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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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Incidente a Owl Creek<br />

di Ambrose Bierce<br />

Titolo italiano: Ciò che avvenne sul ponte di Owl Creek (o <strong>Il</strong> ponte sul fiume Gufo)<br />

Titolo originale: An Occurrence at Owl Creek Bridge (1891)<br />

da cui il film: LA RIVIÈRE DU HIBOU (Francia, 1961), Robert Enrico<br />

Regia: Robert Enrico<br />

Interpreti: Roger Jacquet, Anne Cornaly, Anker Larsen<br />

Come ho già accennato nell’introduzione al racconto precedente, il film francese<br />

La rivière du Hibou è, a mio parere, uno dei migliori di tutto il genere orrorifico. È un<br />

film che fa infatti un uso magnifico della sensazione, introdotta fin dall’inizio, che<br />

“qualcosa non vada per il verso giusto”, e che sa avanzare tra la lenta presa di<br />

coscienza di un pericolo imminente fino a un climax davvero impressionante.<br />

Basato su un racconto – che non è da meno quanto a carica orrorifica – di quel<br />

misterioso scrittore americano che fu Ambrose Bierce (scomparso inesplicabilmente<br />

in Messico nel 1914), il film ha suscitato l’entusiasmo di chiunque l’abbia visto.<br />

Prodotto con mezzi veramente esigui dal regista francese Robert Enrico, narra<br />

l’apparente fuga di un civile sul punto di essere impiccato nel corso della guerra di<br />

secessione americana. <strong>Il</strong> pubblico segue passo per passo la sua fuga verso la casa e la<br />

moglie, e qui una strana inerzia sembra impossessarsi dapprima del personaggio e poi<br />

delle stesse immagini del film. Quasi come se fossero appesantiti da qualche forza<br />

ultraterrena, l’uomo e il film procedono incespicando verso una donna che attende in<br />

lontananza... una donna che non sembra mai farsi più vicina. <strong>Al</strong>lora, in un vivido e<br />

spaventoso istante, comprendiamo l’atroce verità di quanto è successo... proprio come<br />

capiterà a voi leggendo questo splendido racconto.<br />

Un uomo stava immobile su un ponte ferroviario del nord <strong>Al</strong>abama e guardava in<br />

giù, verso l’acqua che scorreva rapida a una sessantina di metri sotto di lui. Le sue<br />

mani erano chiuse dietro la schiena, i polsi stretti da una fune. Un’altra corda si<br />

stringeva saldamente attorno al suo collo. Questa era poi ancorata a un robusto trave<br />

al di sopra della testa dell’uomo e penzolava allentata fino alle sue ginocchia. <strong>Al</strong>cune<br />

assi sconnesse sistemate sulle, traversine che sostenevano le rotaie della ferrovia<br />

servivano da punto d’appoggio per lui e per i suoi carnefici, due soldati semplici<br />

dell’esercito federale agli ordini di un sergente che da civile avrebbe anche potuto<br />

essere un vice-sceriffo. Poco discosto, su quella stessa piattaforma provvisoria, stava<br />

anche un ufficiale in uniforme, armato. Era un capitano. A entrambe le estremità del<br />

ponte era posta una sentinella con il fucile tenuto in quella posizione che si conosce<br />

come “bracci’arm”, e cioè tenendolo verticale davanti alla spalla sinistra con il cane

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