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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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Anche gli ultimi effetti della bevuta erano ormai scomparsi, e la mente di Homa<br />

adesso era perfettamente lucida. <strong>Il</strong> filosofo si faceva il segno della croce in<br />

continuazione, e non cessava un istante di recitare preghiere a caso. E intanto sentiva<br />

sempre l’orda immonda che gli volava attorno, sfiorandolo con code ripugnanti e<br />

punte d’ali. Homa Brut non aveva il coraggio di guardare quegli esseri; vedeva solo<br />

un mostro enorme, che occupava un’intera parete, oscurato dal suo stesso pelame<br />

aggrovigliato e fitto quanto una foresta; attraverso l’intrico irsuto, due occhi<br />

sfavillavano orrendi con le sopracciglia leggermente inarcate. Sopra il mostro,<br />

qualcosa galleggiava nell’aria, simile a un’immensa bolla munita di mille artigli e di<br />

pungiglioni da scorpione, che s’irradiavano dal centro, e da cui penzolavano zolle di<br />

terra nera. Tutti quegli esseri lo stavano guardando, lo cercavano, ma non potevano<br />

vederlo, circondato com’era dal suo cerchio misterioso.<br />

«Andate a prendere Vij! Portate qui Vij, il capo degli gnomi!» strillò allora il<br />

cadavere della strega.<br />

E all’improvviso il silenzio e la quiete calarono sulla chiesa. In lontananza si udì<br />

l’ululato dei lupi, e poco dopo nell’edificio sacro risuonò un calpestio di passi<br />

pesanti. <strong>Con</strong> un’occhiata furtiva, Homa Brut vide che stavano conducendo una figura<br />

tozza, atticciata, dalle gambe storte, interamente coperta di terriccio nero da cui gli<br />

arti sbucavano simili a forti radici nodose. La creatura avanzò muovendo stancamente<br />

i piedi, incespicando a ogni passo. Le sue lunghissime palpebre penzolavano fin quasi<br />

a toccare il pavimento. Inorridendo, Homa vide che il suo volto era di ferro. Sorretta<br />

sotto le braccia dagli altri esseri, la creatura venne guidata davanti al punto in cui si<br />

trovava il filosofo.<br />

«Sollevatemi le palpebre. Così non vedo!» disse Vij con una voce che pareva<br />

provenisse da sottoterra... e tutti i suoi compagni si precipitarono ad alzargli le<br />

palpebre.<br />

Non guardare! mormorò una voce interiore al filosofo. Ma Homa non riuscì a<br />

trattenersi, e guardò.<br />

«Eccolo là!» gridò Vij, puntandogli contro un dito di ferro. E tutti i mostri<br />

balzarono contemporaneamente addosso al filosofo. Homa si accasciò sul pavimento<br />

e spirò, mentre la sua anima fuggiva dal corpo in preda al terrore.<br />

Fuori echeggiò il canto del gallo. Era già la seconda volta che il gallo annunciava<br />

l’alba; quegli esseri infernali non avevano sentito il suo primo chicchirichì. Presi dal<br />

panico, si lanciarono a precipizio verso le porte e le finestre, per fuggire il più in<br />

fretta possibile; ma era troppo tardi, e non ci riuscirono, rimanendo così bloccati in<br />

quelle stesse porte e finestre.<br />

Quando il prete entrò, si fermò allibito alla vista di siffatto scempio della sacra<br />

dimora di Dio, e non osò officiare il requiem in un luogo simile. Così la chiesa venne<br />

abbandonata per sempre, coi mostri imprigionati tra le sue mura; fu invasa da alberi<br />

della foresta, radici, erbacce e rovi, e ora nessuno è più in grado di arrivarvi.<br />

Quando la notizia di tale episodio raggiunse Kiev, e il teologo Halyava ebbe<br />

appreso quale sorte fosse toccata al filosofo Homa, passò un’ora intera immerso in<br />

profondi pensieri. Nel frattempo, la condizione di Halyava aveva subito grandi<br />

cambiamenti. La fortuna gli aveva sorriso; al termine del suo corso di studi era stato

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