovarla nel folclore di quei puritani. Quando però<br />

vidi coi miei occhi quel tenebroso viluppo di gole e burroni che si apriva verso<br />

occidente, smisi di stupirmi di quella diceria, penetrato dal mistero ben più antico di<br />

quel paesaggio. Era mattina quando lo vidi per la prima volta, ma l’ombra lo<br />

abbracciava a ogni ora del giorno. Gli alberi crescevano troppo fitti, e i tronchi erano<br />

troppo grossi se paragonati a quelli di un qualsiasi salubre bosco della Nuova<br />

Inghilterra. C’era troppo silenzio lungo i mal segnati sentieri che sgusciavano fra gli<br />

alberi, e troppo soffice era il terreno ricoperto di umido muschio e da strati di<br />

putrefazione ammassati in un’infinità d’anni.<br />

Nei tratti aperti, per lo più situati lungo la vecchia strada, sorgevano piccole<br />

fattorie costruite a mezza costa: alcune esibivano ancora tutti i loro edifici, altre<br />

soltanto uno o due fabbricati, altre ancora conservavano solo un solitario camino o<br />

una cantina ormai già quasi completamente invasa dal terriccio. Erbacce e roveti<br />

regnavano sovrani, e furtive creature selvatiche frusciavano nel sottobosco. Su tutto<br />

regnava come una foschia di inquietudine e di oppressione: una patina d’irrealtà e di<br />

bizzarria, come se qualche fondamentale legge di prospettiva o di chiaroscuro fosse<br />

stata distorta. Non mi meravigliai più del fatto che gli stranieri non volessero vivere

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