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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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stava inondando il suo corpo portandolo a un’intollerabile temperatura. E la testa...<br />

non ne aveva coscienza per nulla, se non per una sensazione di pienezza, di<br />

insopportabile congestione. Tutte queste sensazioni escludevano la possibilità di<br />

pensieri razionali. La componente intellettiva della sua natura d’uomo era già svanita:<br />

egli era in grado soltanto di percepire sensazioni e tutto ciò che ne derivava era<br />

soltanto tormento. Era anche conscio di muoversi. Inglobato in una nube luminosa di<br />

cui non era ormai altro che il cuore ardente, privo di ogni sostanza materiale,<br />

oscillava secondo inconcepibili angoli, come un immane pendolo. Poi all’improvviso,<br />

in modo terribilmente inaspettato, la luce che lo circondava si precipitò verso l’alto<br />

con il rumore sonoro di qualcosa che cadesse nell’acqua; un orribile frastuono<br />

riempiva ora le sue orecchie, e tutto intorno si fece gelo e tenebra. Era nuovamente in<br />

grado di pensare: comprese che la corda si era spezzata facendolo così precipitare<br />

nelle acque del fiume. Non avvertiva nessuna ulteriore pressione alla gola: il nodo<br />

scorsoio serrato attorno al suo collo lo soffocava e contemporaneamente impediva<br />

all’acqua di penetrare nei polmoni. Morire impiccato sul fondo di un fiume! L’idea<br />

gli sembrava atrocemente comica. Aprì gli occhi sull’oscurità e scorse sopra di sé il<br />

baluginare del giorno, ma quanto distante, quanto inaccessibile! E nel frattempo<br />

continuava a scivolare sempre più giù, e vedeva la luce farsi più debole, sempre più<br />

debole fino a divenire un fioco barlume. Poi riprese a scorgerla di nuovo più<br />

luminosa, più intensa, e comprese che stava risalendo verso la superficie... se ne rese<br />

conto con una certa riluttanza perché ormai si sentiva a suo agio in quella condizione.<br />

“Essere impiccato e poi annegare” si scoprì a pensare “non è poi così brutto; ma non<br />

voglio che ora mi si spari anche contro. Non voglio essere colpito, non sarebbe<br />

giusto.”<br />

Senza rendersi conto di compiere alcuna azione, ma avvertendo un acuto dolore ai<br />

polsi, capì che stava cercando di liberarsi le mani. Si concentrò su quello sforzo, ma<br />

con l’attenzione che un ozioso spettatore avrebbe riservato alla destrezza di un<br />

giocoliere, senza preoccuparsi di quale sarebbe stato il risultato dei suoi sforzi fisici.<br />

E quanto erano possenti quegli sforzi! Quale prova di sovrumana forza! Veramente<br />

un ammirevole tentativo! Bravo! E la corda si ruppe. Le braccia si separarono e<br />

presero a fluttuare verso l’alto: nella luce che si faceva sempre più consistente egli<br />

poteva ora distinguere, sia pure a fatica, le mani che si muovevano da una parte e<br />

dall’altra del corpo. <strong>Con</strong> rinnovato interesse prese ora ad osservarle mentre, prima<br />

l’una e poi l’altra, artigliavano il nodo stretto alla gola. Esse lo strapparono via e lo<br />

scagliarono con furia di lato: il contorcersi della corda nell’acqua era simile a quello<br />

di un serpente di fiume. “Rimettetelo! Rimettetelo!” Avrebbe voluto gridare quelle<br />

parole alle sue mani, perché la liberazione dal cappio gli aveva portato un dolore<br />

terribilmente acuto come finora non aveva provato. <strong>Il</strong> collo gli doleva orribilmente, il<br />

cervello pareva in fiamme e il cuore, che fino a quel momento aveva pulsato solo<br />

debolmente, ebbe un improvviso balzo, quasi volesse saltargli in gola. Tutto il suo<br />

corpo era torturato e straziato da un insostenibile tormento! Ma quelle sue mani<br />

disobbedienti non obbedirono all’ordine. Esse invece battevano vigorosamente<br />

l’acqua con colpi rapidi impressi dall’alto verso il basso, sospingendo così il suo<br />

corpo verso la superficie. Senti la testa emergere: gli occhi furono accecati dalla luce<br />

del sole, il petto si dilatò in preda a sussulti, e poi, con un ultimo e supremo spasimo,

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