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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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pianto di gioia. Affondò le dita nella sabbia e cominciò a gettarsela addosso a ricche<br />

manciate, benedicendola a voce alta. Quei granelli gli sembravano diamanti, rubini,<br />

smeraldi: non riusciva a pensare a nulla di prezioso che non assomigliasse a quella<br />

sabbia. Gli alberi sulla riva erano gigantesche piante da giardino: notò l’ordine<br />

accurato della loro disposizione, mentre si riempiva i polmoni con la fragranza dei<br />

loro fiori. Una strana luce rosata colorava gli spazi fra i tronchi e il vento stormiva fra<br />

i rami con un’armonia simile a quello dell’arpa eolia. Non desiderava più continuare<br />

la sua fuga: avrebbe voluto restare in quel luogo incantato fino al sopraggiungere dei<br />

suoi inseguitori.<br />

<strong>Il</strong> sibilo e lo sventagliare dei proiettili fra i rami al di sopra della sua testa lo<br />

strapparono bruscamente al suo sogno. <strong>Il</strong> cannoniere beffato gli indirizzava un’ultima<br />

e casuale scarica d’addio. Si rialzò di scatto, inerpicandosi veloce lungo la pendenza<br />

della riva, e si immerse nella foresta.<br />

Camminò per l’intera giornata, indirizzando i suoi passi dietro il cammino del sole.<br />

La foresta sembrava non aver mai fine: non gli riuscì di scoprire nessuna interruzione<br />

in quell’esercito di alberi, nessun sentiero da boscaioli che lo solcasse. Non si era mai<br />

reso conto di vivere in una regione così selvaggia: c’era qualcosa di inquietante in<br />

questa rivelazione.<br />

<strong>Il</strong> sopraggiungere della notte lo trovò stanco, affamato e coi piedi terribilmente<br />

doloranti. Ma il pensiero della moglie e dei figli lo spronava a proseguire. Infine<br />

riuscì a trovare una strada che si dirigeva verso quella che lui sapeva essere la giusta<br />

direzione. Era una strada larga e diritta, come una via di città, anche se pareva assai<br />

poco conosciuta e percorsa. Non c’erano campi a costeggiarla e non era visibile<br />

nessuna abitazione. Nulla, neppure l’abbaiare di un cane, rendevano probabile la<br />

vicinanza di qualche casa abitata. Le nere figure degli alberi formavano come muri<br />

perpendicolari che correvano su entrambi i lati della strada per congiungersi in un<br />

punto all’orizzonte, quasi l’illustrazione di una lezione di prospettiva. Sopra di lui,<br />

come poteva vedere guardando in alto attraverso quella crepa della foresta,<br />

scintillavano grandi stelle d’oro che non riconosceva, raggruppate in costellazioni<br />

altrettanto sconosciute. Maturò allora la certezza che quelle stelle fossero disposte<br />

secondo qualche ordine dai reconditi e maligni significati. Da entrambi i lati del<br />

bosco provenivano rumori inconsueti e una volta, poi due, poi sempre più spesso egli<br />

riuscì a discernere chiaramente mormorii pronunciati in una lingua sconosciuta.<br />

<strong>Il</strong> collo gli doleva terribilmente e, quando lo sfiorò con la mano, lo sentì<br />

orribilmente gonfio. Sapeva di dover avere un cerchio nero là dove la corda si era<br />

stretta. Si sentiva gli occhi congestionati, così gonfi da non riuscire neppure più a<br />

chiuderli. La lingua era tumefatta per la sete: cercò di trovare un po’ di sollievo a<br />

quella febbre esponendola all’aria, chiusa fra i denti. Che morbido tappeto d’erba<br />

lastricava il fondo di quel viale inesplorato! Non sentiva più il duro fondo della strada<br />

sotto i piedi.<br />

Senza dubbio, a dispetto di ogni sua sofferenza, doveva essersi addormentato<br />

mentre camminava, poiché ora un paesaggio tutto diverso si apriva davanti ai suoi<br />

occhi... o forse si stava semplicemente riprendendo da un delirio. Ora si trova davanti<br />

al cancello di,casa sua. Tutto è esattamente come l’ha lasciato e risplende luminoso<br />

nel chiarore del sole mattutino. Deve aver camminato per l’intera notte. Mentre

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