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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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«Pierre», chiamò il mio ospite «cambiate il piatto del signore e servitegli del<br />

coniglio au-chat.»<br />

«Del cosa?»<br />

«Del coniglio au-chat.»<br />

«Grazie, ma... ripensandoci, preferisco di no. Prenderò invece un po’ di<br />

prosciutto.»<br />

Non si può mai sapere che cosa tocca mangiare alla tavola di questa gente di<br />

provincia, pensai fra me. Non ho nessuna voglia di assaggiare quel loro coniglio auchat,<br />

come del resto, per gli stessi motivi, non mi azzarderei mai a toccare neppure il<br />

loro cat-au-rabbit.<br />

«E poi», cominciò un tizio dall’aspetto cadaverico seduto verso un’estremità del<br />

tavolo, riprendendo il filo della conversazione là dove era stato interrotto, «e poi, fra<br />

le tante stranezze, ci fu un tempo anche quella di un paziente che si era fermamente<br />

intestardito di essere un formaggio di Cordova, e perciò se ne andava in giro con un<br />

coltello in mano invitando i suoi amici a prenderne un piccolo assaggio proprio nel<br />

mezzo della sua coscia.»<br />

«Non c’è dubbio che fosse un grande sciocco», s’intromise un altro convitato «ma<br />

non c’è confronto con quel certo individuo che tutti ben conosciamo, ad eccezione<br />

del signore straniero che oggi è con noi. Intendo riferirmi a quell’uomo che si credeva<br />

una bottiglia di champagne e che continuamente esplodeva con un pop e un fizz, in<br />

tutte le sfumature di tono possibili.»<br />

E a questo punto il tizio che stava parlando, comportandosi a mio parere in modo<br />

alquanto villano, si infilò in bocca il pollice destro mettendolo a contatto con la<br />

guancia sinistra e ritirandolo poi bruscamente per ottenere un rumore che<br />

assomigliava al botto di un tappo, al che venne poi fatto seguire un sibilo acuto e uno<br />

sfrigolio che durarono alcuni minuti e che furono ottenuti con un abile movimento<br />

della lingua passata contro i denti, imitando così il frizzare dello champagne. Un<br />

siffatto comportamento, come ebbi agio di notare, non riuscì affatto gradito a<br />

monsieur Maillard, che però da persona educata qual era preferì non dire nulla, e così<br />

la conversazione venne ripresa da un tipo magrissimo che portava un’enorme<br />

parrucca.<br />

«E poi ci fu anche quell’ignorante» cominciò «convinto di essere una rana; e a<br />

questo animale, bisogna riconoscerlo, assomigliava invero non poco. Vorrei proprio<br />

che voi aveste potuto vederlo, signore», e con queste parole si rivolse direttamente a<br />

me «vi avrebbe fatto bene al cuore vedere la spontaneità e la naturalezza dei suoi<br />

gesti. Vedete signore, se quell’uomo non era una rana, guardandolo non potevo che<br />

rammaricarmi del fatto che non lo fosse. <strong>Il</strong> suo gracidare, poi... o-o-o-o-gh... o-o-o-ogh!<br />

era la nota più perfetta che esistesse al mondo... uno splendido si bemolle; e<br />

quando puntava i gomiti sul tavolo, in questo modo, dopo aver bevuto un bicchiere o<br />

due di vino, e poi gonfiava la bocca così, e arrovesciava all’insù le palpebre in questa<br />

maniera, e ancora prendeva a sbatterle con rapidità incredibile, proprio così, ebbene<br />

allora, signore, posso assicurarvi che se lo aveste veduto in quei momenti non avreste<br />

potuto esimervi dall’ammirare la genialità di quell’uomo.»<br />

«Non ne dubito affatto» gli risposi.

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