AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)
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«Ma cosa mi dite mai?»<br />
«Ecco, eccellenza, si tratta di vostra figlia... Esaminando il problema<br />
ragionevolmente, vostra figlia è, non ci sono dubbi, di nobili natali, nessuno vuole<br />
negarlo... solo che, con rispetto parlando, e che Iddio conceda riposo alla sua<br />
anima...»<br />
«Insomma, che avete da dirmi su mia figlia?»<br />
«Vostra figlia era in combutta con Satana. Fa incantesimi così orribili che è del<br />
tutto inutile e impossibile leggere le sacre scritture.»<br />
«<strong>Con</strong>tinuate a leggere! <strong>Con</strong>tinuate! Lei ha agito giustamente, mandandovi a<br />
chiamare; povera cara, si preoccupava molto della sua anima, e voleva scacciare tutti<br />
i pensieri maligni con le preghiere.»<br />
«Mettiamola pure nei termini che preferite, eccellenza... però, vi giuro che io non<br />
posso andare avanti in questo modo!»<br />
«<strong>Con</strong>tinuate a leggere!» insisté il sotnik, col medesimo tono persuasivo. «Vi<br />
rimane una sola notte. Farete un’opera di carità cristiana, e io vi ricompenserò.»<br />
«Ma non c’è ricompensa che possa... Oh, siete libero di pensarla come volete,<br />
eccellenza. Io comunque non leggerò!» disse Homa risoluto.<br />
«Ascoltate, filosofo!» disse allora il sotnik, mentre la sua voce assumeva un tono<br />
deciso e minaccioso. «Non mi piacciono questi scherzi. Nel vostro seminario potete<br />
comportarvi come più vi aggrada, però con me la faccenda cambia. Le mie frustate<br />
sono diverse da quelle che somministra il vostro rettore. Sapete cos’è un bello staffile<br />
di cuoio?»<br />
«Credo proprio di si!» rispose il filosofo, abbassando la voce. «Tutti sanno cos’è<br />
uno staffile di cuoio. Una buona dose di sferzate con quell’aggeggio sono una<br />
sofferenza difficilmente sopportabile.»<br />
«Sì, però voi non sapete ancora in che modo lo usano i miei ragazzi!» precisò il<br />
sotnik minaccioso alzandosi in piedi, e sul volto apparve un’espressione imperiosa e<br />
feroce che ne tradiva la sfrenata violenza di carattere, mitigata solo<br />
momentaneamente dall’afflizione.<br />
«Qui da noi, prima si staffila uno a dovere, poi lo si spruzza di vodka, e poi si<br />
ricomincia da capo. <strong>Con</strong>tinuate, continuate, portate a termine il vostro incarico! In<br />
caso contrario... potete già considerarvi morto. Però se obbedirete, vi toccheranno<br />
mille monete d’oro!»<br />
“Oh, oh, è un osso duro il nostro sotnik!” pensò il filosofo, uscendo. “Non è un<br />
tipo da prendere alla leggera. Ma aspetta un istante e vedrai, amico... Taglierò subito<br />
la corda, così tu e i tuoi segugi non mi acchiapperete mai più.”<br />
Homa aveva deciso di fuggire. Attese però la fine del pranzo, un periodo in cui<br />
tutti i servi avevano l’abitudine di coricarsi nei fienili, iniziando un concerto di ronfii<br />
e di ansiti sibilanti tali che il cortile pareva un’officina in piena attività.<br />
Finalmente giunse il momento che lui aspettava. Perfino Yavtuh aveva chiuso gli<br />
occhi, stendendosi al sole. Tremando di paura, il filosofo entrò con passo furtivo nel<br />
giardino, da cui immaginava di poter fuggire più facilmente in aperta campagna senza<br />
essere notato. Come tutti i giardini della zona, anche quello era terribilmente<br />
trascurato e abbandonato, e costituiva così l’ambiente ideale per qualsiasi impresa<br />
segreta. Tranne un sentierino, percorso solitamente dai servi nel disbrigo delle loro