AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

nominato campanaro del campanile più alto della città, e lo si vedeva in giro quasi
sempre col naso pesto, in quanto la scala di legno che conduceva al campanile era
stata costruita con estrema negligenza.
«Hai sentito cos’è successo a Homa?» gli disse Tibery Gorobets, che ormai era un
filosofo e sfoggiava il suo primo paio di baffi.
«Tale è stata la sorte riservatagli da Dio» commentò Halyava il campanaro.
«Andiamo alla locanda, e beviamo alla sua memoria!»
Il novello filosofo, che stava cominciando a godersi i propri privilegi con l’ardore
di un fanatico, così che i suoi calzoni e la sua toga e perfino il berretto puzzavano di
alcolici e di tabacco scadente, dimostrò all’istante di essere dispostissimo ad accettare
quella proposta.
«Era un bravo ragazzo, Homa!» disse il campanaro, mentre l’oste zoppo gli
metteva davanti il terzo boccale. «Era un brav’uomo! E si è cacciato nei guai per
nulla.»
«Io so perché si è cacciato nei guai: perché ha avuto paura. Se non avesse avuto
paura, la strega non avrebbe potuto torcergli un capello. Basta farsi il segno della
croce e sputare sulla coda della strega, e non ti accade nulla. Io lo so perfettamente.
Perbacco, tutte le vecchie che siedono al mercato, qui a Kiev, sono streghe.»
A quella frase, il campanaro piegò il capo per indicare di essere d’accordo. Però,
notando che la propria lingua era incapace di articolare una sola parola, Halyava si
alzò guardingo dal tavolo e, barcollando, andò a rintanarsi in un cantuccio remoto in
mezzo all’erba. Per forza d’abitudine, comunque, non dimenticò di arraffare la suola
di un vecchio stivale, abbandonata sulla panca.