AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

«E poi» riprese subito qualcun altro ancora «c’era anche Petit Gaillard, che si
credeva una presa di tabacco, ed era angustiato dal fatto di non potersi prendere fra il
proprio pollice e l’indice.»
«E quel Jules Desouliére, lui sì che era veramente un uomo di fervido ingegno, e
poi si fissò con l’idea di essere una zucca. E cominciò a perseguitare il cuoco perché
lo utilizzasse in qualche ricetta, una proposta questa che il cuoco si sentì in dovere di
rifiutare sdegnosamente. Da parte mia, però, non sono poi così sicuro che un
pasticcio di zucca à la Desouliéres non sarebbe riuscito un piatto ricercato e
sopraffino!»
«Voi mi sorprendete!» intervenni poi, lanciando un’occhiata interrogativa a
monsieur Maillard.
«Ah! Ah! Ah!» scoppiò a ridere l’affabile direttore. «Eh! Eh! Eh!... Ih! Ih! Ih!...
Oh! Oh! Oh!... Uh! Uh! Uh!... Veramente ottimo! Non dovete stupirvi, mon ami, il
nostro amico qui presente è un originale, un drôle, e non dovete prenderlo alla
lettera.»
«E poi», riprese un altro membro di quella compagnia «ci fu Bouffon le Grand, un
altro personaggio straordinario nel suo genere. La sua mente fu sconvolta da un
amore sfortunato, ed egli era giunto a convincersi di possedere due teste. Asseriva poi
che una delle due era quella di Cicerone, mentre l’altra se l’immaginava composta,
dall’estremità della fronte fino alla bocca, dalle fattezze di Demostene, mentre, dalla
bocca al mento, da quelle di Lord Brougham. Non è impossibile che egli fosse in
errore, ma era un uomo dotato di grande eloquenza: nutriva infatti una calda passione
per l’arte oratoria e non riusciva a trattenersi dal farne sfoggio. Per esempio, egli era
solito balzare sul tavolo a questo modo e... e...»
A questo punto, un suo amico che gli sedeva accanto gli pose una mano sulla
spalla e si chinò a sussurrargli alcune brevi parole all’orecchio che ebbero l’effetto di
ridurlo immediatamente al silenzio, mentre si rimetteva a sedere sulla sua sedia.
«E poi», continuò proprio il tizio che aveva bisbigliato all’orecchio dell’altro «ci fu
Boullard, la trottola. L’ho soprannominato così perché, in effetti, nutriva la spassosa,
ma non del tutto irrazionale, idea di essere stato trasformato in trottola. Vi sareste
fatto delle poderose risate vedendo come ruotava su se stesso. Era capace di far perno
su un tallone, di continuare ininterrottamente anche per un’ora a girarvi intorno, in
questo modo... così...»
E ora l’amico, che egli prima aveva interrotto mormorandogli qualcosa
all’orecchio, gli rese esattamente lo stesso servizio.
«Non c’è alcun dubbio, allora», intervenne un’anziana signora con un tono di voce
assai prossimo alle sue massime possibilità «che il vostro monsieur Boullard fosse un
pazzo e oltre tutto un pazzo assai sciocco, perché, mi sia concesso chiedervelo, si è
mai sentito parlare di una trottola umana? È un’assurdità. Madame Joyeuse era invece
una persona molto più assennata, come voi ben sapete. Anche lei, naturalmente,
aveva la sua mania, ma era un ghiribizzo improntato al buon senso che non poteva
risultare altro che gradito a quanti avevano l’onore di frequentarla. Aveva infatti
compreso, dopo una lunga e ponderata riflessione, di essere stata trasformata in un
giovane gallo per qualche accidente della vita. E in tale ruolo era perfettamente
compita: sbatteva le ali in modo straordinario... così... così... così... e il suo canto di